I GIORNI SENZA FRETTA POSSONO FARE LA DIFFERENZA
Sono la coordinatrice della scuola infanzia di Uboldo. Abbiamo dato a domicilio ai nostri bambini un kit di «sopravvivenza»: un sacchetto con i protagonisti dei nostri video che posteremo ogni giorno sulla nostra pagina Facebook.
Anche i bambini piccoli hanno bisogno di stimoli; anche le famiglie hanno bisogno di avere momenti di condivisione pensati e adeguati all’età dei figli. Vogliamo anche mantenere viva la relazione scuola-famiglia in questo periodo di emergenza. Ci è sembrata un’idea da diffondere.
Messaggi contrastanti
Per un mese tutti gli specialisti hanno detto che le mascherine servivano solo a medici e agli infetti. Intanto però, in televisione e su internet, si vedevano immagini in arrivo dalla Cina con persone che la indossavano ovunque, dalla mensa alla strada, dai mezzi pubblici ai negozi (tra l’altro, chiusi a lungo). Anche la comunità cinese di Milano ne ha
Caro Schiavi, ho bisogno di leggerezza in questi giorni duri e così mi sono ricordata degli anni ’50-‘60 in cui non tutti potevano permettersi una vacanza. Il fatto non veniva vissuto come una mortificazione e sento ancora l’allegra voce del signor Seregni, quando i suoi vicini caricavano la macchina con destinazione lago o mare. Lui rispondeva con allegria: «Anch’io tra poco parto... vado a Caresto». Lo guardavano con aria stupita ma convinti che se ne andasse in vacanza chissà dove; invece restava a casa. Anche noi ora abbiamo scoperto un nuovo luogo di villeggiatura : Caresto. Se ci pensiamo un attimo non c’è luogo più bello al mondo: restare tra le mura di casa che ti abbracciano, ti consolano, ti proteggono, ti fanno riscoprire il calore del «focolare» e magari anche un po’ di noia. Mai come ora ci sentiamo fortunati di avere una casa.
Certo stiamo tutti un po’ più stretti, ma possiamo approfittare di questa pausa dalla frenesia di pochi giorni fa per dare una svolta e ripianificare le nostre abitudini. Intanto riprendiamo a fare colazione tutti insieme e, se il buon giorno si vede dal mattino, non è poi tanto male. Poi ci sono le attività che vanno dalla cura della persona a quelle della casa, mettere a posto cassetti e vecchie carte, organizzare il pranzo o uno fatto subito uso: mascherine in via Paolo Sarpi ne ha fotografate anche il Corriere. Adesso gli esperti hanno cambiato idea, si dice che le mascherine sono utili, che devono essere usate. I prezzi erano lievitati già prima, figuriamoci ora. Nel frattempo, la solita certezza all’italiana: sono sparite.
Rischi per i nonni spuntino. Poi un buon libro, suonare uno strumento, il rosario per chi crede, i giochi da tavolo che avevamo abbandonato… Ai giovani sembrerà di essere reclusi perché mancherà loro il contatto diretto con gli amici ma la tecnologia ci viene incontro: si può socializzare da lontano. Pensiamo piuttosto a coloro che hanno bisogno di essere accuditi: i nostri anziani, i malati, i clochard e tutti gli indigenti che aspettano una carezza, una visita, un pasto caldo. Non lamentiamoci di queste restrizioni e soprattutto pensiamo che lo facciamo per noi e per la comunità: destinazione Caresto, meglio di tante altre…
Cara Rosella, nei prossimi giorni Caresto sarà (volente o nolente) la nostra Saint Tropez. Cerchiamo di vivere e di far vivere questa parentesi ai domiciliari senza ansie, dando utilità al tempo e alle relazioni in famiglia. Non è poi così male.
L’arcivescovo Delpini ha incoraggiato la riscoperta di questo tempo senza fretta per pensare, come forse faceva il signor Seregni. Restando in casa aiuteremo i medici in trincea a salvare anche qualche vita. E questo non ha prezzo.
Uso delle mascherine
Da quando le scuole hanno chiuso, decine di migliaia di genitori-lavoratori hanno affidato i figli ai nonni. Era la scelta più ovvia, per molti l’unica possibile.
Eppure quella scelta obbligata è anche potenzialmente mortifera e non ci abbiamo pensato subito. Purtroppo ce ne rendiamo conto solo oggi.
Erano loro, i nonni, i primi da tenere al riparo dai bambini che, sta emergendo, sono potenziali agenti di contaminazione senza sintomi.
Avrebbe dovuto essere lanciato da subito un messaggio chiaro: evitate in modo assoluto ogni contatto con gli anziani di famiglia. Invece, la chiusura delle scuole ha prodotto l’esatto contrario: decine di migliaia di ultra-settantenni a stretto contatto con i loro nipoti. Gli abbiamo portato in casa un rischio elevato, senza saperlo.
Siamo davvero sicuri che la chiusura delle scuole gestita in quel modo sia stata la scelta più giusta ?
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