La frode, i bolidi e la casa vista Duomo
Caso Consultmarketing, indagate tredici persone. Raggirati l’erario e i lavoratori
Per anni la strategia della Consultmarketing Spa, azienda di ricerche di mercato per grandi marchi, sarebbe stata quella di non pagare le tasse e di sfruttare i lavoratori, per abbattere i costi e vincere la concorrenza. In tredici, tra amministratori e consulenti, sono indagati dalla pm milanese Donata Costa per associazione a delinquere, frode fiscale, reati tributari e turbativa d’asta. Nove persone arrestate e quattro sottoposte a misure interdittive. Ammontavano a 21,4 milioni di euro le compensazioni illegittime tra crediti di imposta inesistenti e debiti (invece esistenti) con l’Erario: una sorta di forma di autofinanziamento di cui la Spa ha abusato per anni.
Abbattere i costi e vincere la concorrenza è facile quando non si pagano le tasse e si sfruttano i lavoratori. Per anni è stata questa la strategia della Cosultmarketing Spa, secondo un’indagine del pm milanese Donata Costa per associazione a delinquere, frode fiscale, reati tributari e turbativa d’asta su 13 persone, tra amministratori e consulenti, nove arrestate e quattro sottoposte a misure interdittive. Sequestrate a un indagato due Ferrari e una Porsche, ad un altro un prestigioso appartamento vista Duomo in centro.
Nel 2016 la Consultmarketig Spa, azienda di ricerche di mercato per grandi marchi, licenziò parte dei 1.100 dipendenti, facendo a molti un contratto di collaborazione (nel 2018 il Tribunale del lavoro di Milano ordinò il reintegro di 350 lavoratori). Non era il solo modo per ridurre le spese. Secondo il pm Costa e la Gdf, un’altra generosa sforbiciata ai costi avveniva facendo figurare nei bilanci crediti di imposta inesistenti che compensavano i debiti (esistenti) con l’erario. Un meccanismo che ricorda quello delle cooperative di lavoro, per esempio di autisti che trasportano le merci dei supermercati, i quali, così, evitano di assumere. Cooperative che spesso falliscono senza pagare contributi e tasse.
Il 25 giugno del 2018, il collegio sindacale della Consultmarketing denunciò pesanti irregolarità. Quattro giorni prima era stato arrestato a Napoli un consulente della società, Renato De Luca, commercialista accusato di progettare le false compensazioni fiscali. Cinque mesi dopo, il Pm Costa chiese il fallimento della società. Dalle indagini, annota il gip Roberto Crepaldi, è emerso che la Consultmarketing aveva beneficiato di compensazioni illegittime per 21,4 milioni di euro che, in sostanza, erano come «una forma di auto finanziamento», tanto che non aveva debiti con le banche.
La Guardia di finanza ha anche accertato un continuo depauperamento del patrimonio. Guerino Moffa, 56 anni (in carcere), amministratore di fatto e socio totalitario di Consultmarketing, è accusato di aver usato il denaro della società per le spese personali sue, della ex moglie e di un suo legale e di aver bonificato 800 mila euro a una società peruviana poi finiti su un suo conto personale.
Per il gip Crepaldi, Moffa aveva la «prassi consolidata» di «operare in spregio totale delle regole di corretta gestione e delle dinamiche di mercato» lavorando «sotto costo» grazie alle violazioni fiscali e, quando il debito con l’erario diveniva insostenibile, faceva «fallire la società», intestata a un prestanome, e ne trasferiva l’attività ad un’altra. Altri 3,5 milioni sono partiti alla volta della Bulgaria per finire in società, dice l’accusa, riferibili a Pompeo Vincenzo Bava, 53 anni, presidente della Consultmarketing legato al commercialista napoletano con il quale è coinvolto nel fallimento di un’ altra società, proprietaria dell’ appartamento sequestrato.