I contagi crescono ma meno velocemente
A Milano oltre 530 persone positive, altri 146 morti in Lombardia Lite Regione-Protezione civile: «Inutili», «cerchiamo ovunque»
Per misurare gli effetti delle nuove norme introdotte dal governo, ci vorranno ancora una decina di giorni. I numeri dei contagi crescono ancora, seppure a un ritmo meno impetuoso: 9.880 (+ 1.155). A far paura è il dato sulle vittime: 890, cioè 146 in più rispetto a giovedì. Per questo le priorità restano i posti letto nelle rianimazioni. Ma anche la situazione dei sanitari contagiati: sono 691. E scoppia il caso delle mascherine per i medici, arrivate dalla Protezione civile: «Sembrano panni per la polvere».
Numeri per tirare il fiato ancora non ce ne sono. Perché tutti gli indicatori salgono, a cominciare da quello dei contagi arrivati ormai a 9.880 (+ 1.155). Ma la «curva» generale rallenta un po’, non si affievolisce però punta meno in verticale. Almeno su alcuni fattori come ricoverati e nuovi contagi nelle province più esposte della Lombardia (Bergamo, Brescia, Cremona e soprattutto Lodi). Il dato peggiore di venerdì 13 marzo, a 20 giorni dall’inizio dell’emergenza, è però quello dei morti che ormai sono vicini a quota mille solo nella nostra regione: 890 con un + 146 rispetto a 24 ore prima. Il picco più alto mai raggiunto.
Non ci sono previsioni su quando si raggiungerà il picco, né gli epidemiologi si sbilanciano davanti a pochi indicatori positivi. Ci sono però dei dati che emergono dopo tre settimane di emergenza Covid-19. Il primo è che secondo i medici quasi tre quarti dei contagiati sono uomini. Un fattore che gli epidemiologi stanno approfondendo per capire come si muove il virus. L’altro è il fatto che a Lodi i contagi siano ormai da diversi giorni in fase di forte rallentamento. Il bilancio alle 14 di ieri (quindi calcolato sulle 24 ore rispetto al giorno precedente) dice che in tutta la provincia di Lodi sono stati solo 10 in più. Anche se un successivo conteggio alle 16.30 parla di altri 38 casi. Ma non c’è più quella crescita esponenziale registrata nei primi giorni. Lo stesso vale per i comuni di Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione dove la crescita zero non è ancora stata raggiunta ma è molto vicina.
Il terzo fattore riguarda i possibili effetti delle ultime e più stringenti misure. Secondo gli esperti si potranno valutare solo tra una decina di giorni. Ma ci saranno. Perché il calo di presenze e contatti sociali, benché ancora migliorabile, c’è stato. L’obiettivo è ridurre la pressione sulla sanità, specie sulle rianimazioni. Ieri i malati finiti in terapia intensiva sono stati 45, per un totale di 650. Un dato purtroppo sempre costante. Meglio l’indice dei ricoverati «meno gravi» anche se resta un numero enorme: 4.435, ma solo + 188 rispetto ai 400500 dei giorni scorsi. Lo stop all’ospedale d’emergenza da 500 posti che si doveva realizzare in Fiera rischia però di peggiorare la situazione.
Intanto suscita polemiche la nuova fornitura di mascherine inviate alla Lombardia dalla Protezione civile. In queste ore l’assessorato alla Sanità guidato da Giulio Gallera è sommerso di telefonate dai vertici degli ospedali: «Medici e infermieri come possono essere protetti dal coronavirus con queste strisce che assomigliano ai panni per fare la polvere?». L’unico commento di Gallera: «Basta vederle in foto per farsi un’idea». «Stiamo facendo uno sforzo per reperirle in tutto il mondo», la replica della Protezione civile: «Ne abbiamo già inviate 200 mila a norma, appena ne arriveranno altre provvederemo a rifornire di nuovo la Regione».
A Milano città i positivi sono 83 in più (534), in tutta la provincia il dato continua a salire in modo costante: 1.307 (+ 161). I numeri rallentano un po’ a Bergamo (+ 232) e Brescia (+ 186), nuovi epicentri dell’emergenza. A peggiorare le cose c’è anche il dato degli operatori sanitari risultati positivi, raccolto dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed: 691, il 12% dei malati lombardi di Covid-19. Alcuni sono in servizio all’ospedale militare di Baggio. Il padiglione d’emergenza doveva accogliere 50 malati per dare respiro agli ospedali, ma un medico e un infermiere sono stati contagiati. Per questo il flusso degli arrivi si è in parte bloccato, anche se la struttura ha continuato a lavorare, come ha precisato l’Esercito. Al momento ci sono 8 pazienti «civili» e 8 militari ai quali sono sempre state garantite le terapie. Ne prossimi giorni ne arriveranno molti altri.