Musica corale dai balconi E adesso accendiamo le luci
Un vasto flash mob musicale si è diffuso per la città: chi poteva, cantava e suonava da finestre e balconi Mentre la Rete si colora di spiritosi loghi di quartiere
La gente applaude, i cani abbaiano. A certi rumori non erano più abituati. Alle 18 di ieri è decollata una jam session nazionale: bastava affacciarsi alla finestra o uscire un attimo sul balcone. Una serenata disordinata, ma che per tanti motivi mette i brividi. Chiunque con uno strumento musicale in casa ha dato il suo contributo a un grande concerto gratuito in cui le melodie contavano meno della presenza. Un flash mob, montato su WhatsApp meglio di certe fake news che intasano le chat, in cui i più coordinati si sono messi d’accordo sul brano da eseguire. In tanti cantano l’inno nazionale, con un senso di unità musicale. «Chi non sa suonare metta un disco al massimo volume e spalanchi la finestra», avevano chiesto gli organizzatori, la street band Fanfaroma. Detto, suonato. Oltre 10 mila adesioni alla pagina Facebook del progetto, impossibile poi contare quelli che si sono affacciati, tra cui Riky Gianco dalla sua casa in via San Marco. Il pubblico delle grandi occasioni: perché quando ti ricapita di avere tutti a casa che attendono solo di potersi affacciare un attimo, senza la fretta milanese di correre a fare un’altra cosa.
Il Paese, triste e quarantenato, inizia a farsi sentire. Grazie anche all’onda dei giovani creativi che iniziano a colorare la Rete con campagne virali. C’è Pietro Baroni, che di mestiere fa il fotografo, e per una volta ha creato una pagina Instagram di scatti non suoi. Sono gli screen-shot con i volti delle persone durante le infinite e innumerevoli videochiamate di queste giornate. Al progetto, che si chiama «Covid-calls», partecipa la gente che invia le proprie immagini delle chiamate con parenti, amici, ma soprattutto colleghi, ampliando ogni giorno la gallery. Chi in doppio petto in cuffia, chi travolto da bambini, chi a tavola davanti a un piatto di Amatriciana, ma anche chi con la mascherina è appena uscita dalla corsia di un ospedale.
Con la sua campagna #iorestoacasa, Luca De Matteis invece ha giocato con celebri brand globali adattandoli alla brutta stagione del Coronavirus. Così sono nati «Andrà tutto bennet», «Non si vans in giro», «Versace un po’ di sapone» o «Lavazza quelle mani». Altro giro altro hashtag: Marika Mangafà e Francesca Mudanò hanno puntato sull’orgoglio di zona al grido #iorestoqui. Anche qui ci sono i simboli dei grandi loghi trasformati in icone pop con i nomi di quartiere. Da Farini su quello di Ferrari a Barona su quello della birra Corona, passando per Baggio sul simbolo della Vespa Piaggio o JamBellino come fosse un whiskey. Sulla pagina Facebook i loghi si moltiplicano (hanno promesso di coprire tutta la mappa di Milano). C’è chi da Baranzate chiede uno sforamento in provincia e chi invoca già le magliette. Anche perché il Coronavirus prima o poi passerà e l’estate non è così lontana.