Frenano le fabbriche, si fermano i maxi cantieri edili
Stabilimenti spenti o solo parzialmente attivi. Assimpredil: costretti a bloccare i lavori. Stop da Cordusio a Gioia
Igrandi investitori internazionali, soprattutto immobiliari, sono alla finestra: vogliono capire bene l’evolversi della situazione e decidere se restare a Milano, la città più europea e attrattiva d’Italia. Ma nel frattempo, dopo le misure del governo per far fronte all’emergenza coronavirus, molti cantieri e imprese stanno chiudendo o sono in procinto di farlo. «Con grande senso di responsabilità ci troviamo costretti a chiedere un provvedimento che consenta di poter sospendere i cantieri, fatte salve le situazioni di urgenza ed emergenza, perché è impossibile assicurare le indispensabili misure di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori contenute nel decreto dell’11 marzo», ha dichiarato Marco Dettori, presidente di Assimpredil Ance Milano, Lodi, Monza e Brianza, alla quale fanno capo oltre 7 mila imprese iscritte alla cassa edile. Ciò significa 45 mila lavoratori in una realtà nella quale stanno intervenendo sempre di più anche aziende provenienti dal resto d’Italia proprio in relazione alla grande mole di opere in corso a Milano.
La Colombo, una delle imprese di costruzioni più presente nei cantieri della nostra città, ha già comunicato la sospensione dell’attività: «Nell’attuale situazione di diffusione pandemica, Colombo Costruzioni, impresa con quindici grandi cantieri in Italia che impegnano oltre duemila lavoratori ha deciso, in accordo con la committenza, la chiusura di tutti i cantieri e uffici per 15 giorni o quanto emergerà come necessario». Ciò significa che si fermeranno quattro fra le aree più importanti a Gioia-Porta Nuova, Piazza Cordusio, via Olmetto, via Pirelli. In tutto 500 persone impiegate nei lavori che stanno proiettando Milano nel futuro. E nel calcolo dello stop vanno poi aggiunti imprese e dipendenti dell’indotto e comunque della filiera che riguarda le costruzioni. Perché il punto è anche questo: le disposizioni sulla sicurezza che riguardano per esempio le distanze tra lavoratori, la mobilità sul territorio e anche la chiusura delle attività commerciali stanno facendo rallentare cantieri e imprese produttive.
Così, mentre si attendono altre comunicazioni ufficiali, è già chiaro come le difficoltà stiamo mettendo in difficoltà le attività di altre grandi imprese di costruzioni impegnate a Milano come la Cmb, che sta lavorando per esempio a Santa Giulia al nuovo quartier generale di Saipem, che ha
già annunciato il trasferimento. E Generali Real estate, la società del gruppo assicurativo a cui fa capo Citylife, impegnata nell’applicazione integrale delle disposizioni governative ha dialogato in queste ore con tutte le aziende edili che lavorano nell’area dove sono sorte (e si stanno ultimando) le tre torri, registrando un sostanziale «non ce la facciamo», anche in relazione al rapporto con i tanti fornitori. Ma non solo: banalmente (ma non troppo) dove consuma il pranzo chi lavora nei cantieri? Mentre, per il momento, non si ferma SaliniImpregilo, corporation che lavora in tutto il mondo ed è capofila del grande polo cantieristico della M4.
Ma le difficoltà riguardano appunto non soltanto i cantieri. Confindustria Lombardia ha avviato un monitoraggio fra le 8 associazioni lombarde, fra le quali ovviamente Milano è la più grande, su un campione di 2.850 aziende iscritte. Ebbene, un quarto di esse ha risposto di aver chiuso gli stabilimenti, totalmente o in parte. E metà è disponibile a procedere a uno stop immediato a fronte di ammortizzatori sociali. Il 77 per cento infine sta applicando lo smart working, cioè il lavoro a distanza che il governo ha agevolato disponendone la possibilità anche senza accordi aziendali.
Ci sono poi le aziende, come Pirelli, che hanno disposto chiusure temporanee degli stabilimenti per sanificare gli impianti, come nella fabbrica del gruppo situata a Bollate. Operazione che però mette in difficoltà molte piccole imprese. Una difficoltà che non in pochi casi oggi può essere di troppo.