Coppie divise in isolamento e alloggi gratis ai dottori Gli appartamenti Airbnb che ospitano le quarantene
Potrebbe essere la second life (temporanea) degli appartamenti per affitti brevi (vuoti per assenza di turisti). Di fronte alla débacle commerciale causata dall’epidemia, alcuni operatori hanno deciso di mettersi al servizio degli altri, o hanno elaborato strategie immediate per rispondere ai nuovi bisogni della città.
Airbnb come piattaforma flessibile. Anche nella Milano del Covid-19. L’occasione c’è: da una parte, l’emergenza di chi continua a lavorare in ospedale e vuole auto-isolarsi da casa; dall’altra, il bisogno di «spacchettare» i nuclei familiari per evitare contatti (e contagi).
Brera apartments gestisce più di 80 alloggi in città. Per l’ondata di disdette, erano rimasti tutti sfitti. La società anticipa al Corriere che ha scelto di offrirli gratuitamente a medici e infermieri in prima linea negli ospedali, da oggi fino al 15 aprile. «È venuto il momento di reagire. Che ognuno si dia da fare. Ho convinto i proprietari; molti erano recalcitranti anche se gli appartamenti erano vuoti, perché le paure paralizzano anche gli animi più generosi. Ma alla fine, abbiamo scelto di muoverci. Il personale medico e paramedico che lavora in reparti destinati al coronavirus, a fronte di una certificazione da parte dell’ospedale, può prenotare gratis da noi a questo numero (02/36556284)». Voleva restare anonima per il timore che il nome dell’azienda potesse rimanere in qualche modo legato a questa stagione. «Circolano i timori più irrazionali». Sulla stessa scia si muoverà anche Sweetguest, forse altri seguiranno.
Il secondo versante, sta nell’apertura di un mercato in gran parte inedito. Affitti Milano-su-Milano. Italianway, tra i leader in Italia, gestisce 700 alloggi in città. Erano rimasti vuoti al 95 per cento. «Le nuove prenotazioni si contano sulle dita di una mano, ma sono in qualche modo legate all’epidemia, e allora le offriamo a prezzo calmierato», spiega Marco Celani, ad della società. C’è una coppia che ha affittato un bilocale per i nonni non autosufficienti, cosi da averli nel loro stesso palazzo. Un’altra famiglia ha preso un monolocale vicino alla loro casa per la tata che così non deve prendere i mezzi pubblici. Ancora, diversi professionisti, con uffici chiusi e famiglie in casa, hanno preso monolocali come studio. C’è anche un medico che continua a lavorare in ospedale e non vuole fare correre alcun rischio alla famiglia.
Easylife, infine, è una società che esiste da qualche anno, 70 appartamenti gestiti in città: struttura snella, capacità di adattamento rapida, dettata dal proprietario e amministratore Donato Cella. Dopo l’annullamento delle prenotazioni da parte dei turisti, metà degli appartamenti, soprattutto i più piccoli, sono stati ri-occupati «da una clientela nuova — riflette Cella — che ha esigenze legate all’attuale epidemia. I prezzi sono più bassi, ma il sistema continua a muoversi». Auto-isolamento di «pezzi» di famiglie, «o necessità di uno studio per lavorare, ora che i luoghi di coworking non sono accessibili. Rispondiamo a un’esigenza, a una improvvisa trasformazione economica e sociale».