Corriere della Sera (Milano)

Luci tutte accese Un bel segnale per darci forza

- Di Andrea Kerbaker

«Vicolo: una croce di case / che si chiamano piano / e non sanno ch’è paura/ di restare sole nel buio». Com’è bella la poesia quando la scrive un maestro come Salvatore Quasimodo; e come ci aiuta anche nei momenti complicati. Questa, per esempio, col suo accenno alla paura del buio, ci serve proprio ora che il panico è tanto diffuso. Una sensazione che associamo al vuoto, alle strade deserte, alla mancanza di rumori, quelli allegri della vita e perfino quelli molesti del traffico; mentre restano solo le continue sirene delle ambulanze a ricordarci la sofferenza negli ospedali. Ma anche il buio fa la sua parte, la sera, quando tramonta il sole. E chi di noi si mette alla finestra, magari per sfuggire per un poco al bombardame­nto di negatività di television­i e social, in quell’oscurità deserta può trovare nuova ansia e angoscia. E però su questo qualcosa si può fare, facilmente, senza rischi, né infrangend­o alcun protocollo. Basta che ognuno di noi provi ad accendere tutte le luci degli appartamen­ti dove siamo bloccati. Tutte, ma proprio tutte: cucine e salotti, camere da letto, tinelli, corridoi... Facciamolo, facciamolo tutti. Le nostre luci nel buio saranno forse un piccolo spreco, ma un modo fortemente simbolico di «chiamarci piano», di ricordarci che ci siamo, che insieme ci si fa forza e che abbiamo un immenso desiderio di tornare presto a star bene.

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