Milanesi «cacciati» dalle loro case fuori regione
Non hai la residenza in Alto Adige? Allora torna a casa, per «poter beneficiare delle prestazioni dei medici di base». Tradotto: se non abiti qui, vattene. Non è un invito, ma l’ordinanza firmata dal sindaco, quella che i proprietari di seconde case hanno trovato appesa all’ingresso delle loro abitazioni a San Candido, in alta Val Pusteria. Nella Provincia autonoma di Bolzano, infatti, da giovedì è in vigore una disposizione del presidente Arno Kompatscher che ordina a «turisti, ospiti, villeggianti e tutte le altre persone presenti nella Provincia che non hanno la residenza in
Alto Adige di rientrare alla propria residenza, affinché possano eventualmente beneficiare delle prestazioni dei propri medici di base o pediatri di libera scelta».
Provvedimenti simili sono stati emessi anche in altre zone d’Italia. La Val d’Aosta sta valutando d’imporre la residenza domiciliare ai non valdostani, molti comuni in Toscana hanno inasprito i controlli sulle seconde case e, ieri, a Viareggio, una coppia milanese è stata denunciata per non essersi «minimamente preoccupata di segnalare la propria presenza».
Le misure stabilite a Bolzano imporrebbero di tornare a casa anche se si è partiti prima del decreto che ha reso tutta Italia «zona rossa». Ma il provvedimento potrebbe essere illegittimo, come spiega l’avvocato Enrico Adriano Raffaeli, 70 anni, fondatore dello studio Rucellai & Raffaelli e presidente onorario della European Lawyers Union. Raffaelli si trova da tre settimane nella sua casa di San Candido, acquistata vent’anni fa, per un periodo di convalescenza. «La ritengo un’ordinanza anticostituzionale. È improbabile che qualcuno possa obbligare altri a lasciare la propria abitazione, ma misure del genere creano un brutto precedente, perché il territorio nazionale è uno solo, così come il servizio sanitario» spiega il legale.
Che cosa fare, se viene contestato questo reato? «Bisognerebbe impugnare il provvedimento davanti al Tar, cosa impossibile, vista la situazione. Le autorità che le emettono sono perfettamente consapevoli dell’illegittimità di queste misure, ma sanno che prima che venga dimostrata ci vorrà tempo. Se si applicasse il principio che ogni regione cura solo i residenti, allora nessuno potrebbe usufruire delle specializzazioni di ospedali in altre zone d’Italia».
Il legale ha scelto di restare. Altri, invece, per timore di multe, sono tornati a casa. Come un revisore legale, tornato dalla vicina Dobbiaco: «Ero arrivato il 26 febbraio, quando l’azienda ci ha messi in smart working. Capisco l’apprensione, ma per il virus ci sono numeri di emergenza: nessuno avrebbe affollato i pronto soccorso».
I diritti Misure del genere creano brutti precedenti L’Italia è una sola così come il Servizio sanitario