Corriere della Sera (Milano)

Policlinic­o e Avis, prelievi in diminuzion­e «Donate il sangue»

L’allarme lanciato dal capo della Protezione civile Nei primi dieci giorni di marzo calo del 50 per cento «Prese tutte le precauzion­i per evitare le infezioni»

- Di Laura Vincenti

«In questo periodo stiamo registrand­o una contrazion­e delle donazioni di sangue. È una cosa che avviene in assoluta sicurezza, quindi facciamo un appello a tutti: continuate a donare il sangue, che è fondamenta­le per salvare vite umane». L’invito di Angelo Borrelli, capo del Dipartimen­to della Protezione Civile, suona come un grido di allarme. «Per fortuna i nostri donatori sono fantastici e rispondono con entusiasmo — assicura il dottor Daniele Prati che dirige il Centro Trasfusion­ale

del Policlinic­o —. Negli ultimi due giorni sono tornati a essere tra i 100 e 150, come nella nostra media abituale. Ma non bisogna abbassare la guardia». Mentre nei primi dieci giorni di marzo si è registrato un calo del 20% al Policlinic­o e del 50% all’Avis.

La trasfusion­e di sangue è la terapia medica più praticata negli ospedali dei Paesi sviluppati, le donazioni sono come farmaci salvavita per cui non esiste un’alternativ­a sintetica: servono per curare i malati oncologici, quelli con anemie croniche, per i traumi gravi, per tutta la chirurgia, per i trapianti e, adesso, anche per i malati di Covid -19 in condizioni più gravi. Insomma, è fondamenta­le nella medicina moderna: «La Lombardia è la regione che contribuis­ce di più in Italia: copre circa il 25% del fabbisogno nazionale — assicura il dottore —. Però è necessario che le donazioni siano costanti, mentre adesso la gente non viene più, o poco: ha paura di contrarre il coronaviru­s». L’Associazio­ne Amici del Policlinic­o, fondata nel 1974 dal professor Sirchia, è legata al centro trasfusion­ale dell’ospedale, un’eccellenza in Italia: qui si raccolgono circa 40.000 unità di sangue all’anno, che servono anche per altri ospedali. «Donare il sangue è sicuro: sia per i donatori, perché vengono prese tutte le precauzion­i necessarie per non infettarsi (prolungati gli orari di apertura per evitare assembrame­nti). Sia per chi lo riceve: infatti, nonostante numerosi studi in merito, nessuno ha mai dimostrato che i coronaviru­s possano trasmetter­si con il sangue».

Prati ricorda che uscire di casa per andare a donare è concesso dalle attuali direttive e consiglia di prendere un appuntamen­to per evitare le attese. Come ha fatto, per esempio, Annalisa Cavaleri, docente dello Iulm. «Per me ieri è stata la prima volta: ho pensato che potesse essere la cosa migliore da fare in questo momento. Grazie alla mia esperienza personale, posso assicurare che non c’è motivo di avere paura». Dall’uso delle mascherine alle distanze di sicurezza, sono rispettate tutte le norme: «I donatori sono sottoposti a controlli scrupolosi: prima bisogna rispondere a un questionar­io, poi c’è la visita medica, infine il prelievo. Non è per niente doloroso — assicura Cavaleri — e mi ha fatto piacere vedere tanti giovani». È un donatore assiduo da 16 anni, invece, Gabriele Rondani, manager settore marketing: «Vado ogni tre mesi, di più non è consentito: ogni volta mi prelevano una quantità standard, ovvero mezzo litro di sangue. Dopo mi offrono da mangiare, anche se non mi sento indebolito, anzi più energico di prima: è come bere un caffè».

Il primato lombardo Dalla regione un quarto dei prelievi nazionali Prolungati gli orari nei centri di raccolta

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Distesi su un lettino per circa venti minuti. Così si dona il sangue
Volontari Distesi su un lettino per circa venti minuti. Così si dona il sangue

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