Corriere della Sera (Milano)

I MIRACOLI DELLA SANITÀ E LA MASCHERINA DI FONTANA

- Vendita di medicine G. C. Silvia Franceschi Walter Bruno gschiavi@rcs.it Silvia B.

Scrivo per segnalare come la categoria dei farmacisti sembri essere stata abbandonat­a a se stessa. Lasciare la libertà di operare a battenti aperti ha prodotto, di fatto, situazioni di costante assembrame­nto, soprattutt­o nelle periferie, dove è davvero difficile far rispettare le norme. Le farmacie devono essere sanificate e devono operare a battenti chiusi. Ne va della salute e della capacità di resistenza, in questo momento in cui i dipendenti non possono permetters­i di ammalarsi. Le aziende che gestiscono le farmacie sembra stiano facendo poco o nulla per proteggere il loro personale, approfitta­ndo di questo momento così critico per trarne il maggior profitto possibile. Servono regole ferree, non discrezion­alità.

Istruzione online

Sono un’insegnante di scuola primaria a Milano. Nonché mamma di un giovane iscritto a un corso di laurea magistrale alla Cattolica. Lavoro da casa, molte ore al giorno, tentando di mantene

Caro Schiavi, ho letto la risposta alla lettera sul Corriere di ieri e un riferiment­o al contributo della sanità privata che non mi pare corretto, soprattutt­o nei confronti dei medici, infermieri, ricercator­i e staff che stanno lavorando senza sosta per curare i pazienti in questo momento difficile per tutti. Gli ospedali Humanitas, da quando è iniziata l’epidemia, si sono subito prodigati per intervenir­e e curare il maggior numero di pazienti Covid-19 positivi. Lo stesso mi risulta sia fatto da altri Irccs e ospedali della sanità privata. L’Humanitas di Rozzano fin dall’inizio dell’emergenza ha accolto, tramite la rete regionale di emergenza e urgenza, pazienti provenient­i da Lodi e dagli ospedali delle zone rosse.

Negli ultimi giorni, anche numerosiss­imi pazienti del territorio. Al momento in Humanitas sono presenti più di 120 pazienti affetti da Covid-19, di cui 18 ricoverati in Terapia intensiva. Da ieri iniziamo a dimettere i primi pazienti guariti. L’ospedale, come parte della Rete regionale, è stata designata come hub del territorio per lo Stroke e la Chirurgia oncologica, oltre che come struttura di riferiment­o per i pazienti affetti da Covid-19. Ogni attività chirurgica programmat­a è stata sospesa, come ogni attività rimandabil­e, per garantire disponibil­ità di postazioni di Terapia intensiva e di re viva la comunicazi­one con i miei alunni e dare loro la sensazione di essere comunque una classe. Sono collegata con loro attraverso una delle piattaform­e per la didattica online, ricevo e invio video saluti, email, partecipo e organizzo momenti di incontro collettivo video, scrivo su Whatsapp alla rappresent­ante di classe... Insomma nel personale da destinare alle aree critiche. A Bergamo, Humanitas Gavazzeni, 220 posti letto dei 260 di cui dispone l’ospedale, sono per pazienti Covid-19 in Terapia intensiva, degenze e Pronto soccorso. Nei laboratori di ricerca i nostri immunologi sono al lavoro, in stretta collaboraz­ione con la virologia di San Raffaele e Spallanzan­i. Siamo tutti in prima linea.

Caro Bruno, la sanità milanese e lombarda sta facendo miracoli, è sotto gli occhi di tutti. In pochi giorni i posti in terapia intensiva da 723 sono diventati 1.100, con altri 1.500 letti di terapia sub intensiva. È una corsa a tamponare la moltiplica­zione dei casi, un impegno che dimostra profession­alità, disponibil­ità e coraggio: chi opera in questa trincea merita il grazie di noi tutti. Pubblico e privato si sono allineati e il gioco di squadra funziona, il mio riferiment­o era a qualche piccola struttura nella fase iniziale dell’emergenza. Se c’è stata una leggerezza di cui mi scuso, invece riguarda il presidente Fontana: la sua mascherina era un vero allarme. Dal primo giorno la Regione ha tenuto una linea coerente: circoscriv­ere il virus. Tiremm innanz. mio piccolo mi sono organizzat­a per far sentire la presenza della scuola ai miei bambini, oltre a mandare qualche attività da svolgere.

Intanto, però, mio figlio si aggira per casa come un leone in gabbia perché dalla sua prestigios­a università non riceve quasi nulla. Le video lezioni sono lasciate alla volontarie­tà dei docenti, i materiali ricevuti ormai li ha letti tutti, sta perdendo il suo tempo e i nostri soldi. Sono arrabbiata e delusa. So che è faticoso, so che si lavora anche più del solito, ma so anche che si può fare, che si deve fare, che abbiamo l’obbligo morale e profession­ale di far sentire agli studenti che la scuola non si ferma davvero.

Contagiati e presunti tali

I segnali che vanno dati

Vademecum per il virus

Si parla molto dei sintomi e dell’incubazion­e ma non si hanno risposte per chi ha contratto il virus o per chi manifesta sintomi solo lievi. I medici di base sottovalut­ano la situazione. Serve un vademecum per i contagiati.

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