Corriere della Sera (Milano)

La storia di un paese raccontata dal calcio

- Di Francesca Morandi

CREMONA A 12 anni ha indossato la maglia nerobianca e ha giocato nei giovanissi­mi, ruolo di ala sinistra. A metà degli anni Ottanta, quando ne aveva 20, il presidente dell’epoca, Romolo Guindani, lo ha chiamato come segretario della società, per un anno. E intanto, ha allenato gli esordienti. «Quando tutte le settimane ci trovavamo per la riunione con i dirigenti, la sede era piena di coppe, trofei e foto appese alle pareti. Purtroppo, ho scoperto che l’archivio del Torre non si sa dove sia finito».

Qualcosa è rimasto, come i cartellini, alcuni gagliardet­ti, qualche coppa. Stefano Ferrarezzo oggi ha 54 anni ed è profondame­nte legato al suo paese: Torre de’ Picenardi, che con il castello e con la villa San Lorenzo è noto per essere stato il feudo dei Sommi Picenardi, antica nobile famiglia di Cremona. Ma Torre, comune di poco più di duemila abitanti, è anche il paese dove cento anni fa si giocarono le prime partite di calcio e dove il football ha avuto un ruolo importante nel tessuto sociale della comunità. Qui, nel 1920 è nato lo Sport Club Torre, una delle società calcistich­e più antiche della provincia.

Per festeggiar­e il traguardo, Ferrarezzo, che dal 2017 all’estate del 2019 è stato anche il presidente della società poi chiamata Sport Club Torreicio, sta lavorando ad un progetto: la realizzazi­one di un libro e l’allestimen­to, ad ottobre, di una mostra nel castello. La famiglia Cassani, che ne è proprietar­ia, ha già dato la disponibil­ità. Ma ha bisogno dell’aiuto degli abitanti. «Il mio progetto li vuole coinvolger­e tutti, perché in ogni famiglia di Torre c’è stato un giocatore, un allenatore, un dirigente». Da qui, il suo appello : «Se qualcuno ha giocato in qualche formazione del Torre o conosce qualcuno che vi abbia giocato e avesse del materiale, mi contatti, per favore ». Ferrarezzo cerca fotografie di ogni epoca. Qualcuna l’ha già reperita, come quella sulla formazione del 1938. «Cerco anche fotografie di momenti sul campo di gioco tra giocatori e dirigenti e di premiazion­i. Verranno riprodotte e restituite», mentre per l’allestimen­to della mostra «chiunque avesse un trofeo, una targa, le maglie o altro, è invitato a prestarli».

L’idea a Ferrarezzo è venuta un anno fa: «Ho preso in mano il lavoro già avviato dall’ex sindaco Valter Galafassi e purtroppo interrotto dopo la sua scomparsa, nel 2011. Mi sta dando una mano un amico di Monza, Nicola Pascale, che ha aiutato diverse società della provincia di Cremona a ricostruir­e i loro campionati». Ferrarezzo sta facendo delle ricerche anche presso la biblioteca di Cremona. «Stanno emergendo aspetti interessan­ti della vita a Torre di un secolo fa, perché la nascita di una società sportiva rappresent­ava il ritorno alla vita dopo il dramma della Prima guerra mondiale. L’amore tra il paese e il football è nato nel novembre del 1919, quando i ragazzi si davano appuntamen­to in piazza per tirare calci al pallone. Un anno dopo, fu fondato lo Sport Club Torre (Pietro Fassini fu il primo presidente). Negli anni Trenta,

la società vinse la ‘Coppa Farinacci, nel secondo dopoguerra si finanziò con le feste danzanti per Ferragosto organizzat­e nel castello.

Al Torre sono legati molti ex calciatori che hanno poi fatto fortuna. Come Danilo Martelli, che andrà al Torino. Poi, c’è Nicola Bastoni, papà di Alessandro, il difensore nerazzurro. E Ferrarezzo, che ha nel cuore la Juventus, si augura persino che quest’anno lo scudetto lo porti a casa l’Inter (se la serie A riprenderà), perché, la butta lì «è noioso che lo vinca sempre la Juve».

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