«Dotazioni insufficienti, siamo troppo esposti»
L’ ultima direttiva ministeriale del Viminale inviata al Comando dei vigili del fuoco esplicita la necessità, «al fine di evitare rischi per gli operatori», di predisporre misure di prevenzione e protezione per il personale impegnato in attività di soccorso pubblico. Misure logiche, perfino banali per difendere chi è in azione in prima linea. Eppure, eccetto un «ritocco» avvenuto sabato, con la distribuzione di materiale sia nello stesso Comando di via Messina sia nei distaccamenti in città, la dotazione dei pompieri contro il virus rimane deficitaria. E non sono soltanto le sigle sindacali a sottolineare, anzi a ripetere il problema. Mancano mascherine, guanti, disinfettanti. A dirlo è l’intero Corpo, auspicando un aiuto immediato dai propri vertici. Non c’è più tempo, come conferma la situazione a Milano e i timori legati all’aggravamento nel corso delle prossime settimane. Ai vigili del fuoco ancora capita che due interventi consecutivi relativi a casi di virus creino una forte difficoltà in quanto non si riesce a effettuare l’adeguato ricambio. Tema non unicamente dei pompieri, ma impossibile da procrastinare, è quello delle mascherine. Vere ed efficaci mascherine, non strisce di carta che si strappano. Difficile fare previsioni sull’arrivo o meno di «rinforzi». Sempre da Roma, hanno individuato il periodo di massima criticità fino al 25 marzo. Il Comando ha imposto l’obbligo di misurare la febbre prima d’entrare in servizio, la sospensione delle sostituzioni interne al personale, e il cosidetto «cambio a vista» tra i vigili del fuoco che terminano il turno e i colleghi che attaccano dopo di loro. Insomma, nessuno va in doccia se davanti non ha fisicamente il subentrante pronto per il servizio. Tutto deve funzionare in sincronia, la città non può rimanere «sguarnita» nemmeno per pochissimi secondi.