Rispetto e slogan da cambiare
Una proposta dai lettori: cambiare lo slogan «Andrà tutto bene» con «Ce la possiamo fare», più rispettoso dei lutti.
C’è una solidarietà diffusa che si manifesta in questi giorni. Quella del dono, di privati e fondazioni che mettono a disposizione risorse e mezzi per la Regione, gli ospedali e la Protezione civile; e quella di tanti cittadini che rispettano i divieti e cercano di usare al meglio il loro tempo. In mezzo una richiesta: qualche buona notizia. Per ora l’unica è che ci sono persone meravigliose che si battono per salvarne altre.
Ce la possiamo fare
Un nuovo slogan
Caro Schiavi, sono un medico di un ospedale lombardo e vivo questa drammatica emergenza. Ho visto sulla sua pagina di lunedì una foto con la frase «andrà tutto bene». Le chiederei di farsi promotore di una campagna per cambiarla ad esempio in un: «Ce la possiamo fare».
Questo perché è una frase irrispettosa di quelli a cui non è andata bene: le migliaia di morti e i loro familiari. È non è rispettosa di chi perderà il lavoro o la sua attività.
Al di là delle buone intenzioni di chi l’ha lanciata questa è una frase da epoca social, in cui si scrive pensando a se stessi e non ai tanti che ci leggeranno e magari vivono situazioni ben più pesanti di stare chiusi in casa qualche settimana.
Antonio Carones
Certi slogan si esauriscono sul nascere: sopraffatti dalla drammaticità della cronaca diventano improvvisamente banali, come quando si dice a uno che sta male: «Dai, che non è niente».
Ci dobbiamo preoccupare invece, ringraziando chi ci aiuta «a farcela».
Le buone notizie
Ciò che ci aspettiamo
Vorrei suggerire al coordinatore dell’emergenza Borrelli di darci quotidianamente, assieme ai numeri sul Coronavirus, anche una buona notizia: per esempio, penso alle decine di morti e feriti evitati il giorno prima per il blocco quasi totale del traffico e la mancanza di auto.
Gian Carlo Frigerio
Il morale della truppa è importante e noi tutti abbiamo bisogno di qualche buona notizia. Ma non con il bilancino del meno peggio tanto meglio…
Le buone notizie che aspettiamo sono il calo dei contagi e delle vittime, la solidarietà globale, uno stop alla speculazione sull’emergenza, il risveglio dell’Europa, un aiuto per non affogare nel debito, la rivincita dell’umanità…
Nelle portinerie
Un presidio prezioso
Oltre ai nostri eroi (medici e infermieri) che non ringrazieremo mai abbastanza, a farmacisti, edicolanti, ortolani, titolari di negozi di alimentari, cassiere dei supermercati, a cui va un altro grazie, in questi tempi cupi di coronavirus, un pensierino vada anche a tutti i custodi che, come me, garantiscono l’apertura quotidiana delle proprie portinerie, la ricezione di posta, raccomandate e pacchi di ogni genere e costituiscono un grande punto di riferimento per quelle piccole ma anche grandi comunità, che abitano i condomini milanesi.
Paolo Giarrusso
Ha fatto bene a ricordarcelo dal condominio Castelfauchè, 5 numeri civici, 370 persone, 10 scale, 200 appartamenti, via Castelvetro. C’è un esercito di guardia alle nostre giornate da sequestrati in casa. È un punto riferimento a distanza di sicurezza, con mascherina e amuchina.
Un libro in più
Occasione da cogliere
Ieri per fare la spesa in un supermercato mi sono incolonnata per un’ora. Magnifica obbligata opportunità, ho letto almeno 30 pagine di un bellissimo libro di Simenon.
Quante altre opportunità potremmo trovare in questo drammatico momento?
Fernanda Alagna
Lascio ai lettori l’imbarazzo della scelta. Io per ora ho riletto Manzoni (solo i capitoli della peste), Amos Oz («Finche morte non sopraggiunga»), José Saramago («Cecità») e Lorenz («L’anello di re Salomone»). E per sperare, il film «L’ora più buia»...
Mascherine
La continua ricerca
Come ci si può proteggere con le mascherine se sono almeno 10 giorni che passo regolarmente in farmacia e mi viene e detto che non ne hanno, ripassi... Tra l’altro sono 77enne, quindi a rischio.
Marcello Tacconi
Le mascherine non ci sono perché in Italia non si producono da anni, le uniche vengono da Cina, Turchia e India: le abbiamo chieste troppo tardi e c’è stata una vergognosa speculazione.
Aziende turistiche
Una vessazione
Con le aziende turistiche in ginocchio lo Stato deposita ricorso contro una decisione del giudice di primo grado, in sostanza per esigere imposte aggiuntive. Nel 2015 avveniva una cessione di ramo d’azienda per separare i due ambiti dove lavoro come imprenditore (locazioni turistiche e consulenza alberghiera). Nel novembre 2017 l’Agenzia delle entrate contestava il valore dell’avviamento delle locazioni turistiche adducendo motivazioni che il giudice di primo grado giudicava «totalmente infondate». Il 16 marzo 2020 l’Agenzia delle Entrate ha depositato ricorso in appello. È irrispettoso verso il settore.
Paolo Catoni
No comment.