Corriere della Sera (Milano)

Il presidente dell’Ordine di Lodi: mancano protezioni I medici in prima linea fino all’ultimo paziente «Soldati morti in guerra senza armi di difesa»

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«Avremo modo di ricordarli come si deve. Oggi ci preme ribadire, denunciare, non stancarci di ripetere che i medici di famiglia sono costretti ad affrontare il rischio quotidiano di infezioni privi dei mezzi necessari di protezione. Sono come i soldati in Russia con gli stivali di cartone. Vanne potenziate le unità di intervento domiciliar­e che valutano sul territorio chi deve essere ricoverati, e chiusi gli ambulatori. Le visite vanno fatte solo previa valutazion­e telefonica».

Gli ultimi ad andarsene nel Lodigiano, epicentro nazionale della malattia, sono stati Marcello Natali, 57 anni, e Ivano Vezzulli, detto Ivo, 61. Natali esercitava a Codogno e in altri comuni vicini. Nato a Bologna, era segretario per la provincia di Lodi della Federazion­e dei Medici di medicina generale. Era stato uno dei primi a raccontare il dramma esploso nella Bassa. Era un uomo sano. Viveva a Caselle Landi con moglie e due figli. Ieri il decesso, in terapia intensiva a Milano, dove era stato trasferito da Cremona. Il giorno prima, all’ospedale di Voghera, è toccato a Vezzulli, medico di famiglia e dello sport. Lavorava a Maleo, ma viveva a San Rocco al Porto, sulla riva nord del Po. Era il medico della cooperativ­a per disabili «Amicizia», di Codogno, e lavorava per la squadra giovanile del Piacenza Calcio. Sempre martedì è morto Luigi Ablondi, direttore per diversi anni dell’Ospedale Maggiore di Crema.

La Bassa lodigiana tra l’11 e il 12 marzo ha dovuto fare i conti con una delle prime vittime tra i medici di base. Il 64enne Giuseppe Borghi, sposato con figli, piacentino, conduceva la profession­e a Casalpuste­rlengo. Sui social lo ricordano come «persona buona cordiale e preparata, un grande uomo e grande medico». Avrebbe compiuto 66 anni a fine marzo Franco Galli, medico di base a Medole, nel mantovano. Viveva a Solferino. Ha lottato per otto giorni contro il Covid prima di arrendersi. La sua salute era già precaria per problemi pregressi.

La conta dei lutti registra perdite in tutta la regione. A Varese, il presidente dell’Ordine dei medici locale, Roberto Stella, 67 anni, si è spento dopo una breve lotta contro il virus. Fino a che gli è stato possibile, è rimasto nel suo ambulatori­o di Busto Arsizio a visitare e prescriver­e farmaci, fedele a quel mestiere che interpreta­va come «una missione», come riferisce chi lo conosceva. Como perde Giuseppe Lanati, 73 anni, ex pneumologo al Sant’Anna: molto noto e stimato. Bergamo ha visto cadere Mario Giovita, 65 anni, medico a Caprino e Ciserano, ricordato anche dal sindaco di Catania (la sua città) come «esempio di abnegazion­e e umanità», e Diego Bianco, tecnico della sala operativa del 118. Aveva 46 anni. Ha lasciato un figlio di sette.

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