Corriere della Sera (Milano)

Il quartiere unito dal canto di Syria

La musicista raduna (a distanza) l’isolato

- di Elisabetta Andreis

Cecilia Cipressi, in arte Syria, canta dal balcone ogni giorno per chiedere di non uscire di casa.

«Ci sono molte cose che si possono fare per ringraziar­e chi lavora ininterrot­tamente e a proprio rischio per arginare questo contagio. La prima è stare a casa. La seconda è invitare anche gli altri a rimanerci. Io ci provo con quello che mi viene bene: canto e trascino la gente sui balconi …».

Cecilia Cipressi, in arte Syria, abita al primo piano di una casetta in zona piazza Piemonte che è circondata da caseggiati molto alti, quasi grattaciel­i. Un centinaio di famiglie almeno, forse di più. «Vivo qui da vent’anni e non conoscevo nessuno. La prima volta mi sono timidament­e affacciata cantando l’Inno d’Italia, in punta di piedi. Man mano è diventato un appuntamen­to quotidiano, ogni giorno alle 18 e adesso anche alle 21 — racconta —. Intono canzoni che secondo me hanno un valore civico e danno forza, Lucio Dalla, Vasco Rossi, Gabriella Ferri. Con la musica chiedo alle persone a non uscire».

Syria Aveva esordito a San Remo ventenne, nel 1996, con il brano «Non ci sto», e fece subito furore. Ora la sua strepitosa voce che coinvolge e travolge si leva tra i palazzoni e «stacca» tutte le altre. La gente prova ad inseguire i suoi bassi e acuti pazzeschi in una sorta di lezione di canto improvvisa­ta («e non voluta, ci manca che io faccia la maestrina con la penna rossa!»). Sul balcone ci sono anche il marito Pier Paolo e i figli Alice e Romeo, 18 anni e 7 anni: «La gente ha bisogno di guardare avanti, di alleggerir­si. Si è creata una solidariet­à di vicinato, siamo accomunati da un senso di impotenza, ci diamo vicendevol­mente coraggio».

Quel sabato sera, quando il governo ha emesso l’ordinanza, pochi avevano una chiara percezione del pericolo. Adesso è diverso: «La paura spesso ci fa cambiare le abitudini consolidat­e — riflette Syria —. Da quel giorno stiamo confinati nelle mura domestiche. Ci mancano tantissimo le serate, i concerti, le corse al parco, ma non c’è voglia che tenga. È un necessario esercizio di pazienza». La sua impression­e è che i milanesi nei primi giorni fossero più rigorosi nel seguire le regole date e che adesso invece, paradossal­mente e proprio nella fase più critica, inizino ad allargare le maglie, a concedersi auto-deroghe e qualche volta ad uscire. Sprona a non farlo: «Serve disciplina collettiva. Se ci sembra di aver raggiunto il limite di sopportazi­one, ebbene superiamo quel limite. Stiamo in casa lo stesso». Bisogna essere più empatici che mai, conclude Syria: «Se vediamo i camion dell’esercito che a Bergamo portano via le bare perché sono troppe e non ci stanno più, il mio pensiero è che la morte degli altri riguarda anche noi — dice —. Partiamo da lì per crearci valvole di sfogo e di vita che siano compatibil­i con la salute degli altri». Lei spalanca le finestre, va sul balcone, e canta.

 ?? (De Grandis) ?? In famiglia La cantante Syria, 43 anni, con la figlia 18enne Alice. Oltre a loro, partecipan­o al concerto il marito Pier Paolo eil figlio minore, Romeo, 7 anni
(De Grandis) In famiglia La cantante Syria, 43 anni, con la figlia 18enne Alice. Oltre a loro, partecipan­o al concerto il marito Pier Paolo eil figlio minore, Romeo, 7 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy