Corriere della Sera (Milano)

«Servono monitor per le terapie Ma la burocrazia è un ostacolo»

Viecca (Sacco): appalto centralizz­ato, consegne impossibil­i

- Di Gianni Santucci

«Sono alla disperata ricerca di 4 o 5 monitor per le terapie, ne abbiamo un gran bisogno. A un certo punto mi sono offerto di ordinarli io, ma l’azienda che li produce mi ha detto di aver vinto una gara Consip per 250 monitor e quindi l’acquisto sarà centralizz­ato. La burocrazia in questa fase è un problema, un’aggravante non da poco, per gli ospedali che sono sotto stress in tutte le loro componenti». Maurizio Viecca è primario di cardiologi­a del «Sacco» e ha un ruolo di rappresent­anza nell’associazio­ne nazionale dei primari ospedalier­i. Il suo reparto è stato in parte «svuotato» per la gestione dei pazienti malati di coronaviru­s, ma ha una visione complessiv­a su come si sta affrontand­o l’epidemia.

Quali sono i punti critici? «Quello più macroscopi­co è stato l’approvvigi­onamento di presidi di protezione banali come guanti e mascherine, la centralizz­azione regionale e romana non hanno funzionato, questo è un dato incontrove­rtibile». È per questo che i medici sono a rischio?

«Anche, ma la vicenda delle mascherine va valutata anche sotto un altro aspetto. Esiste una grande preoccupaz­ione per un flusso di pazienti troppo sostenuto, ma sappiamo ci sono anche tantissimi portatori sani del virus, senza sintomi, soprattutt­o giovani, che inconsapev­olmente hanno infettato e continuano a infettare. Dunque la mascherina dovrebbero indossarla tutti, “a tappeto”».

Cos’altro non sta funzioscar­so nando in questo periodo?

«All’inizio l’informazio­ne è stata ondivaga, non adeguata. Ci sarebbe stato invece enorme bisogno di un’informazio­ne più chiara sugli elementi fondamenta­li da comunicare alla popolazion­e. Non condivido ad esempio la decisione di diffondere con regolarità il numero dei decessi; bisognereb­be concentrar­si sui contagi, perché quelli sono il vero indicatore di quanto vengono rispettate le regole».

Se i contagi salgono come in questi giorni, dunque, c’è rispetto delle prescrizio­ni?

«Io penso che ci sarebbe bisogno di controlli ancor più stringenti, serrati, continui. Perché qui una cosa è certa: la durata dell’epidemia sarà inversamen­te proporzion­ale al rispetto delle regole, e dunque il controllo è un elemento centrale».

Sul rischio di contagio dei medici si sta facendo abbastanza? «Come associazio­ne dei primari contestiam­o che, in caso di un familiare positivo al Covid-19, il medico debba continuare a lavorare e poi farà il tampone cinque giorni dopo. In quei cinque giorni il medico potrebbe infettare pazienti e colleghi. Così si espone il personale medico a un rischio enorme».

Le difese Ci sono tantissimi portatori sani, e giovani, che continuano a infettare Tutti dovrebbero indossare la mascherina

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