«Servono monitor per le terapie Ma la burocrazia è un ostacolo»
Viecca (Sacco): appalto centralizzato, consegne impossibili
«Sono alla disperata ricerca di 4 o 5 monitor per le terapie, ne abbiamo un gran bisogno. A un certo punto mi sono offerto di ordinarli io, ma l’azienda che li produce mi ha detto di aver vinto una gara Consip per 250 monitor e quindi l’acquisto sarà centralizzato. La burocrazia in questa fase è un problema, un’aggravante non da poco, per gli ospedali che sono sotto stress in tutte le loro componenti». Maurizio Viecca è primario di cardiologia del «Sacco» e ha un ruolo di rappresentanza nell’associazione nazionale dei primari ospedalieri. Il suo reparto è stato in parte «svuotato» per la gestione dei pazienti malati di coronavirus, ma ha una visione complessiva su come si sta affrontando l’epidemia.
Quali sono i punti critici? «Quello più macroscopico è stato l’approvvigionamento di presidi di protezione banali come guanti e mascherine, la centralizzazione regionale e romana non hanno funzionato, questo è un dato incontrovertibile». È per questo che i medici sono a rischio?
«Anche, ma la vicenda delle mascherine va valutata anche sotto un altro aspetto. Esiste una grande preoccupazione per un flusso di pazienti troppo sostenuto, ma sappiamo ci sono anche tantissimi portatori sani del virus, senza sintomi, soprattutto giovani, che inconsapevolmente hanno infettato e continuano a infettare. Dunque la mascherina dovrebbero indossarla tutti, “a tappeto”».
Cos’altro non sta funzioscarso nando in questo periodo?
«All’inizio l’informazione è stata ondivaga, non adeguata. Ci sarebbe stato invece enorme bisogno di un’informazione più chiara sugli elementi fondamentali da comunicare alla popolazione. Non condivido ad esempio la decisione di diffondere con regolarità il numero dei decessi; bisognerebbe concentrarsi sui contagi, perché quelli sono il vero indicatore di quanto vengono rispettate le regole».
Se i contagi salgono come in questi giorni, dunque, c’è rispetto delle prescrizioni?
«Io penso che ci sarebbe bisogno di controlli ancor più stringenti, serrati, continui. Perché qui una cosa è certa: la durata dell’epidemia sarà inversamente proporzionale al rispetto delle regole, e dunque il controllo è un elemento centrale».
Sul rischio di contagio dei medici si sta facendo abbastanza? «Come associazione dei primari contestiamo che, in caso di un familiare positivo al Covid-19, il medico debba continuare a lavorare e poi farà il tampone cinque giorni dopo. In quei cinque giorni il medico potrebbe infettare pazienti e colleghi. Così si espone il personale medico a un rischio enorme».
Le difese Ci sono tantissimi portatori sani, e giovani, che continuano a infettare Tutti dovrebbero indossare la mascherina