«I miei genitori morti E io sono ricoverato»
Maurilio e Luigia vivevano a Ballabio in Valsassina Il figlio: «Quando l’ambulanza è venuta a prendermi erano in camera. È stata l’ultima volta che li ho visti»
LECCO «Quando li ho visti l’ultima volta erano insieme sul letto, nella loro stanza. La mamma non era cosciente già da un paio di giorni, il papà la guardava, le stringeva la mano e la chiamava per nome. Nemmeno il coronavirus ha potuto dividerli, sono morti a pochi giorni di distanza uno dall’altro, in qualche modo non si sono mai lasciati». Sergio Locatelli, 67 anni, parla con un filo di voce. È ricoverato all’ospedale di Gravedona, anche per lui il tampone ha dato esito positivo. Le sue condizioni non sarebbero gravi, ma in tre giorni ha perso entrambi i genitori. Viveva con loro in una palazzina di Ballabio, paese all’imbocco della Valsassina dove a lungo è stato comandante della polizia locale. La sorella e il cognato, ora in quarantena, al piano superiore, lui con il papà e la mamma nell’appartamento sotto. La casa che ha dovuto lasciare domenica quando due ambulanze hanno portato via prima lui e poi il padre, Maurilio Locatelli, morto giovedì sera all’età di 94 anni all’ospedale di Erba. La donna, Luigia Fondra, 83 anni, malata da tempo e con gravi patologie pregresse, si è spenta lunedì, nel suo letto, troppo gravi le sue condizioni per pensare anche solo di spostarla. Ad accudirla nelle ultime ore la figlia Rosanna, che oggi racconta di quel grande amore durato 70 anni che nemmeno il virus ha potuto spezzare. «Mamma era bellissima. A quindici anni, mentre lavorava come cameriera nell’osteria del paese, ha conquistato papà con un sorriso. Lui, che era molto più grande di lei, l’ha sposata subito: 68 anni di matrimonio. Non si sono più lasciati. Si cercavano sempre, incapaci di allontanarsi anche solo un istante. “La mia Isa”, diceva papà, continuava a chiamarla, lucido fino all’ultimo, anche quando l’ambulanza lo ha portata via. Forse sapeva che non si sarebbero più rivisti». Sembra di intravederli, emozionati come il giorno delle nozze: anziani si tenevano ancora per mano, ancor più quando la malattia aveva colpito duramente una prima volta Luigia. Lui, imbianchino in una storica ditta lecchese, appassionato di bicicletta e di musica, sempre accanto alla sua bellissima Isa. «Caro nonno, non hai proprio saputo resistere vero? Hai voluto a tutti i costi seguire la tua amata, perché tu lo sapevi. Anche se eri in ospedale senza ricevere notizie dei tuoi cari, tu lo sapevi. Sapevi che la nonna era volata via ed è questo che fa l’amore, un amore che dura da una vita. Ti fa volare via insieme. Perché diciamo la verità, senza di lei non saresti mai potuto stare. Questo virus ha colpito anche te e dopo la nonna ti ha portato via», scrive la nipote Luisella su Facebook. Rammenta i momenti trascorsi insieme: «Quando aprivi il portafoglio e mi mostravi le tue fotografie segrete che profumavano di storia o mi raccontavi i giorni bui della guerra. E la nonna con il sapore delle torte e il carattere deciso, sempre al tuo fianco: ti aveva scelto quando era poco più che una bambina».
Tra i ricordi e il dolore ci sono quegli ultimi giorni difficili persino da raccontare. A
Insieme Erano sposati da 68 anni, lei l’hanno lasciata a casa, troppo grave Lui hanno tentato di salvarlo, inutilmente
farlo è Sergio da un letto di ospedale. Non c’è rabbia nelle sue parole, solo rassegnazione. «La prima ad avere la febbre è stata mamma, ma le sue condizioni erano critiche anche prima del virus, che però non le ha lasciato scampo — spiega —- Poi, anche io e papà ci siamo ammalati: non riuscivamo a respirare. Abbiamo chiamato i numeri per l’emergenza, ci hanno tenuti monitorati per un paio di giorni.Domenica la situazione è precipitata, ho telefonato al 112 e sono venuti a prenderci. Per mia madre però non è stato disposto il ricovero, era troppo grave, l’hanno solo sedata. Saperla lì, a morire sola, mi ha straziato il cuore, mia sorella non ce l’ha fatta, nonostante le fosse stato vietato di avvicinarla, è scesa da lei e le è stata accanto. Mio padre non si dava pace. Non so come siano riusciti a convincerlo a venire via. Non l’ho più sentito, né visto. Giovedì sera la telefonata dei medici che mi annunciavano la sua morte. Io non so se ce la farò a sconfiggere questo mostro che mi ha strappato entrambi i genitori, ma soprattutto non so come potrò rimettere piede in quella casa dove sono cresciuto e ho vissuto tutta la mia vita. Con loro».
Nessun funerale, il coronavirus non lo consente. Il feretro di Maurilio però questa mattina passerà sotto la casa della figlia per un ultimo saluto prima della tumulazione. Poi tornerà tra le braccia della sua Isa.
Il decorso «Mamma è stata la prima ad avere la febbre, poi è toccato a me e papà»