Il negozio del nonno, tre amici ai fornelli Da Quarto Oggiaro 200 pasti in corsia
«Andavo a zonzo per la casa, non avendo la scuola. Volevo aiutare e non sapevo come. Poi mi è venuta l’idea». Riccardo Tiritiello, 19 anni, vive a Quarto Oggiaro, studia al Frisi e sogna di diventare un grande chef. Di grande ha già il cuore e l’intraprendenza, comunque. Partendo da zero è arrivato a preparare viveri per duecento medici, infermieri e volontari. «Mio nonno ha fondato una gastronomia nel quartiere, anche in questi giorni è aperta — racconta —. Ho deciso di occupare io la cucina quando è libera: al mattino molto presto, in pausa pranzo e la sera tardi. All’inizio mi mettevo ai fornelli da solo e consegnavo le teglie al Sacco, in regalo. Erano felici». Parla con le parole leggere della sua età, Riccardo, ma è tremendamente serio: «Il bisogno è enorme. Oltre al Sacco mi hanno chiamato dal Niguarda e dalla Croce Verde, allora ho coinvolto due miei compagni di classe, Aurora e Ciro, ma stiamo attenti a stare sempre lontani uno dall’altra, la cucina è grande». Ha usato tutti i suoi risparmi per comprare gli ingredienti, quando li ha finiti è andato a bussare alla grande distribuzione, pian piano si è sparsa la voce: «Adesso cuciniamo per circa duecento persone ogni giorno, anche panini che conservano per la notte. Fanno orari massacranti, negli ospedali, pare non stacchino mai. Sono stoici». Un po’ stoico lo è anche lui, con il suo grembiulone nero. Con gli amici organizza le consegne in furgone, tutti e tre con guanti, mascherina e protezioni: lui rifornisce il Sacco, Ciro il Niguarda, Aurora la Croce Verde. «Piccola impresa di emergenza», la chiamano loro: «Rendersi utili alleggerisce la quarantena». Quando non cucinano raccolgono le materie prime e hanno persino lanciato una colletta (chefincorsia, su GoFundMe). Per titolo ha una parola sola: «Serve».
Creativo Volevo aiutare, non sapevo come, poi mi è venuta un’idea: uso gli spazi della gastronomia di famiglia