Genitori in quarantena Una casa per i bimbi soli
Operativa la tensostruttura d’urgenza da 14 posti Portello, macchinari per 2 milioni dalla famiglia Rovati La gestione al Policlinico. «Da lunedì pronti 26 letti»
Ci sono anche loro, i più fragili, i più deboli. I bambini e i ragazzi dai sei ai 14 anni rimasti soli, perché i genitori sono ricoverati in ospedale. Avranno una casa temporanea. Un intero piano in uno stabile di via Zumbini 6, 16 camerette con bagno e zona soggiorno, dove educatori, psicologi e volontari avranno l’immane compito di consolare l’inconsolabile: la separazione da un genitore.
Con tutto l’orgoglio possibile dell’ultimo arrivato, Guido Bertolaso lo chiama gioco di squadra. Al grande romanzo dell’apertura dell’hub della rianimazione nei padiglioni dell’ex Fiera, che con ogni probabilità sarà gestito con un ruolo di primo piano dal Policlinico, ogni giorno si aggiungono nuovi protagonisti. L’ultima fornitura prenotata per le corsie del neo ospedale sono 260 ventilatori polmonari acquistati da una holding della famiglia monzese di Lucio Rovati. Che li ha reperiti in Cina da un’azienda tra i leader mondiali della produzione di apparecchiature di anestesia e rianimazione. Costo dell’operazione circa due milioni di euro.
Un acquisizione lampo, nata dall’opportunità trovata da Bertolaso, che ha manifestato l’assoluta urgenza di chiudere l’operazione per consentire il via libera della struttura. I primi 50 giungeranno a Milano entro la settimana, mentre gli altri 210 arriveranno entro la fine del mese, per far fronte all’emergenza coronavirus. Al completamento della strumentazione medica in Fiera, si è iscritta ieri anche la società Arexpo, che ha ceduto materiale medico ad Areu, l’Azienda regionale Emergenza urgenza. Gli aiuti comprendono lettini pneumatici, carrelli d’emergenza, armadi per i farmaci, massaggiatori con batterie e aspiratori. «L’allestimento del nuovo ospedale alla Fiera sta procedendo e tutto sta andando avanti nel rispetto dei tempi che ci eravamo dati» ha confermato il governatore Attilio Fontana, facendo il punto di come si stanno adattando i vari ospedali lombardi. Quello delle terapie intensive resta il tema più critico e decisivo nella battaglia al Covid-19. Il numero dei pazienti intubati in Lombardia è salito ieri a 1.183, evidenziando però una certa stabilizzazione negli ultimi giorni. Ma l’apertura del maxi ospedale da campo in Fiera, che lunedì prossimo potrebbe inaugurare i primi 26 posti letto, garantisce soprattutto da eventuali sviluppi futuri del contagio anche nel resto d’Italia. «I primi due moduli dell’ospedale alla Fiera saranno pronti nell’arco di qualche giorno al massimo, è una risposta importante» ha aggiunto l’assessore al Welfare Giulio Gallera, che ha potuto annunciare, dopo un sopraluogo nel pomeriggio, anche i primi quattro pazienti ricoverati nello spazio ricavato al San Raffaele, operativo da ieri. «Stiamo finendo di allestire dieci posti di terapia intensiva nella tensostruttura ricavata all’interno del campo da basket. In totale sono 14 posti veramente importanti che, con i 16 del San Carlo, vanno a creare i 1.350 che abbiamo a disposizione oggi. Ma noi non ci fermiamo, anche se si riducono gli accessi ai pronto soccorso», spiega Gallera. A curare i pazienti saranno équipe di intensivi dell’ospedale fondato da Don Verzé, guidate dai primari Alberto Zangrillo e Luigi Beretta. «Questa è la dimostrazione che quello lombardo è un sistema sanitario formato da ospedali pubblici e privati accreditati», aggiunge Gallera.
La struttura è stata realizzata a tempo di record, in 8 giorni, grazie alla raccolta fondi promossa da Fedez e Chiara Ferragni, che in pochi giorni ha superato i quattro milioni di euro, con il contributo di oltre 200 mila donatori. Fondi utilizzati anche per ampliare la terapia intensiva interna dell’ospedale, ma soprattutto per portare avanti i lavori per un’altra tensostruttura ad alta tecnologia nel campo da calcetto adiacente al reparto già pronto, con altri 10 letti a disposizione. Lavori in corso. A ritmi solo fino a un mese fa impensabili anche in una città come Milano.