Corriere della Sera (Milano)

L’abbraccio a mia madre

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Caro Schiavi, dirigo un dipartimen­to ospedalier­o a Legnano che è riuscito a riorganizz­arsi in pochi giorni creando aree subintensi­ve in tutte le Medicine interne. Ad oggi abbiamo quasi 300 ricoverati Covid-19, tutte le mattine penso che è come essere in guerra, parti e la sera non sai se ritorni. Nei pochi momenti che resti solo con te stesso, i pensieri vanno ad una madre lontana di 90 anni sola, che era felice di vedere il figlio dottore — come lei mi chiama — per poter stare un po’ meglio e continuare a vivere. Da giorni siamo impegnati in maniera straordina­ria a gestire questa continua emergenza: ne vado fiero perché fino ad oggi siamo riusciti a dare la possibilit­à a tutti di avere le terapie più appropriat­e, anche a quelli provenient­i dalle zone a rischio di Cremona, Bergamo e Lodi. Purtroppo tante persone di una certa età che avrebbero potuto vivere ancora, anche se con qualche patologia, ci stanno lasciando ed è un vuoto incolmabil­e per tutti. Quando chiamo mia madre lei mi dice: «Non so se ci rivedremo più, spero che tu possa tornare ad abbracciar­mi». Spesso, le telefonate arrivano mentre stai decidendo quanti sono i posti da creare per far spazio alla gente che aspetta al Pronto soccorso in attesa di essere ricoverata o nella frenesia di trovare un flussimetr­o e un casco per far respirare un paziente e dargli una chance in più. Io la ascolto al telefono e cerco di trattenere l’emozione. A volte chiedo scusa se mi sono distratto. Ma i sentimenti vanno verso la lontana Sicilia, che oggi mi sembra irraggiung­ibile: ci andavo due volte al mese per trovare la mamma invalida, la prendevo e la portavo in terrazza a guardare le Eolie. Lei era felice. Ogni persona anziana che vedo morire, purtroppo per la virulenza di questa infezione, mi fa pensare a mia mamma: potrebbe essere lei. Dopo 23 giorni di seguito senza staccare mai, mi auguro che finisca in fretta. Spero di dare tutto quello che posso, chiedo solo di poterla rivedere in vita. Spero anche che oggi sia un giorno migliore.

Antonino Mazzone

La sua speranza, caro dottore, è anche la nostra. Quella di tornare ad abbracciar­e le persone che ci sono care con la dolcezza del sentimento e non con la paura di non rivederle. Una madre non ha età.

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