Corriere della Sera (Milano)

Fuga da Oxford «Là è il caos»

Il racconto di Stéphanie, 26enne iscritta alla Bicocca: in Inghilterr­a anche il principe Carlo si è ammalato ma a lungo hanno sottovalut­ato la crisi e ora è il caos

- di Federica Cavadini

Stéphanie Cancelli, una 26enne universita­ria della Bicocca, racconta la sua «fuga» da Oxford.

«Sul bus da Oxford all’aeroporto di Heathrow siamo riusciti a fare anche le mascherine, con tre strati di carta da forno, seguendo un tutorial su Youtube. Ma non era finita. Ci avevano già annullato un volo. E anche arrivati all’imbarco abbiamo rischiato di non partire, ai passeggeri di altri Paesi chiedevano un documento dell’ambasciata, che non avevamo. Poi ci hanno imbarcato e passando da Dusseldorf siamo arrivati a Fiumicino».

Stéphanie Cancelli, universita­ria della Bicocca, 26 anni, racconta il suo rimpatrio da un Paese dove «l’emergenza Covid non era percepita, tavolini dei bar pieni, niente distanziam­ento né mascherine, come se lì non ci fosse un rischio contagio». Dopo un viaggio lungo un giorno, è arrivata in Italia giovedì scorso con un altri due ricercator­i. «Mentre qui era chiuso tutto già dal 9 marzo lì la stretta è arrivata tardi. Anche se iniziavano a salire i casi di contagio. A Oxford si era saputo anche di cinque studenti positivi, ma accendevi la television­e e Boris Johnson diceva, tutto bene. Poi il quadro è cambiato e in poche ore ho deciso di partire. Ora sono a casa, in quarantena, i miei genitori li ho salutati solo dalla finestra.

Qui però mi sento più al sicuro». Stéphanie, all’ultimo anno della laurea magistrale in Fisica, era arrivata in Inghilterr­a il 23 febbraio con il programma Erasmus. Era lì per completare gli studi per la tesi nel centro di ricerca di Ral. «In realtà dovevo andare in Cina ma l’università aveva annullato per l’emergenza coronaviru­s». Quindi nuova destinazio­ne, Oxford. «Sono partita due giorni dopo il primo caso a Codogno, avevo comprato per scrupolo una mascherina e infatti ero l’unica ad averla, ma nessuno immaginava quello che sarebbe successo. Leggevo i quotidiani italiani, però il clima lì era diverso. C’era confusione, andavi al supermerca­to e trovavi gli scaffali vuoti, mancava la pasta, la carta igienica, disinfetta­nti, medicinali, il governo però non annunciava misure restrittiv­e. La chiusura, il lockdown, è scattata pochi giorni fa. Adesso poi si è saputo che anche il principe Carlo è positivo».

Si sono fermati prima i ricercator­i, spiega Stéphanie dalla sua casa di Travagliat­o, nel Bresciano. E racconta: «Il lunedì sera mi avvisano che la campagna di sperimenta­zione è annullata. Mi chiamano i tutor inglesi e i professori da Milano: “Meglio rientrare”. Trovo subito un volo ma il giorno dopo la compagnia lo annulla. Quella stessa notte da Abingdon, dove abitavo, con altri ricercator­i “in fuga” prendiamo un taxi per Oxford, poi il bus per l’aeroporto. Lì c’è un volo per Malpensa, ma risulta “non acquistabi­le”. Quindi arriviamo a Fiumicino facendo scalo in Germania. E a Roma noleggiamo un’auto per arrivare a casa». Adesso quarantena. E studi. «A Oxford sono riuscita a completare le ricerche per la tesi, in ottobre la laurea».

 Documenti Non avevo certificat­i dell’ambasciata: ho rischiato di non partire

La paura Mentre in Italia era già tutto chiuso qui salivano i casi di contagio

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In aereo Stéphanie Cancelli, fisica, con i ricercator­i Luca Giacomelli e Oscar Putignano rientrati da Oxford per l’emergenza Covid

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