Corriere della Sera (Milano)

Folla in salotto Così si convive

Un milanese su tre operativo da casa mentre i figli (seduti allo stesso tavolo) si collegano con i professori Viaggio nella logistica domestica. «Serve fantasia»

- di Elisabetta Andreis

Viaggio nella logistica domestica: genitori al lavoro da casa e figli collegati con i professori.

Più di un terzo dei milanesi in smart working divide la stessa stanza con altri componenti della famiglia, a loro volta in smart working o «smart schooling». I salotti scoppiano mentre la tecnologia avanza. La più attrezzata, forse, è Marta Rampichini, docente di matematica al Volta. Si è allestita un vero e proprio «set casalingo» da dove impartisce le lezioni agli studenti. Il marito, che restaura antichi strumenti musicali e si intende di informatic­a, da un microscopi­o ha ricavato una sorta di webcam: «Abbiamo messo luci da studio fotografic­o per rendere più morbida l’immagine, montato le casse audio e una lavagna sulla libreria, è stato anche divertente — dice Rampichini —. Il ciak è di fianco a mia figlia, che a sua volta è in videochat coi professori». Nulla è scontato, in questa situazione: ci sono famiglie che hanno dispositiv­i per connetters­i come se piovesse e tante altre che in casa non hanno neanche un computer. «La mia classe è formata da alunni di tutto il mondo e con livelli di competenza piuttosto disomogene­i. Limitarsi alle lezioni di classe da remoto non è abbastanza, ho istituito anche micro video chat a tre», dice Laura Sidoti della primaria Muzio, a sua volta circondata da numerosi figli alle prese con la didattica digitale e il marito in smart working pure lui.

Si inventano nuove routine domestiche, senza poter uscire di casa. «Comunico con gli studenti dal salotto, che è poi anche la cucina, visto che abito in un bilocale», scherza Rosanna Chiumiento, docente di inglese. «Mi mancano molto, ma a volte staccano la videocamer­a, cosa faranno invece di ascoltare?», chiede Teresa Caputo del Varalli. «Le nostre mattine hanno un nome nuovo, quello della piattaform­a Zoom. Si interagisc­e, sono responsabi­li», assicura Elena d’Incerti del Beccaria. In questa situazione diventa cruciale ascoltare i ragazzi, seguirli. «È una sfida ancora più ardua non lasciare indietro nessuno», considera Mario Secone del Virgilio. «Io evito le video lezioni in streaming, piuttosto registro audio che tutti possono ascoltare prendendo appunti», aggiunge Maurizio Zuliani del Tito Livio. Ognuno con le proprie convinzion­i, tutti a dare il massimo. «Mi metto con la parete bianca alle spalle per le lezioni, anche perché il resto della casa è impresenta­bile. Abitiamo con due adolescent­i, l’ordine non esiste — racconta Elena Benaglia del classico Manzoni —. Ogni tanto durante le lezioni la gatta mi salta sulla spalla e i ragazzi ridono, ma non c’è strumento digitale che possa sostituire il gruppo “in presenza”». Racconta Rossana Ghezzi da via Fratelli Beolchi, a Trenno: «Le quattro figlie sono in smart schooling, noi in smart working. In salotto anche l’asse da stiro per non imbruttirs­i del tutto, se questo è un incubo svegliatem­i!». E Gualtiero Pezzoni: «Sono confinato con quattro donne, la moglie e le figlie, tutte laboriose». Massimo Casati dell’Ipseoa Carlo Porta si è organizzat­o nell’appartamen­to della nipote («Collegarmi con gli studenti migliora il loro umore e il mio»), Francesco Mirarchi dell’Iis Schiaparel­li Gramsci, cuffie e sussurri, si dà un tono («La sfida è da raccoglier­e ora o mai più») mentre Lara Pipitone della media Manara osserva: «Entrare nelle case degli altri in qualche modo avvicina». «Si lavora a pieno ritmo, secondo l’orario convenzion­ale — assicura Adriana Briotti, liceo Berchet —. Abbiamo ripreso anche interrogaz­ioni e verifiche». Teresa Summa del Parini parte dalla letteratur­a: «Leggiamo “Cecità” di Saramago, mostro la foto di Aylan, il piccolo migrante curdo morto sulla spiaggia. Chiedo cosa ha a che fare quella foto con l’epidemia del romanzo, e con quella attuale. Mi rispondono che siamo tutti ciechi davanti ai numeri del dolore finché non vediamo un volto e un corpo. Qualcuno ha perso un parente per il Covid19, sento che mai come ora il dialogo educativo è veramente tale».

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Nella prima foto dall’alto Gualtiero Pezzoni con le figlie Vittoria, Ginni e Viola e la moglie Tania al tavolo di casa, in zona Ticinese; Marta Rampichini, prof del Volta, e il set per le videolezio­ni; Rossana Ghezzi, impiegata, con le figlie Sara, Marta, e Anna Elena
Vicini Nella prima foto dall’alto Gualtiero Pezzoni con le figlie Vittoria, Ginni e Viola e la moglie Tania al tavolo di casa, in zona Ticinese; Marta Rampichini, prof del Volta, e il set per le videolezio­ni; Rossana Ghezzi, impiegata, con le figlie Sara, Marta, e Anna Elena

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