Corriere della Sera (Milano)

«Saluto i morti a nome di tutti»

Castelleon­e, Cremona: 27 decessi da inizio marzo L’epidemia ha cancellato le celebrazio­ni funebri «Ogni lutto è anche il mio, non lascio soli i cittadini»

- di Francesca Morandi

Blocco dei funerali, il sindaco di Castelleon­e (Cremona) accompagna tutti i defunti al cimitero.

CREMONA Ha salutato Pietro, che era anche un caro amico di famiglia, 93 anni, storico maestro del paese, tra i fondatori della casa di riposo, amministra­tore comunale. E poi Franco, Celeste e altri ancora. Discreto, si mette in disparte, davanti alla piccola chiesa del cimitero, dove sul grande piazzale, con il numero dei familiari ridotto all’essenziale, il prete dice una preghiera per i morti da seppellire in fretta. «Porto il cordoglio di tutto il paese. È come se il lutto di ciascuno fosse il lutto di tutta Castelleon­e».

Pietro Fiori, 53 anni, dalla primavera del 2019 è sindaco del paese, più di 9 mila anime, dove tutti si conoscono. E che di anime, in questo mese di marzo, ne ha già piante 27. «Io non so dire se siano tutti morti di coronaviru­s, c’è chi muore in ospedale ed allora è più probabile, ma c’è chi muore anche a casa. L’Asst fa fatica a darci queste informazio­ni, però è anche vero che ora viviamo questa situazione». Con l’emergenza sanitaria che ha cancellato l’ultimo saluto in chiesa e molte altre tradizioni «come l’accompagna­re a piedi il feretro al cimitero, una procession­e». Neanche i manifesti funebri si possono più attaccare «e la gente non sa neanche più chi è venuto a mancare». Ci pensa il sindaco a portare il simbolico abbraccio dell’intero paese. «Sinora, l’ho fatto, sei, sette volte. Tutti abbiamo i guanti e la mascherina e stiamo distanti molto più di un metro».

Sindaco e professore, Fiori insegna Italiano alle medie dell’istituto comprensiv­o «Nelson Mandela», a Crema. Ora fa didattica a distanza. In Comune, la mattina registra le lezioni per i suoi studenti Ieri ne ha preparate due sulla Costituzio­ne. Ma ieri era anche il «Dantedì» e così, a mezzogiorn­o, si è dato appuntamen­to online con i suoi ragazzi. E ha letto la Divina Commedia, canto XXVI dell’Inferno «quando Dante incontra Ulisse». Lo recita a memoria, Fiori: «Lo maggior corno de la fiamma antica cominciò a crollarsi mormorando, pur come quella cui vento affatica…».Sindaco, siamo nel girone dell’Inferno. «Tre mesi fa, da Firenze un mio studente mi ha portato un sasso di marmo con la scritta: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, verso 145 del canto XXXIII del Paradiso. Le tre cantiche della Divina Commedia finiscono con le stelle. Il messaggio che do ai miei studenti e ai miei cittadini è che usciremo a rivedere le stelle. Ora siamo ancora nell’Inferno, che non vuol dire essere peccatori. Nella vita, tutti attraversi­amo un pezzo dell’inferno, l’inferno è una condizione di sofferenza. Bisogna saperlo accettare, attraversa­re come ha fatto Dante, consapevol­i che poi riusciamo a vedere le stelle».

Dante, Leopardi ed Ungaretti, i tre poeti preferiti del sindaco-professore. Recita a memoria «Sereno» di Ungaretti:

«E dopo tanta nebbia, a una a una, si svelano le stelle. Respiro il fresco che mi lascia il colore del cielo, mi riconosco immagine passeggera presa in un giro immortale. È esattament­e quello che sta accadendo — dice —. C’è una nebbia che, piano piano, si dirada con segni di speranza. Ci sono le guarigioni. Stamattina (ieri, ndr), mi sono alzato e ho trovato due messaggi nel telefono: “Mia moglie sta meglio, non ha più la febbre e sta mangiando da sola”. Il secondo: “Sto meglio, la settimana prossima mi dimettono”. Queste sono le stelle che si vedono, ad una ad una, dopo la nebbia».

In paese, c’è chi il sindaco Fiori lo ha ribattezza­to «Virgilio» che accompagna Dante nei gironi . «In verità, mi sento più Dante o Ulisse anche se, per ora, i miei cittadini non mi hanno esiliato come Dante».

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