Sala: l’uscita dal blocco? Ci vorrà tempo e gradualità
Sala: cominciamo a riflettere sul post «lockdown» E anche sull’ipotesi di tracciamento attraverso le app Online la lista dei negozi di vicinato per tagliare le code
L’emergenza e il possibile aiuto della tecnologia. Le code ai supermercati e il ritorno alla normalità. Nel suo quotidiano messaggio alla città, Beppe Sala affronta i diversi aspetti della Milano assediata dal Covid-19. A partire da una delle situazioni simbolo della vita al tempo del coronavirus: le interminabili file di persone in attesa di fare rifornimenti. E, insieme al mondo del commercio, prova a dare una risposta alle esigenze dei cittadini, creando un’alleanza diffusa di negozi di quartiere, mappati online e disponibili a consegnare a domicilio. Al tempo stesso il sindaco inizia a riflettere anche al post lockdown, immaginando una via d’uscita per far ripartire gradualmente il motore della capitale economica del Paese.
Il sindaco guarda alla «ricostruzione». Dopo la lunga quarantena, bisognerà correre per recuperare lo smalto di un tempo. E Sala lancia una proposta sulla strada da percorrere: perché non procedere a scaglioni? La base sono i dati dei contagi. «La pandemia colpisce tutti», dice, ma a soffrire di più sono gli anziani, principale obiettivo del Covid-19. Il «ritorno alla normalità e al lavoro» dovrà allora tenerne conto. Il sindaco immagina quindi che l’uscita dall’isolamento domestico non sia generalizzata, ma proceda con «una gradualità che tenga conto dell’aspetto anagrafico». In pratica: i primi a rompere la quarantena saranno i più giovani, chi ha più capacità di resistere al virus. «Ci sto pensando per quanto riguarda le migliaia di dipendenti del Comune».
A fine emergenza sarà importante anche capire chi avrà già sviluppato le difese contro il contagio: «Dobbiamo capire il nostro livello di immunità e quindi sottoporci a test con l’analisi degli anticorpi. Ci stiamo riflettendo e lavorando». Intanto c’è la tecnologia che potrebbe aiutare, con vantaggi e rischi. «Si parla molto di questa app che ci localizza per associare i nostri movimenti alle zone dove il rischio pandemico è più forte. È una violazione alla privacy, certo. Ha senso? Altrettanto, certo», dice Sala lasciando aperta la riflessione sull’opportunità di adottare uno strumento di questo tipo.
Infine, ci sono le code davanti ai supermercati, diventate ormai routine. In attesa che il dialogo con Federdistribuzione porti a un risultato, Palazzo Marino corre ai ripari. La soluzione è sfruttare il capitale rappresentato dai negozi di quartiere. Nasce così la mappa di «quei piccoli negozi di prossimità — la descrive Sala — che sono aperti e che fanno servizio a domicilio». Sono (per ora) quasi 400: dalla panetteria, alla macelleria, all’ortolano, ai banchi dei dodici mercati comunali coperti. La mappa, online sul portale web del Comune, offre tutte le informazioni: orari, contatti e modalità di pagamento. «È un servizio utile ai milanesi — spiega l’assessore alle Attività produttive Cristina Tajani —. Le realtà di vicinato possono risultare strategiche per limitare gli spostamenti e rispondere ai bisogni soprattutto degli anziani e delle persone costrette a casa». «La consegna a domicilio — conclude Sergio Pietro Monfrini di Assofood — in questo momento drammatico acquisisce un valore sociale e morale e per questo il nostro impegno si intensifica».