Gioielli storici, le copie perfette d’autore
Da Barbarossa a Napoleone: l’artista che intaglia pietre preziose come negli originali
L’originale della Corona Ferrea, che secondo la leggenda contiene un chiodo della Croce di Cristo ed è stata indossata dal Barbarossa, da Carlo V e Napoleone, è conservata nella cappella Teodolinda del Duomo di Monza. La copia perfetta si trova invece nel museo del Duomo. A realizzarla è stato l’artista orafo Bruno Freddi che negli anni ha realizzato altre copie (perfette) di gioielli storici come la corona della regina Teodolinda. Pezzi pregiati che, quando l’emergenza terminerà, faranno parte di una mostra che girerà l’Italia. Tra i suoi «falsi» d’artista, preziosi quanto gli originali per le pietre e i materiali utilizzati per realizzarli, anche l’elmo di Costantino.
MONZA È in una semplice scatola di legno che Bruno Freddi, 83 anni, pittore, scultore, performer conserva la sua Corona Ferrea. Una copia fedele, identica all’originale, a quel capolavoro dell’oreficeria longobarda, conservata nella cappella di Teodolinda del Duomo di Monza e venerata come reliquia, perché, secondo la tradizione tramandata da Sant’Ambrogio, ha al suo interno un chiodo della Croce. Tra le mani, nel suo atelier d’artista nel piccolo borgo di Osnago nel lecchese, Bruno Freddi rigira il suo capolavoro e snocciola cifre: 605 grammi di peso, 15 centimetri di diametro, ventidue gemme a cabochon, ventisei rosette lavorate a sbalzo e lastrine smaltate. «Ci sono corindoni, o zaffiri chiari, fatti arrivare dallo Sri Lanka — spiega —, ametiste, granati d’oriente che ho tagliato a metà ed incastonato come nell’originale, seguendo tutti i dati raccolti dall’analisi compiuta dall’Istituto Gemmologico Italiano alla fine degli anni Ottanta».
È in quegli anni che Bruno Freddi, dal suo studio in piazza Duomo a Milano, viene in contatto con il Comune di Monza: realizza nel 1985 una grande antologica con trecento opere in Villa Reale. «Poco dopo, dall’amministrazione comunale mi arriva la commessa per realizzare una serie di placche d’argento dorate identiche a quelle che compongono la Corona Ferrea». L’artista ne realizza ventisei in un anno, ma il progetto cambia in corsa e gli amministratori di allora gli chiedono di assemblarne dodici per realizzare due corone identiche: una da donare al museo del Duomo e l’altra da esporre in sala giunta, dove è ancora oggi. Nello stesso periodo le famiglie della nobiltà milanese gli chiedono altri gioielli come la riproduzione fedele ed elegantissima della corona della regina Teodolinda che finisce a Villa Del Bono a Cremella o una scatola in oro con gemme per il nobile Alfonso Rombelli.
Per anni invece le 14 placche dorate restano nella cassaforte di Freddi fino a che decide di utilizzarne sei per realizzare una quarta copia della Corona Ferrea. «Gli amici si sono divertiti a farsi fotografare con questa corona appoggiata sul capo — scherza —, ricordando i personaggi storici che la scelsero per la loro incoronazione da Berengario al Barbarossa, da Carlo V a Napoleone. Ora ho deciso di mostrarla in pubblico. È già stata a Lecco e a Napoli dove tornerà al museo di San Gennaro appena passata l’emergenza in corso». A Napoli Bruno Freddi spedirà anche un altro oggetto legato al Sacro Chiodo, l’elmo di Costantino che ha ricostruito. «La regina Elena la fece realizzare per il figlio Costantino, un elmo circondato da un diadema ad otto placche. Nel tempo l’elmo andò perduto».