Contagi in salita dopo la tregua
Balzo anche in città, ma si fanno più tamponi. Tracciamento di casi sospetti, scontro sulla direttiva «dimenticata»
Tornano a salire i contagi. Dopo tre giorni di tregua, i numeri dell’emergenza coronavirus ricominciano a salire. Oltre 2.500 i nuovi casi «positivi» nell ultime 24 ore in Lombardia. Le vittime sono ormai 4.861. Ma se sulle province di Brescia e Bergamo il trend resta vicino al 5%, preoccupa Milano dove ieri si è tornati a un tasso di crescita del 12%. E i decessi tra capoluogo e provincia per Covid-19 sono già 690. Tanto che il Comune ha bloccato le cremazioni al forno di Lambrate per i non residenti. Con i numeri crescono anche le polemiche legate alla gestione delle prime fasi dell’emergenza da parte della sanità lombarda. Con le opposizioni che attaccano la giunta guidata da Attilio Fontana per la decisone di non effettuare tamponi su larga scala a tutti coloro che sono in quarantena.
Tornano a salire i numeri dell’emergenza coronavirus. Dopo tre giorni di progressiva, anche se lenta, riduzione dei contagi e delle vittime, i dati della Lombardia ricominciano a crescere. Un segno che la fase più dura dell’epidemia non è finita. E un elemento che spegne quel poco di entusiasmo che si era creato intorno al calo dell’ultima settimana. «I dati non sono buoni — ha commentato il governatore Attilio Fontana —. Dovremo valutare se è un fatto eccezionale o se è un trend in aumento, il che sarebbe un po’ imbarazzante». Ma se è vero che rispetto a mercoledì i positivi salgono di 2.543 nuovi casi, a crescere nelle ultime 24 ore è anche il numero dei tamponi effettuati: seimila in più. E all’appello degli 81 sindaci milanesi che volevano tamponi per tutti i malati, Fontana ha risposto confermando la linea della Regione.
Le oscillazioni
L’indicatore decisivo per comprendere le oscillazioni dei numeri è quello delle percentuali. Ossia quanto l’aumento giornaliero vada a incidere sul numero dei casi totali. In questo modo si ricava la «curva» dei contagi, l’indice che visualizza l’evolversi dell’epidemia. Negli ultimi giorni quello sulle province di Bergamo e Brescia è diminuito o rimasto stabile intorno al 5%. E questo è un segnale positivo, perché due settimane fa si viaggiava intorno al 20%. Brescia e Bergamo sono stati il fronte più caldo delle ultime due settimane, quindi la «curva» sta progressivamente rallentando. Anche se non è ancora a crescita zero.
Le aree più esposte
In Lombardia sono tre le aree dove il contagio negli ultimi giorni è tornato a crescere in modo preoccupante. Una di queste è la provincia di Sondrio dove però i valori assoluti dell’epidemia sono ancora bassi. Più critica è la situazione del Lodigiano. Non tanto per la portata delle percentuali, ma perché nella provincia di Lodi — dove è stata creata la prima zona rossa intorno a Codogno — s’erano visti i risultati più importanti con la percentuale di crescita che era scesa fino all’uno per cento. Invece ieri la crescita è ri
tornata sopra quota 4% con 84 nuovi casi rispetto ai 24 del giorno precedente e ai 41 di lunedì. Un segnale, quindi, poco incoraggiante. Ma a destare i timori maggiori è ancora Milano. In provincia il tasso di crescita è raddoppiato nelle ultime 24ore: si è passati dai 6.074 casi di mercoledì ai 6.922 di ieri. Un aumento di 848 casi che significa il 12%. Lo scorso fine settimana i dati milanesi erano calati fino al 4%, tanto che il pericolo di una epidemia diffusa sulla città era apparso scongiurato.
Il tasso di mortalità
Un dato significativo è anche quello dei morti. In Lombardia le vittime sono 4.861 e sono aumentate ieri dell’8%. Nell’area Milanese sono 690 e il trend è del 12%. Ieri Palazzo Marino ha deciso uno stop alle cremazioni dei «non residenti» al forno del cimitero di Lambrate. Il motivo è legato alle tante salme di malati che, pur non vivendo a Milano, sono morti nelle strutture sanitarie cittadine. Per evitare il rischio saturazione, quindi, il Comune ha previsto che «per tutte le persone che verranno a mancare da domenica 29 marzo e che non sono residenti in città, sia prevista la cremazione in altre strutture fuori città». In alternativa verrà offerta la possibilità di inumazione o di tumulazione.
Milano e la Lombardia però continuano a lavorare per avere nuovi posti di terapia intensiva. Il cantiere dell’ospedale in Fiera va avanti, nonostante il forfait di Guido Bertolaso, l’uomo scelto da Fontana per allestire la struttura, ancora ricoverato al San Raffale. Le sue condizioni sono stabili. Positivo, e ricoverato in ospedale, da mercoledì mattina, è anche Luigi Cajazzo, il direttore generale dell’assessorato al Welfare di Giulio Gallera: «Sto abbastanza bene, ma devo restare ricoverato — dice —. Conto di continuare a lavorare dal Sacco».
Il dg di Gallera
«Sto abbastanza bene, ma resto ricoverato Conto di proseguire a lavorare dal Sacco»