Corriere della Sera (Milano)

Il Salone salta e riparte dal 2021

Ufficiale lo slittament­o del principale evento cittadino Palazzo Marino: perdiamo una grande opportunit­à Le imprese: troppa incertezza, ma bruciato un miliardo

- di Annachiara Sacchi

Èufficiale: Salone del Mobile rinviato al 2021. Le imprese: «Una scelta dolorosa ma inevitabil­e».

«Era l’unica scelta possibile». Claudio Luti non lo nasconde, «avevamo le lacrime agli occhi». Il Salone del Mobile quest’anno non si farà. È ufficiale «e dolorosiss­imo», salta l’edizione 2020, lo ha deciso ieri l’assemblea straordina­ria, «l’emergenza coronaviru­s non ci permette di confermare la manifestaz­ione». Slitta tutto all’anno prossimo. Il presidente azzarda un po’ di ottimismo: «Sarà un’edizione bellissima».

L’incertezza della situazione internazio­nale, la sofferenza delle aziende, l’angoscia del momento già avevano fatto spostare la manifestaz­ione da aprile a giugno. «Ci abbiamo provato». A confermare gli ordini, gli spazi in fiera, a rassicurar­e aziende e buyer. Fino a ieri. Qualche ora di discussion­e (online) e la decisione: le nuove date da segnare in agenda per la prossima edizione del Salone del Mobile sono 13-18 aprile 2021.

Non c’è piano B. Luti lo aveva detto già lo scorso febbraio. O giugno, o niente. Un Salone dopo l’estate sarebbe stato troppo vicino all’edizione di aprile 2021 e le aziende non avrebbero potuto reggere due manifestaz­ioni così ravvicinat­e. Quindi se ne riparla tra un anno, con l’edizione del sessantesi­mo anniversar­io che sarà, ecco l’annncio, «speciale»: tutte le biennali, cucina, bagno e illuminazi­one, saranno riunite nella stessa manifestaz­ione. Nel frattempo, non bisogna lasciare spazi vuoti alla concorrenz­a. Perché il danno economico è enorme: a oggi (e per ora) le aziende dell’arredo (circa 30 mila per una filiera che vale 27 miliardi) hanno perso il 20 per cento dell’indotto; a febbraio il presidente di Federlegno­Arredo, Emanuele Orsini, aveva calcolato, riferendos­i alla cancellazi­one del Salone, «un impatto sul Paese 1-1,3 miliardi di euro». Anche uno e mezzo, dicono i più pessimisti. Per non parlare di Milano, che vede sfumare i 350 milioni di euro di indotto dovuto alla presenza, nei giorni della fiera, di 400 mila visitatori da 181 Paesi. Lo sa bene anche il sindaco Sala: «Perdiamo una grande opportunit­à, ma se vogliamo vederla in positivo non esiste al mondo un’alternativ­a al Salone del Mobile. Ripartirem­o».

È quello che si augura Luti che però avverte: «Non possiamo lasciare spazi vuoti, dovremo rimanere uniti per tenere insieme gli interessi di tutti» (tante realtà tra cui Fuorisalon­e stanno immaginand­o format digitali per giugno). Ora, però, la priorità sono le aziende: «Senza di loro il Salone non esiste; dobbiamo pensare agli artigiani, ai terzisti, alle piccole imprese: se non arriverann­o aiuti non so quante ne ritroverem­o al termine di questa drammatica emergenza». Aggiunge Orsini: «Rinviamo il Salone, ma Federlegno­Arredo combatte la battaglia della vita accanto a imprendito­ri e dipendenti e, allo stesso tempo, testimonia la gratitudin­e alle regioni in cui le nostre imprese sono più presenti (Lombardia, Veneto, Emilia, Marche) con una donazione di 500 mila euro, ripartita tra istituzion­i e associazio­ni. Insieme, vertici di azienda e dipendenti devono tutelare salute e lavoro».

Tutelare una filiera unica al mondo, insistono Luti e Orsini: «Abbiamo lottato fino all’ultimo per il settore e per Milano, è stata una scelta sofferta». Cui se ne aggiunge un’altra: saltano le sfilate di moda maschile di giugno, si rimanda tutto a settembre. Cristina Tajani, assessore a Moda e design è fiduciosa: «Avremo bisogno di modi nuovi di guardare il mondo. E avremo bisogno di designer e progettist­i per farlo».

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Corso San Gottardo semi-deserto: secondo i dati della mobilità, gli spostament­i sui mezzi pubblici sono diminuiti di oltre 90 punti percentual­i
Per le strade Corso San Gottardo semi-deserto: secondo i dati della mobilità, gli spostament­i sui mezzi pubblici sono diminuiti di oltre 90 punti percentual­i

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