Calo di contagi ma picco di morti Fontana: «Ora si vede la discesa»
Meno accessi ai pronto soccorso, più visite a domicilio «Dati da analizzare su un arco temporale di giorni» Sala: il bollettino quotidiano genera troppa ansia
È difficile parlare di notizie positive di fronte a 541 morti, il dato giornaliero regionale peggiore dopo i 546 decessi di sabato. Anche perché il totale dall’inizio dell’epidemia è salito ora a 5.402 vite umane letteralmente soffocate. Ma al sesto piano di Palazzo Lombardia — dove lavora l’unità di crisi, a sua volta colpita al cuore dal contagio del direttore generale del Welfare Luigi Cajazzo — è fondamentale scrutare tutti i numeri che arrivano dal fronte della sanità per leggervi segnali, moniti, speranze e conferme.
Così, nel giorno in cui si registrano 2.409 nuovi contagi che portano il numero totale a 37.298 della Lombardia, il presidente della Regione Attilio Fontana può concedersi un messaggio cautamente positivo, dopo l’allarme di giovedì: «Sicuramente non sta crescendo la linea di contagi ma penso stia per iniziare la discesa. È la dimostrazione che per avere una visione realistica, bisogna fare la media su almeno cinque giorni. Capisco il sacrificio e le difficoltà di tutti nel rispettare le regole e per questo — aggiunge il governatore rivolgendosi ai lombardi —. Uno sforzo che, ne sono certo, non sarà vano. E lo dico prendendo spunto dalla notizia che giunge oggi dalla Cina, secondo cui a Wuhan il contagio si è sostanzialmente bloccato». E sottolinea che «i dati rilevati dalle celle telefoniche indicano che siamo al 35 per cento degli spostamenti e siamo scesi di 7 punti in una settimana».
L’assessore al Welfare Giulio Gallera spiega: «I dati sono ancora un po’ alti, ma in linea con quelli di ieri — premette — ma c’è un elemento confortante: continua a ridursi la pressione sui pronto soccorso. Al San Matteo di Pavia abbiamo registrato addirittura una riduzione degli accessi del 30 per cento e a Lodi il numero di pazienti per problemi non connessi al Covid-19 è più alto del numero dei casi di Coronavirus». Un indizio del fatto che «gli sforzi che stiamo compiendo stanno danno risultati misurabili, negli ospedali si comincia lentamente ad allentare la pressione».
Secondo l’assessore «l’aumento del contagio registrato in Lombardia è anche legato all’allargamento della platea dei tamponi. La linea ci dice che c’è una situazione costante, non cresce in maniera esponenziale». Aumentano i dimessi in isolamento domiciliare (19.467, +1.356), rallentano i ricoverati non in terapia intensiva (11.137, +456) e il numero di tamponi: 95.860 contro 87.713. Nelle terapie intensive sono arrivati 29 pazienti in più, per un totale di 1.292.
Per quanto riguarda Milano, i contagi sono diventati 7.496 (+547) di cui 3.009 in città (+261). «Stiamo rafforzando in maniera significativa l’attività sul territorio — spiega ancora Gallera — per prenderci cura di quelle persone cosiddette “paucisintomatiche”, recependo una direttiva nazionale che ha accolto le richieste dei medici di base di maggiore tutela, affiancando loro dei pool di assistenza domiciliare». Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) andranno quindi a visitare i pazienti, «li sorveglieranno o stabiliranno, se necessario, di collocarli in degenze di sorveglianza quando non possono essere sorvegliati a domicilio».
Per quanto riguarda il nascente nuovo ospedale d’emergenza nei padiglioni 1 e 2 della Fiera, il presidente Fontana ha annunciato ieri che l’approvazione di una delibera di giunta che affida alla ‘Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano la messa in esercizio della nuova struttura ospedaliera temporanea. «In pratica — spiega — diventerà un reparto del Policlinico che gestirà il personale, le degen
ze, i beni e i servizi». E l’assessore Gallera tiene a far sapere che, dal suo letto di ospedale, Guido Bertolaso continua a seguire i lavori.
Nell’illustrare i dati e anche gli sforzi della macchina della sanità lombarda, Gallera si sofferma su una considerazione verosimilmente indotta dalle polemiche crescenti degli ultimi giorni sulla gestione dei tamponi: «Abbiamo commesso errori? Sicuramente. Ma altrettanto sicuramente abbiamo fatto il massimo perché tutto questa ondata di dolore trovasse una risposta adeguata — dice guardando nella telecamera —. Sono 36 giorni che con un’intensità pazzesca lavoriamo per questo. Lo fanno i nostri medici e i nostri infermieri, che fino al 20 febbraio non immaginavano, come anche noi, cosa sarebbe potuto succedere».
Sul bollettino quotidiano , però, solleva dei dubbi il sindaco Giuseppe Sala: «Sarebbe meglio comunicare le cifre ogni 3-4 giorni, ragionare sulla giornata rischia di creare soltanto ansia tra la gente».