In un mese 43 decessi «Intervenga il prefetto»
Lodi Rsa Santa Chiara
Trentotto pazienti morti in 25 giorni contro i quattro dello scorso anno. Addirittura 43 dal 20 febbraio, giorno della scoperta del primo paziente a Codogno. Quasi metà del personale in isolamento. E nessun tampone effettuato, che possa dimostrare come l’epidemia sia entrata anche nella Fondazione Santa Chiara di Lodi, la casa di riposo più capiente della provincia, con 260 ospiti. All’esterno della struttura di pare quasi un giorno normale, non fosse per uno striscione appeso al secondo piano: «Resistere». «I numeri fanno paura», dice Stefano Caserini, consigliere comunale di opposizione che implora la prefettura di Lodi di imporre all’Ats Città Metropolitana che si facciano i tamponi anche a Santa Chiara. «Il presidente della Fondazione, Corrado Sancilio, ha chiesto più volte di effettuare i tamponi a tutti gli ospiti, per separare i contagiati dagli altri ma senza ricevere risposte da Regione e Ats», spiega
Caserini che ha coinvolto gli altri consiglieri comunali di opposizione, a scrivere alla prefettura per «richiedere un intervento urgente vista la drammatica situazione all’interno della residenza». Nella struttura sono ospitati moltissimi anziani con patologie multiple e anche gravi, «ma i numeri sono cresciuti in modo spropositato: 4 morti a marzo 2019, 38 ora; c’è un’epidemia in atto e se non si interviene subito si rischia la strage», affermano i dodici consiglieri comunali. In un primo momento i firmatari avevano pensato a uno sciopero della fame come forma di protesta, preferendo puntare poi sull’intervento della prefettura. Come accaduto alla Residenza Borromeo di Mediglia (59 deceduti su 150) «dove l’interessamento della prefettura ha portato alla definizione di locali per la quarantena dei positivi».
L’allarme
«La situazione è drammatica, senza interventi urgenti si rischia una strage»