Corriere della Sera (Milano)

File e ambienti angusti per sottoporsi al tampone «Alla palazzina infettivi caos da terzo mondo»

Il San Gerardo: problema in via di soluzione

- di Rosella Redaelli

MONZA «Mi sono ritrovato a fare il tampone post ricovero da Covid in una stanza piccola della palazzina infettivi del San Gerardo, insieme ad altre venti persone. Tra noi c’era chi ancora tossiva e chi era evidenteme­nte ancora febbricita­nte. Mi è parsa una cosa da terzo mondo».

Roberto Setti, 64 anni, medico veterinari­o monzese, racconta dalla camera dove è in isolamento totale dalla moglie e dal figlio, l’odissea di giovedì pomeriggio. La sua storia di paziente Covid inizia il 10 febbraio: «Un febbriciat­tola per 4 giorni, un grande mal di schiena — ricorda —, poi il 14 sono svenuto in casa. Non stavo in piedi, non ossigenavo più. L’ambulanza è arrivata, al pronto soccorso mi hanno fatto subito lastra e tampone e dopo poche ore ero ricoverato in una stanza sterile. Tutto eccellente».

Fino a giovedì quando si è dovuto ripresenta­re in ospedale, a sette giorni dalle dimissioni, per il secondo tampone: «Il mio appuntamen­to era per le 14, ma, con sorpresa, ho capito che tutti i pazienti erano stati convocati alla stessa ora. Oltre a noi c’era anche del personale sanitario contagiato che era lì per lo stesso motivo. Un delirio. Alla fine ci hanno detto che non potevamo restare più di cinque nella stanza, quindi tutti fuori, al freddo a pochi giorni da una polmonite».

Fatto il tampone, ieri mattina altra odissea: «Mi sono attaccato al telefono dalle 11 per chiamare il reparto e avere il risultato — spiega Setti —. Ho atteso a lungo fino a che ho preso la linea e mi è stato detto che sono “leggerment­e positivo” e dovrò continuare l’isolamento in casa fino al 9 aprile quando dovrò ripresenta­rmi in ospedale. Se fossi risultato guarito, mi sarei offerto come volontario per effettuare almeno le chiamate ai pazienti».

«Il numero di pazienti da sottoporre ai tamponi sta crescendo di giorno in giorno, in quanto fortunatam­ente le persone guariscono — è la replica di Mario Alparone, direttore generale della Asst Monza —. All’apertura di questo nuovo servizio di esecuzione dei tamponi, i numeri erano bassi e si è ottimizzat­o il servizio eseguendo al procedura nella stessa seduta sia per i pazienti dimessi sia per il personale contagiato. Visti gli attuali numeri si è già pensato di organizzar­e due percorsi separati, per pazienti e per dipendenti in spazi più ampi». Attualment­e sono 460 le persone ricoverate a Monza, 140 a Desio e 70 in terapia intensiva: «Ci siamo concentrat­i nella gestione in sicurezza dei ricoveri — prosegue Alparone — sicurament­e spiace che venga definito da “terzo mondo” un tentativo di risposta ai bisogni dei pazienti, sicurament­e imperfetta, fatta da personale che lavora senza sosta e senza riposo da un mese a questa parte».

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Pazienti in attesa di sottoporsi al tampone all’esterno della palazzina infettivi del’ospedale San Gerardo di Monza. Disagi per i malati e i convalesce­nti
(foto Radaelli) A Monza Pazienti in attesa di sottoporsi al tampone all’esterno della palazzina infettivi del’ospedale San Gerardo di Monza. Disagi per i malati e i convalesce­nti

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