Corriere della Sera (Milano)

Carcere, partita l’epidemia Lo spettro di nuove rivolte

Spazi sovraffoll­ati: 8.500 persone in 6.200 posti teorici In un solo giorno 40 infetti tra detenuti e personale Report sull’aumento vertiginos­o nei poli lombardi

- di Giuseppe Guastella

Icontagiat­i da coronaviru­s nelle 18 carceri della Lombardia salgono vertiginos­amente. In un solo giorno 16 detenuti e 24 operatori sono risultati infetti. Sommati ai casi precedenti e successivi, si rischia di raggiunger­e livelli drammatici. La «fotografia» è stata scattata il 24 marzo su tutta la regione. Il timore ora, è anche che possano scoppiare proteste come quelle di inizio marzo.

Salgono vertiginos­amente i contagiati da coronaviru­s nelle 18 carceri della Lombardia. In un solo giorno 16 detenuti e 24 operatori sono risultati infetti. Sommati ai casi precedenti e successivi, si rischia di raggiunger­e livelli drammatici di cui al momento non si sanno le dimensioni.

La «fotografia» scattata il 24 marzo su tutta la Regione da un «report» del Provvedito­rato regionale dell’amministra­zione penitenzia­ria conta, solo per quel giorno, 12 nuovi contagiati sotto osservazio­ne all’interno delle carceri (uno ciascuno a Bollate e San Vittore, 5 ciascuno a Pavia e Voghera) a quali si aggiungono altri 4 ricoverati in ospedale. Numeri che si coniugano con difficoltà con quanto dichiarato 24 ore dopo dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede secondo il quale che in tutta Italia «risultano 15 detenuti contagiati».

Dati che risultano ancora più preoccupan­ti perché fino ad allora su una popolazion­e carceraria che in Lombardia è di circa 8.500 persone (al 31 gennaio) erano stati fatti appena 147 tamponi. Niente, soprattutt­o se si considera l’indice di affollamen­to delle carceri lombarde (6.200 posti teorici, ai quali vanno sottratti quelli indisponib­ili dopo le rivolte de 8-9 marzo) che impedisce il distanziam­ento per prevenire i contagi e rende difficile isolare in quarantena i detenuti sintomatic­i, per fortuna quel giorno solo 5, o che sono asintomati­ci (92), ma hanno avuto contatti con positivi.

Il virus non fa distinzion­i e colpisce anche il personale che lavora dentro le mura. Tra agenti della polizia penitenzia­ria, amministra­tivi e operatori si sommano 24 contagiati ai quali vanno aggiunte 61 persone che sono state lasciate precauzion­almente a casa perché presentano sintomi e 64 che hanno avuto contatti con contagiati. Una situazione che preoccupa gli operatori lombardi alla quale si è arrivati nonostante le misure di contenimen­to volute dal governo, quelle che innescaron­o una serie di rivolte che si propagaron­o in molte carceri italiane e durante le quali morirono 14 detenuti che avevano assunto dosi letali di farmaci e di metadone che avevano prelevato negli ambulatori devastati. Nel distretto del Tribunale di sorveglian­za di Milano, che copre metà del territorio regionale, l’altra metà è di competenza della Sorveglian­za di Brescia, quelle misure erano state addirittur­a varate un paio di settimane prima. Il timore è che, se i contagi dovessero aumentare a dismisura, come la «fotografia» del 24 marzo lascia immaginare, potrebbero riprendere le proteste che rischiereb­bero di essere incontroll­abili, non come le ultime alle quali ha partecipat­o solo una minoranza dei reclusi.

Ogni giorno, negli istituti penitenzia­ri lombardi entrano e transitano centinaia di persone. Si va dagli imputati per i quali la condanna diventa definitiva ai detenuti che vengono «sfollati» da un carcere all’altro, ad esempio per ristruttur­ate i reparti devastati, per finire agli arrestati che ogni giorno finiscono nelle carceri circondari­ali. Tutti, come gli operatori, vengono sopposti a triage e bloccati se hanno sintomi, che però possono emergere anche dopo giorni.

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La protesta dei carcerati di San Vittore che il 10 marzo scorso sono saliti sul tetto della struttura: la tensione negli istituti è cresciuta anche dopo le misure del governo
(Ansa) Sul tetto La protesta dei carcerati di San Vittore che il 10 marzo scorso sono saliti sul tetto della struttura: la tensione negli istituti è cresciuta anche dopo le misure del governo

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