Quelle parole amiche e il rispetto per le tragedie
Musica per le città
L’abbraccio di Mina
Caro Schiavi,
Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio scrivono una canzone, che è una preghiera per la loro Bergamo, così in ginocchio, così stremata. Renato Zero dedica un suo grande successo al ritorno della vita in Italia. E allora, malgrado le tristezze contingenti, ripenso alla celebrazione degli 80 anni di Mina. Un happening nazionale, ampiamente meritato dalla Nostra Signora della Canzone. E allora, dato il momento, dalla signora Mazzini mi sarei aspettato un gesto, un messaggio, un abbraccio che dallo splendido isolamento in terra ticinese arrivasse al suo Paese, l’Italia; alla sua città, Cremona; all’immenso mondo dei suoi fan. Ad una Italia così sfiancata, sarebbe bastato un pensiero, due righe, magari anche solo un messaggio vocale affidato ai social. L’avrebbe apprezzato con immensa riconoscenza, una intera nazione. E invece? Il nulla.O forse mi sono perso qualcosa. O no?
Roberto Maestri
Non credo si debbano sollecitare gesti che appartengono al privato di ognuno di noi. C’è chi fa e non lo dice, chi aiuta e non lo sbandiera, chi soffre e non lo manifesta. Mina sono sicuro che vive come tutti il dramma di questi giorni e sente il dolore della sua città, ma rispettiamo le sue scelte e la sua intimità. Se farà qualcosa lo farà non perché deve, ma perché, come diceva quella mamma al figlio nel film di Frank Capra, è giusto farla.
La vita in casa
Per il bene di tutti
Premesso che è stato corretto chiudere tutti i luoghi a rischio affollamento, come cinema stadi e teatri, e che ho il massimo rispetto per le persone decedute e per quelle che stanno cercando di salvare più malati possibili, continuo a pensare che sia allucinante non far lavorare alcune categorie: i giardinieri che danno lustro a ville e parchi apprezzati in tutto il mondo, le librerie che offrono cultura e non morte a differenza dei tabaccai. Penso che sia folle vietare a una persona di andare nella sua seconda casa, e che negozi di antiquariato, arrotini, cartolerie, negozi di abbigliamento non hanno mai un gran affollamento.
Nella speranza che si trovi un vaccino, spero di tornar a breve a uscire, perché i domiciliari si danno ai delinquenti e non a chi è incensurato.
Antonio Gravagnuolo
Esiste anche una categoria di persone che accetta le restrizioni e si rassegna obtorto collo al 41 bis per la semplice ragione che deve proteggersi, evitare di ammalarsi e far ammalare qualcuno, non intasare gli ospedali, prepararsi alla ripresa (speriamo presto). Non sono delinquenti, ma cittadini con alto senso civico che rinunciano a qualcosa per il bene comune. Su giardinieri e vivaisti ho visto che ci sono deroghe, sulle librerie purtroppo no. In compenso sono tornati in vendita pennarelli e album da colorare per i bambini. Ogni tanto vince il buon senso.
Beneficenza
Via la tassazione
Chissà che in occasione di questa emergenza non si riesca a dare una spallata a quell’assurdo balzello dell’Iva sulla beneficenza.
Giorgio C.
Nel decreto del governo c’è una generica frase: non tasseremo la solidarietà. Ma bisogna cancellare concretamente l’imposta, che penalizza ingiustamente Onlus e Fondazioni. In arrivo una petizione al premier Conte, al presidente Mattarella, al presidente Fontana. Serviranno firme.
Parole anti-solitudine
Quei volontari preziosi
Non vedo mia mamma ottantaduenne dal 2 marzo e sebbene sia autosufficiente e non abbia gravi patologie, mi preoccupa saperla sola in quarantena, lei che era sempre in movimento nonostante gli acciacchi. Da qualche giorno la chiama puntuale Giorgio, un universitario che attraverso la Fondazione Rava, insieme ad altri giovani volontari, ha il compito di chiacchierare con le persone sole. Parlano di tutto soprattutto di libri. Tra le tante telefonate che la mamma riceve dalle amiche, quella di Giorgio è la più interessante e forse anche la più attesa. Non escludo, a quarantena finita, un invito a cena, con una torta da condividere nella sede di Fondazione Francesca Rava.
Simona Borgatti
Le associazioni di volontariato stanno facendo uno straordinario lavoro di supporto, a Milano e in Lombardia. Per la torta della mamma tenga però la distanza di sicurezza e la mascherina…
Cause in corsia
Rispetto per le tragedie
Sono un medico e rilevo che sono già in corso denunce a diversi colleghi da parte di parenti, che li accusano di aver lasciato morire i propri cari di Coronavirus. Vi è in rete anche la pubblicità di chi offre consulenze e difese gratuite per eventi di malasanità durante infezioni ospedaliere.
Marina Casazza
Ogni catastrofe, dramma o tragedia si porta dietro una coda avvelenata chiamata regolamento dei conti. A volte strumentale, spesso interessato, in qualche caso doveroso. C’è sempre qualcosa che non si è fatto e si poteva o doveva fare. Accertare le responsabilità, se ci sono, è giusto. A tanti medici mi sento di dire grazie, ai familiari delle vittime esprimo solidarietà. Ma non si lucra sulle sciagure.