Corriere della Sera (Milano)

Quelle parole amiche e il rispetto per le tragedie

- Di Giangiacom­o Schiavi 11

Musica per le città

L’abbraccio di Mina

Caro Schiavi,

Roby Facchinett­i e Stefano D’Orazio scrivono una canzone, che è una preghiera per la loro Bergamo, così in ginocchio, così stremata. Renato Zero dedica un suo grande successo al ritorno della vita in Italia. E allora, malgrado le tristezze contingent­i, ripenso alla celebrazio­ne degli 80 anni di Mina. Un happening nazionale, ampiamente meritato dalla Nostra Signora della Canzone. E allora, dato il momento, dalla signora Mazzini mi sarei aspettato un gesto, un messaggio, un abbraccio che dallo splendido isolamento in terra ticinese arrivasse al suo Paese, l’Italia; alla sua città, Cremona; all’immenso mondo dei suoi fan. Ad una Italia così sfiancata, sarebbe bastato un pensiero, due righe, magari anche solo un messaggio vocale affidato ai social. L’avrebbe apprezzato con immensa riconoscen­za, una intera nazione. E invece? Il nulla.O forse mi sono perso qualcosa. O no?

Roberto Maestri

Non credo si debbano sollecitar­e gesti che appartengo­no al privato di ognuno di noi. C’è chi fa e non lo dice, chi aiuta e non lo sbandiera, chi soffre e non lo manifesta. Mina sono sicuro che vive come tutti il dramma di questi giorni e sente il dolore della sua città, ma rispettiam­o le sue scelte e la sua intimità. Se farà qualcosa lo farà non perché deve, ma perché, come diceva quella mamma al figlio nel film di Frank Capra, è giusto farla.

La vita in casa

Per il bene di tutti

Premesso che è stato corretto chiudere tutti i luoghi a rischio affollamen­to, come cinema stadi e teatri, e che ho il massimo rispetto per le persone decedute e per quelle che stanno cercando di salvare più malati possibili, continuo a pensare che sia allucinant­e non far lavorare alcune categorie: i giardinier­i che danno lustro a ville e parchi apprezzati in tutto il mondo, le librerie che offrono cultura e non morte a differenza dei tabaccai. Penso che sia folle vietare a una persona di andare nella sua seconda casa, e che negozi di antiquaria­to, arrotini, cartolerie, negozi di abbigliame­nto non hanno mai un gran affollamen­to.

Nella speranza che si trovi un vaccino, spero di tornar a breve a uscire, perché i domiciliar­i si danno ai delinquent­i e non a chi è incensurat­o.

Antonio Gravagnuol­o

Esiste anche una categoria di persone che accetta le restrizion­i e si rassegna obtorto collo al 41 bis per la semplice ragione che deve proteggers­i, evitare di ammalarsi e far ammalare qualcuno, non intasare gli ospedali, prepararsi alla ripresa (speriamo presto). Non sono delinquent­i, ma cittadini con alto senso civico che rinunciano a qualcosa per il bene comune. Su giardinier­i e vivaisti ho visto che ci sono deroghe, sulle librerie purtroppo no. In compenso sono tornati in vendita pennarelli e album da colorare per i bambini. Ogni tanto vince il buon senso.

Beneficenz­a

Via la tassazione

Chissà che in occasione di questa emergenza non si riesca a dare una spallata a quell’assurdo balzello dell’Iva sulla beneficenz­a.

Giorgio C.

Nel decreto del governo c’è una generica frase: non tasseremo la solidariet­à. Ma bisogna cancellare concretame­nte l’imposta, che penalizza ingiustame­nte Onlus e Fondazioni. In arrivo una petizione al premier Conte, al presidente Mattarella, al presidente Fontana. Serviranno firme.

Parole anti-solitudine

Quei volontari preziosi

Non vedo mia mamma ottantadue­nne dal 2 marzo e sebbene sia autosuffic­iente e non abbia gravi patologie, mi preoccupa saperla sola in quarantena, lei che era sempre in movimento nonostante gli acciacchi. Da qualche giorno la chiama puntuale Giorgio, un universita­rio che attraverso la Fondazione Rava, insieme ad altri giovani volontari, ha il compito di chiacchier­are con le persone sole. Parlano di tutto soprattutt­o di libri. Tra le tante telefonate che la mamma riceve dalle amiche, quella di Giorgio è la più interessan­te e forse anche la più attesa. Non escludo, a quarantena finita, un invito a cena, con una torta da condivider­e nella sede di Fondazione Francesca Rava.

Simona Borgatti

Le associazio­ni di volontaria­to stanno facendo uno straordina­rio lavoro di supporto, a Milano e in Lombardia. Per la torta della mamma tenga però la distanza di sicurezza e la mascherina…

Cause in corsia

Rispetto per le tragedie

Sono un medico e rilevo che sono già in corso denunce a diversi colleghi da parte di parenti, che li accusano di aver lasciato morire i propri cari di Coronaviru­s. Vi è in rete anche la pubblicità di chi offre consulenze e difese gratuite per eventi di malasanità durante infezioni ospedalier­e.

Marina Casazza

Ogni catastrofe, dramma o tragedia si porta dietro una coda avvelenata chiamata regolament­o dei conti. A volte strumental­e, spesso interessat­o, in qualche caso doveroso. C’è sempre qualcosa che non si è fatto e si poteva o doveva fare. Accertare le responsabi­lità, se ci sono, è giusto. A tanti medici mi sento di dire grazie, ai familiari delle vittime esprimo solidariet­à. Ma non si lucra sulle sciagure.

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Un militare misura la temperatur­a corporea di una passeggera con il termoscann­er alla stazione di Cadorna. I controlli per limitare il dilagare dei contagi da Coronaviru­s si sono fatti con il tempo sempre più stringenti
(Alberico/ Fotogramma) Test Un militare misura la temperatur­a corporea di una passeggera con il termoscann­er alla stazione di Cadorna. I controlli per limitare il dilagare dei contagi da Coronaviru­s si sono fatti con il tempo sempre più stringenti
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