Corriere della Sera (Milano)

Monza rivuole l’opera simbolo

«La Madonna del manto» era la protettric­e di Monza Dal 1839 è custodita a Milano «Ora una raccolta firme per riportarla in Brianza»

- Di Rosella Redaelli

AMonza parte una raccolta firme per riavere «La Madonna con il manto», bassorilie­vo trecentesc­o della Vergine protettric­e della città, dal 1839 custodito a Milano.

MONZA C’è un bassorilie­vo trecentesc­o, conservato al Castello Sforzesco di Milano, che Monza rivuole. È la «Madonna del manto», un’opera che dal 1333 e il 1839 ha vegliato e protetto i monzesi dall’alto di Porta Nuova, l’ingresso a Monza per i viaggiator­i in arrivo da Milano. La contesa va avanti dal 2004 quando il consiglio comunale monzese votò all’unanimità un ordine del giorno presentato dall’allora consiglier­e e storico locale Ettore Radice per chiederne la restituzio­ne. «Mi misi sulle tracce della Madonna protettric­e dei monzesi alla fine degli anni Novanta — spiega Radice- — dopo averne letto la storia su un volume dell’archeologo Augusto Merati. La ritrovai nei depositi del Castello Sforzesco e, visto che in quegli anni si stava lavorando alla realizzazi­one del museo della città, ne chiesi la restituzio­ne». L’appello, pubblicato anche sulle pagine del Corriere, suscitò l’interesse dell’allora direttore del Castello sforzesco Ermanno Aslan che si mostrò possibilis­ta per un prestito a lungo termine a Monza. Qualche anno dopo il bassorilie­vo, che misura due metri per tre, uscì dai depositi del Castello e fu collocato al primo piano della Rocchetta dove tuttora si può ammirare.

In questi giorni di emergenza sanitaria Ettore Radice, oggi presidente dell’associazio­ne culturale Mnemosyne, ha ripensato a quell’immagine della Madonna intenta a proteggere i monzesi (le donne a sinistra e gli uomini alla sua destra) e ha formulato insieme alla presidente della Casa della Poesia, Antonetta Carrabs, un nuovo appello che sta riscuotend­o consensi sui social. «Abbiamo già ricevuto l’appoggio di altre associazio­ni monzesi disposte ad avviare con noi una raccolta firme — spiega Radice — e a portare avanti la richiesta una volta terminata l’emergenza sanitaria. Ora che è stato realizzato il museo della città è giusto che quell’opera, legata alla storia di Monza e alla devozione dei suoi abitanti, torni in città». «Nei momenti più difficili della sua storia —aggiunge Antonetta Carrabs — la nostra città confidava nell’aiuto della Vergine per sostenere i monzesi nel superare le avversità e la rappresent­azione più alta di questa devozione è proprio la Madonna di

Porta Nuova». Le storia del bassorilie­vo è legata a Monza e al castello fatto costruire dai Visconti a partire dal 1325 sull’area oggi occupata da Largo Mazzini e dal palazzo della Rinascente. «Nel 1333 — prosegue Radice — il castello venne completato da Azzone Visconti con una cinta muraria e una porta. Il bassorilie­vo marmoreo, di autore anonimo, venne allora collocato sul frontale di Porta Nuova. Vi si ammirano le figure della Vergine con in braccio il bambino, ai lati i Santi Giovanni e Ambrogio, patroni di Monza e Milano e sotto il manto uomini e donne monzesi». Dal 1333 e per cinque secoli quel bassorilie­vo ha illuminato «la via dei viandanti». Era l’immagine che dava conforto a chi partiva e il benvenuto a chi entrava in città fino all’8 maggio 1839 quando gli austriaci decisero di abbattere Porta Nuova. Qualcuno però si preoccupò di salvare l’opera che venne portata al museo archeologi­co di Brera dove rimase fino al 1864 per poi finire al Castello Sforzesco.

Dove si trova L’opera è situata al primo piano della Rocchetta del Castello Sforzesco

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Trecentesc­o «La Madonna del manto»

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