«Siamo stati ad Amatrice, qui in ferie»
Sfogo dei vigili, replica Ciacci
«Siamo stati a Genova, siamo stati ad Amatrice e adesso che c’è bisogno di noi ci mettono a casa in ferie forzate?». È lo sfogo di un agente della polizia locale dopo aver ascoltato le parole del sindaco Beppe Sala sulla necessità di preservare uomini e donne in divisa in vista della lunga lotta con il coronavirus. «Ci sentiamo sviliti come Corpo». La chat della polizia locale non smette di infiammarsi. E le voci sono fortemente critiche. Il dito è puntato contro la mancanza di una logica nella catena delle decisioni. «Le decisioni di metterci in ferie forzate — ci racconta un’agente — non è frutto di una strategia operativa per far fronte all’emergenza coronavirus, ma solo di improvvisazione, perché le ferie non sono state programmate in base ai servizi, ma solo per una ragionamento economico: quello di far smaltire le ferie arretrate». Ricostruzione respinta totalmente dal comandante della polizia locale, Marco Ciacci, in una lettera inviata a tutto il Corpo: «Abbiamo scelto di garantire i servizi essenziali e nel contempo contenere al massimo possibile la trasmissione della malattia a cui il Corpo non è certamente immune». Replica che non convince i riottosi. «Manca una struttura gerarchica in grado di organizzare l’emergenza, perché oltre al comandante ci sono solo due altri dirigenti. Non è stata fatta una valutazione in base ai servizi — dice l’agente — ma solo in base alle ferie arretrate da smaltire, nessuna valutazione oggettiva tra chi è di pattuglia in strada e chi è in ufficio. È stato fatto un ragionamento a tavolino con la solo logica di azzerare le ferie». Secondo: «Se la logica è quella di preservarci in vista della lunga battaglia che ci aspetta perché chi è stato messo in ferie per 15 giorni deve comunque farsi un turno notturno. Di notte la mia salute vale di meno?». C’è chi comunque non si dà per vinto e ha fatto domanda per entrare a far pare della squadra di Milano Aiuta.