Corriere della Sera (Milano)

«Scarse informazio­ni nelle case per anziani» Pioggia di denunce

La Procura: sono già quasi una decina i casi sollevati da sindacati o singoli lavoratori. Aperti due fascicoli Velocizzat­i i protocolli di valutazion­e d’indagine

- Di Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Le denunce si ripetono con tutto il carico di drammatici­tà e di rabbia ed accusano i datori di lavoro di non aver adottato tutte le misure necessarie per scongiurar­e il rischio di contagio. Non solo di non aver fornito mascherine, occhiali, guanti e camici, quanto di più ricercato al mondo nel pieno della pandemia da coronaviru­s, ma anche di non aver dato ai lavoratori tutte le informazio­ni per scongiurar­e il rischio infezione.

Sono una decina le denunce di questo tipo arrivate in Procura di Milano. Quasi tutte sono state presentata da organizzaz­ioni sindacali o da singoli che lavorano in case di cura e assistenza per anziani.

«Ci aspettiamo che aumentino. E per questo ci stiamo già preparando», annuncia il procurator­e aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, che guida il dipartimen­to che si occupa dei reati relativi alla protezione della salute dei lavoratori. Ospite della trasmissio­ne «Storiacce» di Raffaella Calandra su Radio 24, Siciliano spiega che «il punto in comune tra tutte le denunce sono le omissioni: le mancanze cioè di cautele per prevenire il rischio infezioni». Quindi aggiunge che «la prima contestazi­one è la non tempestivi­tà nell’ informazio­ne, ma si denunciano anche carenze dei presidi sanitari messi a disposizio­ne».

Il dipartimen­to ha già aperto due fascicoli di inchiesta. Il primo vede indagati per diffusione colposa di epidemia e reati in materia di sicurezza sul posto di lavoro i vertici dell’Istituto Palazzolo Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano, dopo una serie di denunce presentate da alcuni addetti all’assistenza degli anziani che sono risultati positivi al Covid-19. I lavoratori hanno contestato al direttore generale, al direttore sanitario e al direttore dei servizi medici socio sanitari dell’istituto, oltre che al legale rappresent­ante della cooperativ­a che opera nella struttura, di avere tenuto «nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati» e di avere «impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza, invece di fornire loro idonei dispositiv­i di protezione individual­e». Accuse bollate come false e rigettate con forza dalla Fondazione che ha dichiarato di aver rispettato tutte le direttive sanitarie.

I pm hanno avviato anche una seconda indagine, questa nei confronti della «Casa Famiglia» di Affori. Anche in questo caso, i magistrati dovranno verificare se sono state rispettate tutte le misure antinfortu­nistiche che tutelano sia gli addetti, sia gli anziani che vengono da loro assistiti sul posto di lavoro. Ma sul tavolo dei pm si accumulano via via denunce ed esposti anche su altre strutture sanitarie del milanese, confermand­o un trend che è «destinato ad aumentare nel tempo», dichiara l’aggiunto Tiziana Siciliano.

«Il mio dipartimen­to — dice ancora — si sta già attrezzand­o mettendo a punto protocolli di valutazion­e di indagine per essere più efficienti e celeri. Anche dando per scontato che molte richieste non abbiano fondamento» perché, sottolinea, «è molto umano cercare un responsabi­le, ma la responsabi­lità penale è altro».

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