«Scarse informazioni nelle case per anziani» Pioggia di denunce
La Procura: sono già quasi una decina i casi sollevati da sindacati o singoli lavoratori. Aperti due fascicoli Velocizzati i protocolli di valutazione d’indagine
Le denunce si ripetono con tutto il carico di drammaticità e di rabbia ed accusano i datori di lavoro di non aver adottato tutte le misure necessarie per scongiurare il rischio di contagio. Non solo di non aver fornito mascherine, occhiali, guanti e camici, quanto di più ricercato al mondo nel pieno della pandemia da coronavirus, ma anche di non aver dato ai lavoratori tutte le informazioni per scongiurare il rischio infezione.
Sono una decina le denunce di questo tipo arrivate in Procura di Milano. Quasi tutte sono state presentata da organizzazioni sindacali o da singoli che lavorano in case di cura e assistenza per anziani.
«Ci aspettiamo che aumentino. E per questo ci stiamo già preparando», annuncia il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, che guida il dipartimento che si occupa dei reati relativi alla protezione della salute dei lavoratori. Ospite della trasmissione «Storiacce» di Raffaella Calandra su Radio 24, Siciliano spiega che «il punto in comune tra tutte le denunce sono le omissioni: le mancanze cioè di cautele per prevenire il rischio infezioni». Quindi aggiunge che «la prima contestazione è la non tempestività nell’ informazione, ma si denunciano anche carenze dei presidi sanitari messi a disposizione».
Il dipartimento ha già aperto due fascicoli di inchiesta. Il primo vede indagati per diffusione colposa di epidemia e reati in materia di sicurezza sul posto di lavoro i vertici dell’Istituto Palazzolo Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano, dopo una serie di denunce presentate da alcuni addetti all’assistenza degli anziani che sono risultati positivi al Covid-19. I lavoratori hanno contestato al direttore generale, al direttore sanitario e al direttore dei servizi medici socio sanitari dell’istituto, oltre che al legale rappresentante della cooperativa che opera nella struttura, di avere tenuto «nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati» e di avere «impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza, invece di fornire loro idonei dispositivi di protezione individuale». Accuse bollate come false e rigettate con forza dalla Fondazione che ha dichiarato di aver rispettato tutte le direttive sanitarie.
I pm hanno avviato anche una seconda indagine, questa nei confronti della «Casa Famiglia» di Affori. Anche in questo caso, i magistrati dovranno verificare se sono state rispettate tutte le misure antinfortunistiche che tutelano sia gli addetti, sia gli anziani che vengono da loro assistiti sul posto di lavoro. Ma sul tavolo dei pm si accumulano via via denunce ed esposti anche su altre strutture sanitarie del milanese, confermando un trend che è «destinato ad aumentare nel tempo», dichiara l’aggiunto Tiziana Siciliano.
«Il mio dipartimento — dice ancora — si sta già attrezzando mettendo a punto protocolli di valutazione di indagine per essere più efficienti e celeri. Anche dando per scontato che molte richieste non abbiano fondamento» perché, sottolinea, «è molto umano cercare un responsabile, ma la responsabilità penale è altro».