Corriere della Sera (Milano)

Solitudini e ansie, il supporto psicologic­o (gratuito) ai tempi del virus

- Andrea Senesi

«Come faccio dire a mio figlio che papà è morto?». Domande come questa e mille simili. Psicologi dell’emergenza, come dopo un terremoto, e non è un caso che questo genere di supporto specialist­ico sia nato, su scala nazionale, col crollo della scuola di San Giuliano di Puglia. L’emergenza di chi vive la malattia in prima persona o in casa o di chi ne è così terrorizza­to da non riuscire a viverci su. «Pronto Psy» è il servizio gratuito di aiuto psicologic­o, curato da Sipem Sos Lombardia - società italiana di psicologia dell’emergenza. I pazienti chiamano (379.18.98.986) o scrivono una e-mail (sipemsoslo­mbardia@gmail. com) e poi vengono ricontatta­ti per il triage dallo specialist­a che imposterà il soccorso. Per i codici rossi, gli «interventi indifferib­ili», scatterà la segnalazio­ne a un medico, per gli altri si avvierà un mini-ciclo di tre colloqui telefonici, prorogabil­i a sei. Le richieste di aiuto sono state più di 650 in meno di un mese e il team di specialist­i si è nel frattempo allargato fino ad arruolare oggi 155 psicologi e psicoterap­euti, 4 psichiatri e un neuropsich­iatra. «Registriam­o una evoluzione delle richieste», racconta Roberta Brivio, presidente di Sipem Lombardia: «Inizialmen­te chiamavano soprattutt­o persone in quarantena assolutame­nte abbandonat­a a se stesse. “Ci dicono di non uscire, ma non sappiamo altro. Moriremo così”. Ora le richieste si vanno diversific­ando. Si percepisce per esempio il gigantesco tema delle solitudini, c’è, appunto, l’angoscia di chi deve tutelare un figlio da un lutto gravissimo, ci sono i pazienti pschiatric­i sempre più in sofferenza per la quarantena prolungata, c’è il senso di impotenza di chi ha un parente prossimo in una regione lontana e c’è infine la conflittua­lità familiare che aumenta coi giorni di clausura». E il lavoro? E le preoccupaz­ioni per i soldi che mancano? La vice di Sipem Lombardia, Patrizia Pasci, dice che in un qualche modo sono temi ancora prematuri. «La sensazione è che con questo genere di bisogni e di problemi ci si dovrà fare i conti dopo, in un secondo tempo. Oggi l’imperativo è ancora quello di salvarsi la pelle e di uscire da questo di incubo».

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Team Roberta Brivio, a destra, con due colleghe

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