Solitudini e ansie, il supporto psicologico (gratuito) ai tempi del virus
«Come faccio dire a mio figlio che papà è morto?». Domande come questa e mille simili. Psicologi dell’emergenza, come dopo un terremoto, e non è un caso che questo genere di supporto specialistico sia nato, su scala nazionale, col crollo della scuola di San Giuliano di Puglia. L’emergenza di chi vive la malattia in prima persona o in casa o di chi ne è così terrorizzato da non riuscire a viverci su. «Pronto Psy» è il servizio gratuito di aiuto psicologico, curato da Sipem Sos Lombardia - società italiana di psicologia dell’emergenza. I pazienti chiamano (379.18.98.986) o scrivono una e-mail (sipemsoslombardia@gmail. com) e poi vengono ricontattati per il triage dallo specialista che imposterà il soccorso. Per i codici rossi, gli «interventi indifferibili», scatterà la segnalazione a un medico, per gli altri si avvierà un mini-ciclo di tre colloqui telefonici, prorogabili a sei. Le richieste di aiuto sono state più di 650 in meno di un mese e il team di specialisti si è nel frattempo allargato fino ad arruolare oggi 155 psicologi e psicoterapeuti, 4 psichiatri e un neuropsichiatra. «Registriamo una evoluzione delle richieste», racconta Roberta Brivio, presidente di Sipem Lombardia: «Inizialmente chiamavano soprattutto persone in quarantena assolutamente abbandonata a se stesse. “Ci dicono di non uscire, ma non sappiamo altro. Moriremo così”. Ora le richieste si vanno diversificando. Si percepisce per esempio il gigantesco tema delle solitudini, c’è, appunto, l’angoscia di chi deve tutelare un figlio da un lutto gravissimo, ci sono i pazienti pschiatrici sempre più in sofferenza per la quarantena prolungata, c’è il senso di impotenza di chi ha un parente prossimo in una regione lontana e c’è infine la conflittualità familiare che aumenta coi giorni di clausura». E il lavoro? E le preoccupazioni per i soldi che mancano? La vice di Sipem Lombardia, Patrizia Pasci, dice che in un qualche modo sono temi ancora prematuri. «La sensazione è che con questo genere di bisogni e di problemi ci si dovrà fare i conti dopo, in un secondo tempo. Oggi l’imperativo è ancora quello di salvarsi la pelle e di uscire da questo di incubo».