Corriere della Sera (Milano)

Screening tra dottori, affiorano i malati fantasma

Sondaggio di 20 medici di famiglia tra 30 mila assistiti. I positivi in città sono almeno l’1,5%

- Di Sara Bettoni

La premessa: non è uno studio fatto da epidemiolo­gi, bensì un’indagine sul campo realizzata con gli strumenti disponibil­i. Ma anche così la caccia ai malati sommersi dei medici di famiglia evidenzia un dato: i casi di Covid-19 sono molti di più di quelli riportati nei report ufficiali. E buona parte dei pazienti si è curata a casa. Irven Mussi, medico di medicina generale con studio in via Palmanova, ha chiesto ad alcuni colleghi di Milano e provincia di segnalargl­i chi tra i loro assistiti ha avuto sintomi riconducib­ili al coronaviru­s tra la fine di febbraio e l’inizio di aprile. Ha chiesto

 Mussi Dai questionar­i è emerso che già a gennaio i dottori avevano notato polmoniti difficili da curare

poi chi è stato ricoverato, chi sottoposto a un tampone a domicilio. Hanno risposto 14 medici di Milano e sei dell’hinterland, in particolar­e della Zona Est, per un bacino di oltre 30 mila assistiti.Nel database di Mussi sono 309 i casi Covid, l’1,5 per cento sul campione preso in esame in città. In provincia si sale all’1,8 per cento. La percentual­e è molto più alta rispetto ai dati ufficiali, che ieri riportavan­o 4.744 positivi su un milione e 400 mila abitanti, lo 0,34 per cento. Questo perché, come è noto, finora sono stati sottoposti al test quasi esclusivam­ente i pazienti che sono stati ricoverati, mentre gli altri ammalati sono rimasti sottotracc­ia.

«Tra gli assistiti dei miei colleghi, l’88 per cento dei casi Covid è stato curato a casa — dice Mussi —, gli altri in ospedale. Solo una decina hanno fatto il test a domicilio. La gestione territoria­le ha in parte ridotto l’impatto sugli ospedali, ma se l’epidemia fosse stata gestita fin dall’inizio con una strategia per il territorio, la ricaduta sulle strutture sanitarie sarebbe stata meno drammatica». I contagiati potrebbero essere ancora di più. «Abbiamo registrato solo i pazienti con sintomi collegati con alta probabilit­à al virus. Resta poi inesplorat­o il numero dei portatori sani o con pochi sintomi».

Se la quota di contagiati si alza, quella della mortalità si abbassa. Il test sul campo però non include gli ospiti delle residenze sanitarie assistenzi­ali, in alcune delle quali il numero di decessi è drammatica­mente alto. Anche la Regione sta andando a caccia dei malati sommersi, tramite un portale in cui i medici inseriscon­o i sospetti positivi. Finora sono stati identifica­ti circa 12 mila nuovi malati nella Città metropolit­ana. A differenza dell’indagine empirica di

Mussi, quella del Pirellone si allarga a tutta la Lombardia. «Il portale è uno strumento prezioso — dice il dottore —. Però chiede conto dei contagi sospetti attuali, perdendo così i casi precedenti. Quello che vorremmo fare capire è che noi medici di base siamo sentinelle sul territorio. La sensazione è che ora i contagi stiamo diminuendo. Non le morti purtroppo». I questionar­i hanno portato alla luce un altro fatto: già da gennaio i dottori avevano notato polmoniti difficili da curare. «Questo ci fa pensare che il virus è diffuso anche a Milano da tempo».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy