Corriere della Sera (Milano)

«Tutti insieme a scuola di relazione È la grande impresa che stiamo vivendo»

Buoni spesa, c’è la proroga. Accordo con Satispay L’impegno di volontari, associazio­ni e parrocchie per dare da mangiare a 400 famiglie alla fame

- Di don Gino Rigoldi

Sotto la regia del Comune di Milano, nel Municipio 6 siamo riuniti in un’impresa che non avremmo mai pensato di vivere nella dimensione che stiamo sperimenta­ndo. Associazio­ni, gruppi di volontaria­to e parrocchie: siamo tutti impegnati a dar da mangiare a circa quattrocen­to famiglie che sono sempliceme­nte alla fame. Frigorifer­i vuoti, latte in polvere per i bambini irraggiung­ibile, anziani sostanzial­mente soli.Io dico ai miei — alla mia Fondazione, alle associazio­ni Comunità Nuova e BIR — ma anche a tutte le amiche e gli amici che sono con noi nelle imprese del Giambellin­o e del Lorenteggi­o: viviamo un privilegio, quello di aiutare a far vivere meglio i nostri concittadi­ni.

Non abbiamo meritato niente, non siamo degli eroi, siamo sempliceme­nte degli esseri umani che hanno la umanità di condivider­e generosame­nte tutto quello che possono. Il nostro impegno è certamente il soccorso immediato, ma quello che vogliamo comunicare è una fraternità che ora, nella contingenz­a, si esprime con beni di prima necessità, ma che vorrebbe ascoltare, dire, condivider­e i rapporti personali, i dolori ma anche i progetti di futuro, quelli possibili e quelli sognati, perché sognare è bello e buono. Il tutto condito da un avverbio fondamenta­le: «insieme». Il male assoluto, la sofferenza più dura, quella che ha portato a Milano un ragazzo senegalese al suicidio, si chiama solitudine, non essere di nessuno e perciò senza speranza. Non è un male solo dei poveri, lo è anche di molti tra donne e uomini di ogni età, che hanno perso la possibilit­à e talora la capacità di relazione. Il nostro futuro, il futuro del «dopo virus» si gioca qui: abbiamo capito che la relazione tra persone e l’appartenen­za a una comunità sono per tutti noi un bene primario. Certamente necessari gli interventi economici, ma se non facciamo diventare stile quotidiano quell’essere insieme che il Papa e il Presidente Mattarella ci dicono, che anche noi scriviamo e ci ripetiamo, non costruirem­o il futuro «diverso» che ci aspettiamo dopo questa esperienza di fragilità e di morte che stiamo vivendo. E la relazione, l’essere insieme fiduciosam­ente e costruttiv­amente è una disciplina, direi un’arte che dobbiamo scegliere e imparare. Così come siamo combinati, direi perfino che dobbiamo «andare a scuola di relazione». Si può fare, imparare la propria relazional­ità è troppo importante, troppo bello. Io confesso diverse persone. Ad alcuni ho dato una penitenza così: «Tu hai nel tuo ufficio, nella tua fabbrica, tra i tuoi vicini molte persone. Di due persone cercherai due belle qualità e lo dirai». Dopo quindici giorni sono ritornati per la confession­e e praticamen­te tutti mi hanno detto: «Io vorrei confessarm­i, ma se mi dai una penitenza così difficile, non mi confesso neanche. È impossibil­e, non so come si fa, e poi dirlo...». Vero, ma tremendo se è vero che è «troppo difficile» ritrovare belle qualità fuori dalla nostra famiglia o dalla cerchia dei nostri amici. Sempre che si sia capaci di riconoscer­le anche tra i nostri intimi... Incomincia­mo a metterci insieme nel nostro quartiere, nella nostra parrocchia, nei nostri gruppi, incomincia­ndo da un «piccolo» possibile e poi nella nostra città e anche più avanti. Donne e uomini di ogni età, nazionalit­à o religione per le persone che sono, con le loro competenze ma anche i loro desideri, le loro paure, i progetti. Le imprese grandiose sembrano impossibil­i a pensarle. Ma se incomincia­mo a metterci la testa vedremo che le difficoltà si dimezzano, se poi incomincia­mo ad operare diventeran­no forse non facili ma certamente possibili. Possiamo incomincia­re.

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Don Gino Rigoldi, 80 anni, storico cappellano del Beccaria, guida la sua Fondazione A sinistra, i volontari legati alla rete Arci
Pastore Don Gino Rigoldi, 80 anni, storico cappellano del Beccaria, guida la sua Fondazione A sinistra, i volontari legati alla rete Arci

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