Corriere della Sera (Milano)

«Lo Stato non rimborsa gli acquisti sanitari» La Regione: patti violati

L’assessore Caparini: noi esposti per 400 milioni, abbiamo spalle larghe ma altri rischiano la bancarotta Sala: poche mascherine per Milano. Allarme camici

- Di Stefano Landi

Intorno alle mascherine si continua a litigare. Il primo lotto da 3 milioni e 300 mila spedite dalla Regione a Comuni e farmacie è in dirittura d’arrivo. «Un primo passo, appena riusciremo a recuperarn­e ancora ne distribuir­emo altre», ha promesso il governator­e Attilio Fontana. Sempre compatibil­mente con le risorse. Che come spiega l’assessore al Bilancio Davide Caparini non saranno eterne, dato che la Regione si è già esposta per quasi 400 milioni di euro. Pensando fosse un anticipo. Non sarà così: «Direttamen­te dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli abbiamo appreso che lo Stato non intende corrispond­ere le nostre spese di approvvigi­onamento di apparecchi­ature medicali. Quello che abbiamo acquistato ce lo dobbiamo pagare. Non era nei patti iniziali.

Noi abbiamo le spalle larghe e i conti in ordine. Altre regioni rischieran­no la bancarotta», attacca Caparini. Che oggi, con gli stessi toni, riporterà la questione alla conferenza Stato-Regioni. «Perché le regole non si cambiano in corsa».

Le mascherine per le farmacie sono quasi al traguardo. Dovrebbero (condiziona­le ormai d’obbligo) essere a disposizio­ne da domani e verranno distribuit­e a pazienti con patologie e con una fascia di reddito bassa. Per quelle mandate ai Comuni, mancano all’appello solo Brescia, Mantova e Lodi. A Milano ne sono arrivate 120 mila: «Onestament­e poche in proporzion­e al numero di abitanti. Ma ne stiamo acquisendo in giro per il mondo altre, perché è chiaro che il mio obiettivo in questa fase è cercare di darne a tutti», dice il sindaco Beppe Sala. Palazzo Marino ha fatto sapere che invierà questo primo lotto ai medici di famiglia, che sono circa un migliaio, per loro e per i loro pazienti. «Sapranno loro chi ha più bisogno», ha aggiunto Sala. Una parte, direttamen­te dalla Regione, è stata riservata alle 3.400 edicole sul territorio, a cui sono stati spediti kit da 50 mascherine da distribuir­e al pubblico, privilegia­ndo chi avesse riscontrat­o difficoltà a procurarse­le e comunque alle persone ritenute più fragili. Ma il fronte delle polemiche si allarga. Per esempio a chi in commercio, anche in alcune farmacie, continua a trovarne solo a prezzi fuori mercato. «Quando in un secondo momento le metteremo in vendita lo faremo a prezzi contingent­ati, con un piccolo agio per il commercian­te che le venderà», ha garantito il presidente Fontana. Arrabbiati sono anche alcuni lavoratori di Atm che accusano l’azienda, al netto delle belle parole, di aver ricevuto solo poche mascherine e alcuni gel igienizzan­ti. Ma dall’azienda fanno sapere di aver fatto il possibile per la prima necessità e sembra che alcuni ordini fatti siano stati bloccati in dogana e poi girati al personale sanitario per un discorso di priorità. L’ultimo fronte aperto è legato alle mascherine prodotte dalla Fippi, l’azienda di pannolini riconverti­ta. Dalle corsie di un ospedale di Varese racconto che «si rompono, coprono l’orecchio limitando l’udito e per infilarle bisogna passare la mano sul viso». Insomma, non un grande recensione.

Ma dopo gli sforzi della Regione per colmare l’emergenza legata alle mascherine, rischia di aprirsi il buco di un altro dispositiv­o, quello dei camici, che scarseggia­no in tanti presidi sanitari. «Sono complicati da reperire, anche i produttori internazio­nali sono meno — conclude Caparini —. Abbiamo avviato una linea di sopravvive­nza non ottimale, ma stiamo creando nuove filiere in Italia, una mano ce la sta dando il mondo della moda, Armani, Paul & Shark. Per la fine di settimana prossima dovremmo essere pronti a nuovi rifornimen­ti».

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