«Lo Stato non rimborsa gli acquisti sanitari» La Regione: patti violati
L’assessore Caparini: noi esposti per 400 milioni, abbiamo spalle larghe ma altri rischiano la bancarotta Sala: poche mascherine per Milano. Allarme camici
Intorno alle mascherine si continua a litigare. Il primo lotto da 3 milioni e 300 mila spedite dalla Regione a Comuni e farmacie è in dirittura d’arrivo. «Un primo passo, appena riusciremo a recuperarne ancora ne distribuiremo altre», ha promesso il governatore Attilio Fontana. Sempre compatibilmente con le risorse. Che come spiega l’assessore al Bilancio Davide Caparini non saranno eterne, dato che la Regione si è già esposta per quasi 400 milioni di euro. Pensando fosse un anticipo. Non sarà così: «Direttamente dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli abbiamo appreso che lo Stato non intende corrispondere le nostre spese di approvvigionamento di apparecchiature medicali. Quello che abbiamo acquistato ce lo dobbiamo pagare. Non era nei patti iniziali.
Noi abbiamo le spalle larghe e i conti in ordine. Altre regioni rischieranno la bancarotta», attacca Caparini. Che oggi, con gli stessi toni, riporterà la questione alla conferenza Stato-Regioni. «Perché le regole non si cambiano in corsa».
Le mascherine per le farmacie sono quasi al traguardo. Dovrebbero (condizionale ormai d’obbligo) essere a disposizione da domani e verranno distribuite a pazienti con patologie e con una fascia di reddito bassa. Per quelle mandate ai Comuni, mancano all’appello solo Brescia, Mantova e Lodi. A Milano ne sono arrivate 120 mila: «Onestamente poche in proporzione al numero di abitanti. Ma ne stiamo acquisendo in giro per il mondo altre, perché è chiaro che il mio obiettivo in questa fase è cercare di darne a tutti», dice il sindaco Beppe Sala. Palazzo Marino ha fatto sapere che invierà questo primo lotto ai medici di famiglia, che sono circa un migliaio, per loro e per i loro pazienti. «Sapranno loro chi ha più bisogno», ha aggiunto Sala. Una parte, direttamente dalla Regione, è stata riservata alle 3.400 edicole sul territorio, a cui sono stati spediti kit da 50 mascherine da distribuire al pubblico, privilegiando chi avesse riscontrato difficoltà a procurarsele e comunque alle persone ritenute più fragili. Ma il fronte delle polemiche si allarga. Per esempio a chi in commercio, anche in alcune farmacie, continua a trovarne solo a prezzi fuori mercato. «Quando in un secondo momento le metteremo in vendita lo faremo a prezzi contingentati, con un piccolo agio per il commerciante che le venderà», ha garantito il presidente Fontana. Arrabbiati sono anche alcuni lavoratori di Atm che accusano l’azienda, al netto delle belle parole, di aver ricevuto solo poche mascherine e alcuni gel igienizzanti. Ma dall’azienda fanno sapere di aver fatto il possibile per la prima necessità e sembra che alcuni ordini fatti siano stati bloccati in dogana e poi girati al personale sanitario per un discorso di priorità. L’ultimo fronte aperto è legato alle mascherine prodotte dalla Fippi, l’azienda di pannolini riconvertita. Dalle corsie di un ospedale di Varese racconto che «si rompono, coprono l’orecchio limitando l’udito e per infilarle bisogna passare la mano sul viso». Insomma, non un grande recensione.
Ma dopo gli sforzi della Regione per colmare l’emergenza legata alle mascherine, rischia di aprirsi il buco di un altro dispositivo, quello dei camici, che scarseggiano in tanti presidi sanitari. «Sono complicati da reperire, anche i produttori internazionali sono meno — conclude Caparini —. Abbiamo avviato una linea di sopravvivenza non ottimale, ma stiamo creando nuove filiere in Italia, una mano ce la sta dando il mondo della moda, Armani, Paul & Shark. Per la fine di settimana prossima dovremmo essere pronti a nuovi rifornimenti».