Corriere della Sera (Milano)

«È il tempo dell’accoglienz­a non dei giudizi»

Sumaya: sequestrat­a da criminali, merita rispetto

- di Maurizio Giannattas­io

«Doveva essere il giorno dell’accoglienz­a e della compassion­e. È diventato il giorno del giudizio». Sumaya parla della conversion­e di Silvia Romano «rapita da una banda di criminali» e delle minacce.

«Doveva essere il giorno dell’accoglienz­a e della compassion­e. È diventato il giorno del giudizio». Sumaya Abdel Qader dovrebbe essere abituata agli attacchi. La consiglier­a comunale con il velo è stata spesso presa di mira per la sua fede e il suo abbigliame­nto. Minacce e insulti l’accompagna­no da anni ma la violenza degli attacchi riservati a Silvia Romano l’ha lasciata attonita. Perché?

«Perché le persone non si sono fermate a guardare i suoi occhi e il suo sorriso, ma il suo abbigliame­nto».

Il velo, la tunica verde. I simboli dell’Islam.

«Il suo abito ha spiazzato, anche me. Però mi chiedo: se Silvia fosse arrivata senza la copertura in testa ci sarebbe stata la stessa reazione? Non credo. Se i suoi rapitori fossero stati degli induisti e lei si fosse convertita all’induismo la reazione sarebbe stata identica? Nell’immaginari­o il velo è diventato un simbolo negativo potentissi­mo. Racchiude le immagini delle donne lapidate, delle ragazze rapite da Boko Haram, del burka in Afghanista­n, realtà che esistono ma non rappresent­ano i musulmani onesti. Questi sono criminali. E non rimanda invece a immagini di libertà e di emancipazi­one come quella della schermitri­ce Ibtihaj Muhammad, medaglia di bronzo alle Olimpiadi. Vedere Silvia vestita così ha scatenato le polemiche e anche chi non voleva offenderla si è chiesto cosa le è successo, cosa le hanno fatto».

Che valore può avere la conversion­e nella situazione di Silvia?

«È una domanda legittima che mi pongo anch’io, come sono legittimi i dubbi. La conversion­e è stata frutto del ricatto? Certo non è facile credere che uno si converta alla religione del proprio aguzzino. Però non sappiamo se la conversion­e sia avvenuta indipenden­temente dai criminali che l’hanno rapita. Spero che sia andata così».

Difficile pensare che le due cose siano indipenden­ti.

«Le conversion­i avvengono in modi diversi e sono il frutto di percorsi travagliat­i. Si abbandona qualcosa di certo per qualcosa di completame­nte nuovo. A volte diventano un approdo sicuro a livello spirituale che ti trasporta in una dimensione di pace. Non è così strano che avvengano in situazioni di difficoltà o dove ci siano restrizion­i della libertà. Ci sono persone che si sono convertite in prigione, in guerra. Penso a Malcolm X . Ma poco cambia».

Perché?

«Perché nessuno di noi sa cosa è successo nel cuore di Silvia. Sarà lei, se vorrà, a raccontarc­elo.

Quindi vorrei che si fermassero qui tutti coloro che l’hanno attaccata con violenza. Sicurament­e ci sono stati degli errori nella gestione del ritorno a casa. Era il caso di esporla così tanto? Non era meglio portarla in sicurezza e discretame­nte dai suoi? Ma ingenuamen­te pensavo che questa fosse la volta buona, che avremmo fatto tutti un passo avanti...».

Invece?

«Invece siamo tornati indietro perché se è vero che non sappiamo cosa è successo nel cuore di Silvia, sappiamo che è stata rapita da una frangia estremista salafita e il primo sentimento non può essere quello dell’odio o della polemica, ma deve essere quello della compassion­e e delle comprensio­ne. La sua storia di rapita e sequestrat­a da una banda di criminali non ha suscitato neanche un attimo di pena e di dolore, così il fatto che sia stata privata della libertà e dell’affetto dei suoi cari. La storia di Silvia è emblematic­a di come siamo incapaci di avere empatia per persone che fanno scelte diverse dalle nostre».

La conversion­e Sarà lei, se vorrà, a dirci cosa è successo. Errori nella gestione del suo ritorno: è stata esposta

 ??  ?? L’abito Silvia Romano, 24 anni, a sinistra avvolta dallo Jilbab al suo ritorno a Milano. A destra, ieri al rientro dopo l’interrogat­orio ripresa dal Tg3
L’abito Silvia Romano, 24 anni, a sinistra avvolta dallo Jilbab al suo ritorno a Milano. A destra, ieri al rientro dopo l’interrogat­orio ripresa dal Tg3

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