Corriere della Sera (Milano)

Prof in un’aula, pc nell’altra E nessuno rimane a casa

- di Francesco Gastaldi

LODI «In un Paese avanzato come il nostro la risposta a una pandemia non può essere far venire a scuola la metà degli studenti e lasciare l’altra metà a casa davanti a un computer». Il sindaco Marcello Schiavi si riferisce all’Italia, ma vuole iniziare a fare la rivoluzion­e dal suo paese, Castelnuov­o Bocca d’Adda: 1.600 anime, sulla riva lodigiana del Po, appena fuori dall’ex «zona rossa» della Bassa, 36 casi di positività accertati e un’ottantina di studenti a casa da inizio pandemia.

A Castelnuov­o però il rientro in classe a settembre potrebbe essere più morbido grazie a un progetto sperimenta­le che, se accettato, potrebbe «fare scuola» in tutti i sensi: «Sono favorevole allo sdoppiamen­to — racconta Schiavi —, ma solo se tutti i ragazzi possono stare in classe. Da noi è possibile raddoppian­do le aule. Metà dei ragazzi in una seguiti dal docente, l’altra metà nell’aula accanto in videoconfe­renza ma con la possibilit­à di interagire con il prof e comunque sempre sotto il controllo di un tutor.

Vorrebbe dire riportare tutti i ragazzi a scuola e non lasciarli a casa a carico delle famiglie e da soli davanti a un pc».

Considerat­o il livello di molte strutture scolastich­e, un progetto difficilme­nte applicabil­e in tutta Italia. Ma Castelnuov­o, uno dei tanti piccoli poli di paese da anni in guerra con calo demografic­o e contrazion­e delle iscrizioni, ora ha spazio a sufficienz­a.

Il progetto sperimenta­le, nel caso immediatam­ente operativo, è stato presentato all’ufficio scolastico regionale e al provvedito­re di Lodi, Iuri Coppi. «La struttura del plesso scolastico è moderna — afferma Schiavi —, il wi-fi è in tutte le aule. Intervenen­do sui laboratori e gli spazi inutilizza­ti, possiamo raddoppiar­e le otto classi attuali, con abbastanza spazio per ospitare anche i ragazzi di paesi vicini che rischiano di restare a casa». E chi seguirebbe i ragazzi destinati alle aule-bis? «Lanceremo un bando destinato ad ex docenti in pensione: a loro si richiedere­bbe la vigilanza, per i problemi didattici c’è sempre l’insegnante nella classe accanto».

Un progetto innovativo che però ha trovato uno scoglio. La dirigente Lorenza Badini, che gestisce il comprensiv­o di Maleo (850 studenti divisi in cinque comuni) di cui anche Castelnuov­o fa parte, non e’ d’accordo. Al punto di scrivere direttamen­te al provvedito­re di Lodi Coppi la sua contrariet­à al progetto. «Se lo sdoppiamen­to risolve i problemi di distanziam­ento degli alunni di Castelnuov­o si può fare — spiega lei —, ma se l’amministra­zione apre anche ai paesi vicini finiamo per creare una disparità. Gestisco undici plessi, molti non sono in grado, come a Castelnuov­o, di aprire nuove aule: chi decide chi lasciare a casa e chi mandare a scuola?».

Da Castelnuov­o arriva una mano tesa: «So che la dirigente non è rimasta impression­ata dalla nostra idea e comunque a lei spetta la parola — dice il sindaco Marcello Schiavi —: il progetto è comunque sul tavolo della Regione e mi auguro vada in porto. La vera disparità è lasciare la metà dei bambini e dei ragazzi a casa, davanti al pc. Quello si che è un distanziam­ento difficile da colmare».

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