Prof in un’aula, pc nell’altra E nessuno rimane a casa
LODI «In un Paese avanzato come il nostro la risposta a una pandemia non può essere far venire a scuola la metà degli studenti e lasciare l’altra metà a casa davanti a un computer». Il sindaco Marcello Schiavi si riferisce all’Italia, ma vuole iniziare a fare la rivoluzione dal suo paese, Castelnuovo Bocca d’Adda: 1.600 anime, sulla riva lodigiana del Po, appena fuori dall’ex «zona rossa» della Bassa, 36 casi di positività accertati e un’ottantina di studenti a casa da inizio pandemia.
A Castelnuovo però il rientro in classe a settembre potrebbe essere più morbido grazie a un progetto sperimentale che, se accettato, potrebbe «fare scuola» in tutti i sensi: «Sono favorevole allo sdoppiamento — racconta Schiavi —, ma solo se tutti i ragazzi possono stare in classe. Da noi è possibile raddoppiando le aule. Metà dei ragazzi in una seguiti dal docente, l’altra metà nell’aula accanto in videoconferenza ma con la possibilità di interagire con il prof e comunque sempre sotto il controllo di un tutor.
Vorrebbe dire riportare tutti i ragazzi a scuola e non lasciarli a casa a carico delle famiglie e da soli davanti a un pc».
Considerato il livello di molte strutture scolastiche, un progetto difficilmente applicabile in tutta Italia. Ma Castelnuovo, uno dei tanti piccoli poli di paese da anni in guerra con calo demografico e contrazione delle iscrizioni, ora ha spazio a sufficienza.
Il progetto sperimentale, nel caso immediatamente operativo, è stato presentato all’ufficio scolastico regionale e al provveditore di Lodi, Iuri Coppi. «La struttura del plesso scolastico è moderna — afferma Schiavi —, il wi-fi è in tutte le aule. Intervenendo sui laboratori e gli spazi inutilizzati, possiamo raddoppiare le otto classi attuali, con abbastanza spazio per ospitare anche i ragazzi di paesi vicini che rischiano di restare a casa». E chi seguirebbe i ragazzi destinati alle aule-bis? «Lanceremo un bando destinato ad ex docenti in pensione: a loro si richiederebbe la vigilanza, per i problemi didattici c’è sempre l’insegnante nella classe accanto».
Un progetto innovativo che però ha trovato uno scoglio. La dirigente Lorenza Badini, che gestisce il comprensivo di Maleo (850 studenti divisi in cinque comuni) di cui anche Castelnuovo fa parte, non e’ d’accordo. Al punto di scrivere direttamente al provveditore di Lodi Coppi la sua contrarietà al progetto. «Se lo sdoppiamento risolve i problemi di distanziamento degli alunni di Castelnuovo si può fare — spiega lei —, ma se l’amministrazione apre anche ai paesi vicini finiamo per creare una disparità. Gestisco undici plessi, molti non sono in grado, come a Castelnuovo, di aprire nuove aule: chi decide chi lasciare a casa e chi mandare a scuola?».
Da Castelnuovo arriva una mano tesa: «So che la dirigente non è rimasta impressionata dalla nostra idea e comunque a lei spetta la parola — dice il sindaco Marcello Schiavi —: il progetto è comunque sul tavolo della Regione e mi auguro vada in porto. La vera disparità è lasciare la metà dei bambini e dei ragazzi a casa, davanti al pc. Quello si che è un distanziamento difficile da colmare».