Effetti del Covid-19 sull’agente immobiliare: meglio uffici prestigiosi o LA LIBERTÀ DI AGIRE?
L’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese avrà certamente ripercussioni su moltissime attività, comprese quelle legate al settore immobiliare.
In Italia, la figura dell’agente immobiliare è stata spesso «mal vista». Tanta approssimazione e una scarsa preparazione hanno indebolito una figura che ritengo possa essere definita perno fondamentale tra le parti coinvolte. L’attuale pandemia probabilmente farà un po’ di piazza pulita. Darà spazio a quanti sapranno valorizzare un nuovo piano di business. Serviranno agenti preparati e desiderosi di preoccuparsi maggiormente «dei problemi degli altri». Gli uffici prestigiosi, spesso abbinati ad affitti elevati, forse andranno in secondo piano.
I comportamenti come si sposeranno con la nuova realtà?
L’agente «sveglio» dovrà preoccuparsi anche del concetto di libertà. Al cliente probabilmente non interesserà più in quanti metri quadri lavori, ma sarà importante la percezione che avrà della nostra attività e della nostra professionalità. L’abilità starà proprio in questo: abbassare i costi fissi - una condizione imposta dal nuovo contesto - e allo stesso tempo essere produttivi. Quale cliente, oggi come oggi, entrerebbe in una agenzia immobiliare su strada?
Tutto cambierà e bisognerà essere pronti a cogliere le varie opportunità. Nel campo residenziale, le prime considerazioni relative a prezzi e domanda, si potranno fare solo verso settembre. Per ora c’è ancora troppa paura e confusione. Prendendo come esempio Milano, è possibile, in ogni caso, fare qualche ipotesi riguardante le scelte dei trentenni-quarantenni. Probabilmente saranno messi in vendita molti bilocali o trilocali, per acquistare appartamenti con una cosiddetta «camera in più» da destinare a ufficio. In una coppia, dal 4 maggio, sicuramente uno su due avrà iniziato a lavorare da casa stabilmente e sarà necessario aumentare gli spazi delle unità immobiliari. Per il libero professionista sarà perciò necessario approfondire il tema della deducibilità delle spese casa-ufficio.
A trarne vantaggio saranno le imprese che richiedono spazi ridotti e quindi meno spese e i dipendenti che apprezzeranno maggiormente lo smart working. Si possono ipotizzare anche più richieste per le case in campagna e un minore interesse per il lavoro in coworking (chi affitterebbe ora uno spazio/scrivania con al proprio fianco una persona non conosciuta?) e per l’affitto short-term, che verrà sostituito dalla locazione standard, almeno fino alla ripresa del turismo (e ancora prima dei voli).