«Sulla mobilità serve coraggio»
La visione di Janette Sadik-Khan, guru dei trasporti nella New York dell’ex sindaco Bloomberg: serve coraggio, ma il cambiamento sia sostenibile
Janette Sadik-Khan, ex responsabile dei trasporti di New York con Bloomberg: svolta in bici.
Urbanistica tattica. È il «pacchetto operativo» che si sta applicando a macchia di leopardo, da Bogotà a Montreal, per trasformare la viabilità nelle città globali. Un piano di rottura con il passato recente, che va dalle corsie per pedoni all’eliminazione totale dei motori tradizionali.
Nel 2018, per applicare la teoria (gli interventi «tattici» pensati dall’urbanista Mike Lydon nel 2011) in alcune piazze cittadine, il sindaco Giuseppe Sala scelse Bloomberg, avviando la collaborazione con Janette Sadik-Khan, ex responsabile dei trasporti di New York durante l’ultimo dei tre mandati di Michael Bloomberg da sindaco. «Quando un problema è molto complesso come rivoluzionare la viabilità in una città da 1.4 milioni di abitanti — dice Sadik Khan — le soluzioni sia teoriche sia pratiche arrivano da più soggetti; per noi al primo posto c’è chi vive il quartiere, ma la politica è fondamentale per farle accettare a ogni livello, anche agli sponsor». Bloomberg Associates è il «braccio filantropico» del magnate americano che investe 3.3 miliardi ogni anno in donazioni: negli ultimi anni parte di questa cifra enorme, destinata ad amministrazioni locali di tutto il mondo, con il progetto guida a Detroit, ha generato a sua volta investimenti privati.
«Non c’è più tempo da perdere — prosegue Sadik-Khan — le piste ciclabili e le walking lanes per i pedoni sono solo il primo passo per trasformare le città in modo definitivo nell’era post Covid, le auto dovranno sparire progressivamente».
Il progetto, nelle sue linee essenziali, ha una priorità di base: «Bisogna dare alla gente un’infinita scelta di mezzi di trasporto sostenibili per rendere possibile, anche psicologicamente, la rinuncia all’auto, dalla mobilità elettrica, allo sharing, alle bici e alle zone pedonali, alla metro e alla rete di autobus, taxi e tram».
Le critiche di chi sostiene che perdere il traffico privato significhi danneggiare il commercio non la intimoriscono: «Lo sa che a New York su grande arterie in cui le ciclabili sono state allargate il commercio al dettaglio è salito del 20%? Certo si tratta di mondi diversi, ma la bicicletta e lo spazio per i pedoni diventeranno il prossimo riferimento della mobilità, basta dargli spazio, per esempio senza paura del traffico automobilistico».
L’inizio della consulenza risale al 2018: «L’impegno con
Milano ha avuto come primo risultato il ripensamento di piazza Dergano e in seguito Porta Genova e la piazzetta di Nolo fra via Venini e piazza Spoleto, i primi segnali concreti». Allora non mancarono le critiche dopo pochi mesi, per un intervento considerato di maquillage, che non risolveva i problemi alla radice come ricorda nel suo blog Urbanfile
Roberto Arsuffi: «Sono interventi temporanei, bisogna poi renderli permanenti, verificando che la circolazione delle auto non sia ancora più dannosa per eventuali imbuti». «Oggi — continua SadikKhan — «la corsa verso il punto di non ritorno è stata frenata temporaneamente dall’emergenza Covid-19; una delle sue incredibili conseguenze. Dopo Piazze Aperte ora ci sono Strade Aperte (piano presentato di recente dagli assessori Maran e Granelli ndr): in una città come la vostra, formata da aree storiche e altre molto diverse fra loro, spesso l’intervento è chirurgico; apprezzo il coraggio per la ciclabile su corso Buenos Aires». Scelte comunque difficili, che dividono: «La possibilità va data ai cittadini: le alternative serie le prenderanno in considerazione».