Arte, la magia a numero fisso
Sportelli di quartiere
Il 2 giugno la mostra alle Gallerie d’Italia su Canova e Thorvaldsen sarà riaperta fino al 28 giugno. Intervista a Michele Coppola
Persino Canova e Thorvaldsen si preparano a rinnovare la loro eterna sfida. Il 2 giugno la mostra che le Gallerie d’Italia di piazza della Scala dedicano ai due maggiori scultori neoclassici verrà riaperta. Un’emozione particolare perché, spiega Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni storici Intesa Sanpaolo, «la data della festa della Repubblica si intreccia proprio con il nostro nome».
Siete riusciti ad ottenere una proroga dei prestiti?
«Sì, siamo felici che i musei di tutto il mondo ci abbiano concesso le opere fino a domenica 28 giugno: un segno di affetto per il nostro Paese. Fino alla chiusura dell’8 marzo avevamo avuto 200 mila visitatori e per molte settimane siamo stati in cima alla classifica italiana».
Adesso quante persone per volta potranno entrare?
«Circa cento visitatori all’ora calcolando che ognuno avrà a disposizione 16 metri quadri. Ci saranno termoscanner, gel disinfettante e il biglietto online, che consigliamo. Ma sarà aperta anche la biglietteria all’ingresso».
Via libera anche a ristorante e bar?
«Il take away del Vòce di Aimo e Nadia è già disponibile, compreso il carrettino del gelato, molto apprezzato. Forse per il 2 giugno avremo anche l’apertura del locale».
Che cosa avete fatto in questi mesi?
«Ci siamo dedicati agli arretrati di studio, catalogazione, accordi con altri musei, nuovi progetti e partnership come quella con l’edizione digitale del Salone del libro. Inoltre abbiamo lavorato al cantiere di Torino per la realizzazione della quarta Galleria d’Italia dedicata alla fotografia; all’ampliamento della sede di Napoli e alla grande mostra su Tiepolo prevista a Milano per fine ottobre».
Il danno più grave procurato dalla chiusura?
«Il progetto cultura di Intesa Sanpaolo voluto dal professor Giovanni Bazoli non nasce per fare utili, ma al servizio della crescita civile della comunità. Quindi il numero ridotto di visitatori non fa venire meno le ragioni identitarie dell’investimento in arte, cultura e sociale. Intesa Sanpaolo è stata tra le prime realtà a donare cento milioni di euro alla Protezione civile. E in sintonia con questo sentire il 18 maggio, giornata internazionale Icom dei musei, parteciperemo sottolineando il nostro impegno per la diversità e l’inclusione: nei primi tre mesi dell’anno abbiamo coinvolto nell’attività didattica 11 mila bambini delle scuole milanesi con quasi 500 laboratori, cui vanno aggiunte le attività rivolte ai pubblici speciali con circa 80 percorsi attivati e 1.600 partecipanti».
Cosa avete preparato per l’evento web del 18 maggio?
«Lanceremo sul nostro sito un tour virtuale ad alta tecnologia anche nella lingua dei segni Lis e su Rai5 sarà rimandato in onda il documentario sulla mostra di Canova e Thorvaldsen».
In questi mesi l’offerta dei musei sul web è stata molto uniforme: non pensa che sia tempo di innovare?
«Noi abbiamo lavorato sui canali social e proposto i video interattivi per gli studenti di “In viaggio con Hector” e le pillole di Luca Massimo Barbero sulla collezione del ‘900. Ho guardato molto quello che è accaduto sulla rete e sono
Percorsi virtuali
«Il lockdown è servito ad abbattere un muro nell’utilizzo delle nuove tecnologie»
convinto che non si tornerà indietro. La nostra idea è rilanciare in forma digitale visite guidate, didattica e attività per le scuole con gli storici dell’arte che tengono i nostri laboratori dal vivo. Il lockdown è servito ad abbattere un muro nell’utilizzo della tecnologia. Si arriverà a un equilibrio tra il mondo reale e quello virtuale che dovranno interagire là dove non si potrà più essere in tanti tutti assieme. Dobbiamo investire su questo. Forse alla fine la tecnologia avrà l’effetto positivo di portare l’arte a pubblici e scuole più lontani: una situazione di debolezza potrebbe diventare un punto di forza». Canova o Thorvaldsen? Lei a chi assegna la vittoria del duello?
«A Canova. Ho sciolto definitivamente il dubbio davanti alle due versioni de ”Le tre Grazie”. La poesia di Canova è più convincente».