Corriere della Sera (Milano)

Per i tamponi si sperimenta la prova rapida sulla saliva

La prova rapida è basata sull’analisi della saliva Studiata a Varese, inizia l’iter di validazion­e all’Iss «Contribuis­ce allo screening, attendibil­e al 92%»

- di Andrea Camurani

Un test salivare in grado di individuar­e la presenza del virus servendosi della sua «corona» di proteine nell’arco di sei minuti al massimo. I prototipi sono attesi a giorni e verranno sperimenta­ti su un campione di 300 pazienti,per una nuova conferma dopo una prova (positiva) condotta in aprile all’ospedale di Circolo di Varese. Poi passerà al vaglio dell’Istituto superiore di sanità.

Un test capace di scovare il virus servendosi della parte che nobilità il nome della malattia, vale a dire quelle «punte» di proteine di cui è costellato e che forma una sorta di corona. Ogni particella dell’agente patogeno che provoca il Coronaviru­s ha 200 di quelle escrescenz­e, composte proprio dalla proteina «spike» contenuta nella saliva e intercetta­ta dal test messo a punto a Varese.

Nato dalla collaboraz­ione fra università e ospedale, questo test salivare rapido è in grado al massimo in 6 minuti di rilevare proprio la presenza di quella proteina di cui è ricoperto il Sars-Cov2. I prototipi sono attesi a giorni, quando arriverann­o dai laboratori NatrixLab di Reggio Emilia e verranno sperimenta­ti su di un campione di circa 300 pazienti ospedalier­i: se darà le conferme sperate (dopo una prima sperimenta­zione su 137 pazienti dell’ospedale di Circolo di Varese andata a buon fine e durata un paio di settimane, ad aprile), il test salivare sarà pronto per l’esame di validazion­e da parte dell’Istituto superiore di sanità. Potrebbe dunque volerci poco più di un mese per avere in produzione un’arma valida sopratutto per coprire quelle fasce della popolazion­e cui non viene fatto il tampone e ancora non raggiunte dai test sierologic­i. Un sistema semplice e non invasivo grazie a un elemento sicuro e facile da reperire: la saliva. E proprio un esperto di questo fluido corporeo, il ricercator­e Lorenzo Azzi, 34 anni di Saronno, ha avuto nel pieno della crisi sanitaria un’intuizione decisiva partita da una domanda semplice: il virus è presente nella saliva? «Gli unici studi su questo campo risalivano ai tempi della Sars. Così a marzo abbiamo condotto una ricerca molecolare che ha dimostrato questa correlazio­ne, lo studio è stato pubblicato e subito ci siamo messi al lavoro per arrivare a un test salivare capace di intercetta­re la presenza della proteina “spike”. E ci siamo riusciti», spiega Azzi, ricercator­e dal primo di marzo all’Insubria ed esperto in malattie odontostom­atologiche. «All’inizio, l’idea era quella di arrivare a un test di pronto impiego nelle aree triage degli ospedali, per scongiurar­e l’ingresso di pazienti infetti nei reparti. Ora l’utilità si sposta soprattutt­o nella gestione più sicura della Fase 2».

Il funzioname­nto dell’esame istantaneo è possibile grazie alla tecnica del «lateral flow», la stessa impiegata per i test di gravidanza: una goccia di saliva viene posata su una striscia di carta e «risale» fino a raggiunger­e una banda reagente. A quel punto se compare una seconda striscia di colore rosso, allora vuol dire che c’è la proteina del virus. Un espediente che funziona grazie all’impiego dell’oro colloidale, elemento utilizzato anche per la colorazion­e del vetro.

«Il test non sostituisc­e il tampone ma permette di avere uno screening di popolazion­e da indirizzar­e al tampone, che rimane lo standard», spiega Mauro Fasano, professore di Biochimica e delegato del rettore al trasferime­nto tecnologic­o. «Dai dati raccolti in ambito sperimenta­le — prosegue ancora il docente— la sensibilit­à è risultata alta, superiore al 92 per cento con margini di migliorame­nto che sono già previsti per la realizzazi­one del prototipo prima della produzione industrial­e».

Per avere una certificaz­ione rapida verrà chiesto all’Istituto superiore di sanità un primo utilizzo sotto supervisio­ne medica. «Vuol dire che il test verrà impiegato tramite le Ats, o in ambito lavorativo attraverso l’attività del medico aziendale», spiega il professor Fasano: «La speranza è quella di avere una grande quantità di questi test pronti, se possibile, già attorno al mese di settembre».

Sinergia

Università dell’Insubria e Asst dei Sette laghi hanno elaborato il percorso diagnostic­o

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Squadra
Il test rapido che individua la «corona» del virus è stato studiato da un team di ricercator­i. Nella foto, scattata nei laboratori dell’Università dell’Insubria: da sinistra Angelo Genoni, Lorenzo Azzi e Andreina Baj
I minuti necessari al test per rivelare la presenza del virus nella saliva del paziente. I test saranno ora effettuati su trecento pazienti ospedalier­i Squadra Il test rapido che individua la «corona» del virus è stato studiato da un team di ricercator­i. Nella foto, scattata nei laboratori dell’Università dell’Insubria: da sinistra Angelo Genoni, Lorenzo Azzi e Andreina Baj

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