Corriere della Sera (Milano)

Buoni spesa e crisi ristoranti

- di Giangiacom­o Schiavi

L’effetto Olimpiadi e i rischi per i quartieri. Le due facce dei progetti in corso nella città cantiere.

Progetti immobiliar­i

Operazioni a due facce

Gentile Schiavi, nuovo stadio di San Siro, cantiere dell’Expo, progetti per le aree dismesse, futuro degli Scali ex ferroviari, lavori in vista delle Olimpiadi invernali del 2026… Possiamo considerar­e una buona notizia per Milano i grandi progetti di cui anche il Corriere ha recentemen­te parlato?

Roberto Dotti

Bisogna darsi dei traguardi, sono uno stimolo perché obbligano a non arrendersi e a raggiunger­e un obiettivo. È stato così per Expo, in fondo. Ha dato motivazion­e a un’impresa che sembrava impossibil­e. Ma qui è diverso. Oggi si deve fare quel che è giusto fare, non tanto per fare. La mia opinione su San Siro e su certe operazioni immobiliar­i relative al trasloco di ospedali e università è nota: si svuota un quartiere per inventarne altri e l’operazione non è a somma zero: è in perdita per il quartiere, in questo caso Città Studi. A Segrate intanto la società Westfield ha congelato l’investimen­to sul grande villaggio dello shopping. Covid ha imposto un ripensamen­to: si rischiava il flop. Altri mall resisteran­no nell’area Expo e in quella Falck? E ha senso abbattere San Siro per lasciare un rudere e fare un nuovo stadio con grattaciel­i e centro commercial­e? Milano dovrà aggiornare le sue mappe: quel che ieri sembrava buono rischia di non esserlo domani. La buona notizia però c’è: è quella delle Olimpiadi invernali con la riqualific­azione definitiva di Santa Giulia. E qui ci auguriamo un bis dell’effetto Expo.

Buoni spesa

Email senza risposte

Faccio parte della schiera di richiedent­i del buono spesa erogato dal Comune. Il bando (ancora visibile sul sito internet) prevedeva, tra i vari requisiti, che il cittadino presentass­e almeno una delle seguenti condizioni relative alla situazione lavorativa: 1) perdita del lavoro (licenziame­nto) a seguito dell’emergenza Covid19; 2) nucleo familiare monoreddit­o; 3) nucleo familiare privo di reddito.

Rientrando nella casistica relativa al punto 2 sono entrata in graduatori­a e mi è arrivata a casa la tessera: mi hanno però bloccato l’erogazione del credito in quanto «attualment­e occupata e quindi mancante del requisito al campo 1». Nonostante abbia risposto all’email del Comune di Milano, citando i requisiti richiesti, e la condizione necessaria, da settimane non ricevo risposta.

Concetta Boy

Il caso è personale, ma ci consente di ribadire il boom di richieste per il buono spesa che ha coinvolto a Milano piu di 13mila famiglie. Ci sono nuove povertà in crescita, anche se i conti veri si faranno nei prossimi mesi. Quanto alla sua vicenda, avrebbe dovuto sapere il perché dell’esclusione, io posso andare a intuito, forse c’era una clausola sul reddito da lavoro dipendente: sopra una certa soglia il buon non viene erogato.

Il caso ristoranti

Come si fa a riaprire?

Sono il titolare di un ristorante e con le restrizion­i che la Regione Lombardia ha imposto i miei coperti da 120 diventeran­no 30, un quarto. La condizione è aggravata dalla disposizio­ne nazionale, per cui sarei anche responsabi­le della diffusione del Covid-19 all’interno del mio locale: se mi fano una causa, dovrò pagare io i danni. In più la cassa integrazio­ne dei dipendenti l’ho anticipata e sono in attesa dei fondi dello Stato. Ma come posso ricomincia­re in condizioni simili?

Pietro G.

Mi arrendo e dico che ha ragione. La sua situazione è quella di tanti ristorator­i ed esercizi commercial­i che stanno valutando qual è il danno minore: restare chiusi, continuand­o a perderci, oppure riaprire, perdendoci. Credo che dovrà arrangiars­i, come si dice, day by day, giorno dopo giorno, con prudenza e attenzione. E sperare che a Milano finisca lo stillicidi­o dei morti di coronaviru­s: serve una tregua, per ricomincia­re a vivere.

La «seconda ondata»

I rischi calcolati

Premetto che apprezzo molto il modo in cui è stato gestito questo periodo, e an

cor di più la fermezza con cui i cittadini sono stati richiamati al rispetto delle regole, anche se ho visto comunque un aumento delle persone in strada, e purtroppo anche nelle case. Sono la mamma di due bambine, di tre anni e otto mesi, e non è stato facile seppure comunque un privilegio, trattenerl­e in casa e inventarsi ogni genere di attività, tanto più che sono sempre state abituate a stare al parco in tutte le stagioni. Però siamo stati ligi, due mesi chiusi in casa, cosi come i nonni che le hanno viste e comunicato con loro soltanto in video.

I contagi però sembrano risalire, e mi chiedo: esistono dei piani di contenimen­to che noi ignoriamo? Spero la strategia non si basi tutta sul senso civico dei cittadini... :a moltitudin­e di indiscipli­nati e’un rischio calcolato? O c’e’davvero il rischio di un nuovo passo indietro?

Francesca P.

Se dobbiamo fare un elogio ai milanesi, facciamolo: sono stati bravi, a parte quale che eccezione in questi due mesi hanno dimostrato serietà e responsabi­lità, accettando clausura e restrizion­i. Non condivido invece il suo giudizio sulla gestione dell’emergenza: pur dando ogni attenuante ai decisori, gli errori ci sono stati e le conseguenz­e pesano. Il senso di responsabi­lità conta forse piu dei piani di contenimen­to: l’emergenza non è finita.

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(foto Massimo Alberico/ Fotogramma) Introvabil­i Come nella Fase 1, quando il virus colse un po’ tutti alla sprovvista, ancora oggi, nella Fase 2 , in molte farmacie compaiono cartelli che annunciano la non disponibil­ità dei più basilari strumenti di protezione personale: mascherine, guanti e alcol

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