Bar e chef in ordine sparso I parrucchieri sono pronti
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Oltre ai negozi, lunedì 18 maggio a Milano potrebbero riaprire anche bar, ristoranti e parrucchieri. Ma quanti lo faranno? Pochi tra i ristoratori. Chef come Berton o Bartolini attendono le settimane successive. Più semplice la ripresa per i bar o per i locali all’aperto, come il Gud. Pronti i parrucchieri, con distanziamenti e plexiglass.
Oltre ai negozi, lunedì 18 maggio a Milano potrebbero riaprire anche bar, ristoranti e parrucchieri. Ma quanti lo faranno? Pochi tra i ristoratori. Andrea Berton, chef 1 stella Michelin, spiega: «Non c’è ancora l’ufficialità della data: noi siamo rimasti al primo giugno, non mi sembra professionale programmare questo cambio con così poco preavviso». Lo chef pensa di riaprire lunedì 25: «Inoltre avremmo dovuto ricevere un protocollo più chiaro sulle disposizioni da seguire. Abbiamo già fatto la sanificazione del locale e stiamo valutando se installare delle macchine a ozono che di notte purificano l’aria. Il plexiglass sui tavoli però no: non rientra nella logica dell’ospitalità». Con le nuove norme, i coperti passano da 45 a 20: «Ma sono sicuro che i milanesi hanno voglia di tornare al ristorante: durante il lockdown ho venduto 800 voucher per una cena da consumare alla riapertura», conclude lo chef.
Enrico Bartolini, chef 3 stelle Michelin del Mudec, spiega «Ci stiamo attrezzando per riaprire il 2 giugno: il ristorante ha già le caratteristiche per un adeguato distanziamento dei tavoli, però è necessario fare un minimo di training al personale e questo richiede tempo». Dubbi per la mancanza di un protocollo preciso da seguire sono espressi anche da Andrea Marroni, chef di Dabass, piccolo ristorante in zona Porta Romana con circa 40 coperti che sta già lavorando per l’asporto e la consegna a domicilio: «Riapriamo al pubblico appena possibile: per noi allestire i tavoli sul marciapiede, come annunciato dal sindaco Sala, sarebbe davvero vitale, ma stiamo aspettando la conferma dal Comune. Bisogna velocizzare i tempi».
«Non riaprirò sicuramente lunedì 18 maggio, ma a giugno — assicura chef Wicky Priyan — voglio studiare come poter garantire un servizio impeccabile rispettando le norme di sicurezza».
Una voce fuori dal coro quella di chef Roberto Okabe di Finger’s Garden: «Noi riapriamo lunedì per la cena, abbiamo già fatto la sanificazione di tutti i locali e il nostro giardino zen di 1.400 metri quadrati può accogliere gli ospiti in sicurezza».
Per i bar la riapertura il 18 sembra più semplice: «Io sono pronto — assicura Dario Comini, titolare dello storico Nottingham Forest — Se la nuova normativa impone la distanza di due metri tra un tavolo e l’altro, si passa da 45 a 12 posti a sedere: prima potevo ospitare anche 500 persone a sera, adesso prevedo un calo del lavoro dell’80%». Fuori c’è anche un piccolo dehors con otto posti: «Ma non posso allargarmi perché il condominio non mi autorizza». Comini ha fatto installare il plexiglass su alcuni tavoli e predisposto un menu digitale, più semplice da disinfettare, al posto di quello cartaceo.
Luca Marcellin, barman del Drinc, spiega: «Per i miei clienti sto facendo servizio di asporto e consegna a domicilio dei cocktail: ma non ci guadagno. Riapro quando ci sono le condizioni».
Soffrono meno i locali all’aperto, come il Gud, chiosco all’ombra dei grattacieli di CityLife: «Siamo già aperti per l’asporto e da lunedì potremo fare anche servizio ai tavoli — racconta il titolare Ugo Fava — ma noi siamo fortunati perché abbiamo un grande giardino di 1000 metri quadrati. Se è confermata la distanza di due metri tra un tavolo e l’altro, si passa da 450 posti a sedere a 150». Mentre al Gud sulla Darsena: «Spero di poter raddoppiare il plateatico», conclude Fava.
Per quanto riguarda i parrucchieri «si sono adeguati da tempo ai protocolli di salute e sicurezza e sono pronti a riaprire lunedì» assicura Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani. Conferma Roberto Dognini, titolare di un salone in viale Piave: «Abbiamo già provveduto al distanziamento di due metri tra le postazioni di lavoro, che da 10 si riducono a 4, all’installazione del plexiglass alla cassa e acquistato kit monouso per le clienti con copripoltrone, mascherine, camici, guanti, copriscarpe e mantelle». Con le nuove norme si riceve solo su appuntamento. «Lavoriamo in sei: così riusciamo appena a coprire le spese, ma è importante ripartire sia per le nostre clienti sia perché altrimenti s’incentiva il lavoro abusivo di chi va a fare i capelli a domicilio», conclude Dognini.
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