Minacce a Silvia, protezione rinforzata
Il grazie agli amici. Il direttore di Oasis: «Grave confondere terrorismo e religione»
Dopo le minacce via social e le strane incursioni sotto casa di Silvia Romano in via Casoretto, la Prefettura ha deciso di alzare la vigilanza sulla giovane cooperante liberata dopo 18 mesi di prigionia. Da ieri pomeriggio è sottoposta a una «vigilanza generica radiocontrollata» il primo step delle misure di sicurezza personale. Tuttavia si tratta di una decisione cautelare e solo tra due settimane, alla fine della sua quarantena, ci sarà una valutazione dei rischi. Intanto lei rompe il silenzio via social e invita gli amici a «non arrabbiarsi» per difenderla dagli attacchi politici. «Più dialogo per arginare le tensioni», l’appello di Martino Diez della Cattolica.
La decisione è stata presa ieri pomeriggio. Una riunione lampo del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Renato Saccone. Dopo le minacce via social, e soprattutto dopo le strane incursioni di personaggi ancora non identificati sotto il suo palazzo, scattano le misure di sicurezza per Silvia Romano.
È stata infatti decisa la misura della Vigilanza generica radiocontrollata, il primo passaggio nella catena di misure di sicurezza prima di tutela e scorta. Un provvedimento che — fanno sapere dalla Prefettura — è stato assunto in via cautelare «senza che ci sia stata una completa valutazione dei rischi personali». In questo senso le decisioni arriveranno entro le prossime due settimane, alla fine del periodo di quarantena. È il segnale però che il clima di odio di questi giorni, nato dalla scelta della sua conversione all’Islam e dallo jilbab indossato al suo rientro, ha innescato una lunga catena di minacce e gesti dimostrativi.
Nel fascicolo aperto dal capo del pool Antiterrorismo Alberto Nobili, ieri sono confluiti anche i primi atti d’indagine su tre episodi avvenuti nella notte tra martedì e mercoledì. Il primo riguarda una misteriosa incursione nel palazzo di via Casoretto da parte di un giovane maghrebino con jeans e cappuccio della felpa alzato sopra la testa che è stato sorpreso dai vicini sul pianerottolo di casa dei Romano. Quando è stato fermato e allontanato ha urlato di voler vedere Silvia. La sua fuga è stata in parte ripresa dalle telecamere della trasmissione Mediaset «Quarto grado» che in quel momento stavano riprendendo il palazzo.
Ora il filmato è al vaglio degli investigatori della Digos insieme a quello delle telecamere comunali che coprono la zona del Casoretto. Lo stesso vale per gli altri due casi, i cui autori non sono ancora stati identificati. Il primo è relativo a una strana «serenata» cantata da tre ragazzi nordafricani che si sono presentati sotto casa di Silvia nella tarda serata. Uno suonava la chitarra e gli altri due hanno intonato una canzone araba. In quel momento però i familiari della cooperante non hanno chiamato le forze dell’ordine pensando che si trattasse dell’iniziativa «commissionata» da qualche amico. Solo al mattino, quando il comandante del Ros di Milano Andrea Leo s’è presentato a casa Romano, l’episodio è stato raccontato agli inquirenti.
Il terzo, e ancora più inquietante, è legato al lancio di una bottiglia che ha colpito la finestra dei vicini di casa di Silvia. Ieri lo zio Alberto ha raccontato che gli autori sarebbero dei ragazzi «ubriachi» arrivati in scooter tra le due e le tre di notte. Anche in quel caso però nessuno ha dato l’allarme, ma solo nella tarda mattinata i vicini si sono accorti dei cocci e hanno chiamato la polizia. Sarebbero molti però i casi di persone che nel corso di queste notti hanno citofonato ai Romano o hanno urlato dalla strada il nome di Silvia.
Intanto, la 24enne ieri mattina ha rotto il silenzio con un messaggio sul suo profilo Facebook rivolto agli amici: «Vi chiedo di non arrabbiarvi per difendermi, il peggio è passato, godiamoci questo momento insieme. Sono felice di essere qui adesso».
La notizia della liberazione di Silvia Romano, 24 anni, arriva sabato pomeriggio con un tweet del premier Giuseppe Conte
La giovane era stata rapita in Kenya 18 mesi prima. La sua liberazione è avvenuta invece non lontano da Mogadiscio in Somalia
All’arrivo a Ciampino, domenica, la cooperante è scesa dall’aereo coperta da un lungo jilbab islamico. La ragazza ha detto di essersi convertita e di aver assunto il nome di Aisha
Da subito sui social è esplosa una campagna d’odio nei suoi confronti