Resta chiuso un negozio su tre
Regione, distanze minime e termometro per i clienti. Le categorie: regole insostenibili. Sala: avanti con cautela
In attesa di decisioni da Roma, la Regione detta le sue regole minime imponendo le condizioni essenziali per le imprese che vogliono riaprire da lunedì prossimo. Tra le richieste: distanze di sicurezza e termoscanner agli ingressi. Per il sindaco Beppe
Sala «riaprire è necessario, ma serve prudenza. Nessuno sa come andrà, non bisogna sbagliare». Il giro di vite non trova tutti d’accordo: per il mondo del commercio le regole s’annunciano «insostenibili», e una buona fetta delle attività — la stima è di uno su tre — potrebbe scegliere di non riaprire comunque.
farci il callo alla pistola (elettronica) alla tempia. E a quel secondo di brivido, prima della luce verde sul termoscanner. Il filtro all’ingresso già sperimentato nei supermercati diventa regola. Da lunedì si dovrà porgere la fronte non solo per fare la spesa, ma per lavorare, e anche per riprovare l’ebrezza dello shopping.
In attesa di decisioni da Roma, la Regione si porta avanti. E detta le sue regole minime. La nuova ordinanza impone le condizioni essenziali per le imprese che vogliono alzare la serranda settimana prossima. Per il sindaco Beppe Sala, ormai, «riaprire è necessario, ma serve prudenza. Nessuno sa come andrà, non bisogna sbagliare più. Non è detto che questo sia un lungo periodo di stop and go». Il giro di vite non trova tutti d’accordo. Per il mondo del commercio le regole s’annunciano «insostenibili», e una buona fetta delle attività potrebbe scegliere di non riaprire comunque.
Il grande giorno si avvicina. Manca però ancora la cornice dentro cui muoversi. Il nuovo Dpcm dovrà chiarire il quadro generale di quali saracinesche potranno rialzarsi nel Paese. E indicare i protocolli di sicurezza da seguire. Oggi i vertici del Pirellone si confronteranno con il comitato tecnico scientifico e con il governo per valutare come integrare le regole nazionali. «Dal 18 maggio ci saranno le riaperture di diverse realtà economiche, stiamo attendendo il nuovo provvedimento perché non ci sono ancora linee guida definitive né da parte del governo né dell’Inail», spiega il governatore Attilio Fontana raccogliendo le preoccupazioni dei sindaci del territorio e lanciando il tour «RipartiLombardia» voluto dal consiglio regionale. «Fondamentale sarà il Dpcm — concorda l’assessore all’Agricoltura, Fabio Rolfi — che deve dare regole, poche, chiare, applicabili e di buon senso per garantire quell’unione essenziale tra ripartenza economica e sicurezza sanitaria».
Il primo tassello è già stato fissato. Per la nuova ordinanza regionale sarà la febbre il giudice di ultima istanza che concederà il lasciapassare per il ritorno alla normalità. Il nuovo rito sarà obbligatorio per i lavoratori — i termoscanner saluteranno i dipendenti al mattino prima di entrare sul luogo di lavoro — e «fortemente raccomandato» anche per i clienti (come l’uso dell’app «AllertaLom»). Sopra 37.5 scatterà il divieto d’accesso, oltre alla comunicazione all’Ats e al medico di riferimento.
A una manciata di giorni dal via le imprese lanciano l’allarme. Un nuovo flash mob porta i ristoratori, insieme ai figli, a protestare all’Arco della Pace. A Milano un terzo delle attività resteranno comunque chiuse, denuncia Confcommercio. Solo il 65 per cento ha intenzione di aprire, è il dato del loro sondaggio. La percentuale sfiora o arriva al cento per cento in settori come arredamento, gioiellerie e abbigliamento, mentre scende al 74 fra i professionisti e crolla sotto il 50 per le agenzie di viaggio e i pubblici esercizi. Spaventa la risposta dei clienti (per una ricerca condotta da Izi, solo un italiano su due tornerà nei negozi come nel periodo pre Covid) e la ragnatela di norme. «Le imDovremo decine di piccoli negozi che ha tenuto banco dal 1995 al 2004. «Il nuovo corso è una scommessa e noi ci crediamo», dice Finzi, e Andrea Painini di Confesercenti rilancia: «Guardiamo a Parigi: piste ciclabili, pedoni e negozi possono andare a braccetto». Sono le idee di gruppi ecologisti come i Genitori antismog.
Dall’altra parte tuona invece Gabriel Meghnagi di Ascobaires (Confcommercio): «Non siamo stati convocati per decidere, è inammissibile. Questo è un danno per il commercio e per la vivibilità. Ci sarà un’unica fila di macchine, lunghissima, parcheggi insufficienti. Chi vuole comprare cose ingombranti come farà? Io la bici la uso in vacanza, non per raggiungere il lavoro o per fare compere».
prese devono poter riaprire velocemente e in sicurezza, ma con regole certe, facilmente applicabili e sostenibili», avvertono dalla sede di Confcommercio, che suggerisce al Pirellone di seguire l’esempio emiliano, più morbido: «La scelta tra aprire o no dipenderà essenzialmente dal modo in cui sarà consentito farlo».
Nel mirino finiscono le recenti linee guida proposte dall’Inail, definite «economicamente non sostenibili»: «Non è pensabile, ad esempio, che pubblici esercizi e ristoranti possano riprendere l’attività con l’obbligo di mantenere 4 metri quadrati per cliente, si perde il 66 per cento dei coperti». E lo stesso vale per i termoscanner imposti dall’ultima ordinanza del Pirellone: «Per lunedì sarà impossibile reperirne una quantità sufficiente per tutti. Potremmo dover arrivare a richiedere ai nostri dipendenti di portare il termometro da casa».