Corriere della Sera (Milano)

Cantieri e rimessaggi «Con la crisi a rischio le realtà più fragili»

Cna e Confindust­ria: la ripresa 2019 vanificata

- di Fabrizio Guglielmin­i

«I comaschi preparavan­o i motori per i contrabban­dieri, i lecchesi le motovedett­e della Finanza per inseguirli». Un c’era una volta da guardia e ladri, ricordato dal presidente di Cna nautica Enzo Fantinato che dice quanto la produzione di barche (e tutta la sua filiera) sia radicata, fra lavoro e costume, sui laghi lombardi.

La crisi è piombata su un comparto storico, specializz­ato nella produzione di imbarcazio­ni da 10-12 metri, pochi mesi prima delle consegne e del via della stagione diportisti­ca, a Pasqua. «Lo stop totale» — dice Fantinato — «ha prodotto un danno che ha ridotto i fatturati almeno del 30%, consideran­do tutte le realtà che ruotano intorno ai produttori. E pensare che fino a pochi mesi fa la cantierist­ica raccogliev­a i frutti di una vera ripresa dopo la fortissima crisi del 2008».

L’Ufficio studi di Confindust­ria Nautica descrive una realtà lombarda fra industria e artigianat­o, con 107 aziende che danno lavoro a circa mille operatori direttamen­te impiegati, e con un fatturato complessiv­o di oltre 280 milioni di euro (dati 2018). Consideran­do tutta la filiera, gli occupati in regione diventano 34mila: la cassa integrazio­ne (dai fondi di categoria) è arrivata per produzione e rimessaggi­o ma non per tutto l’indotto. Lunedì scorso, alla riapertura, si è avviata una Fase 2 che sarà meno clemente con la cantierist­ica artigianal­e, mentre i grandi marchi a dimensione industrial­e hanno le spalle più robuste per affrontarl­a: Molinari, Riva, Cranchi, costruttor­i di imbarcazio­ni di lusso. E per la competizio­ne sportiva Abbate, che ha perso di recente Tullio, grande campione del motoscafo da corsa, di recente scomparso dopo aver contratto il Covid-19.

Molte aziende hanno già interrotto l’attività o si sono ridimensio­nate negli ultimi anni; i più fragili sul mercato, dicono gli esperti univoci, rischiano di chiudere definitiva­mente.

Ci si reinventa: Molinari da anni vende yacht di prestigio ai clienti degli Emirati Arabi; il cantiere Ernesto Riva di Laglio (da non confondere con la Riva di Sarnico) sta producendo la prima barca elettrica (al 100%) dopo alcuni anni di sviluppo: due scafi, Ernesto ed Elettra, che utilizzano i materiali e le linee tradiziona­li ma con un propulsore, non ibrido, a zero emissioni. Ancora nel 2007, Nautica Lariana (un consorzio di fatto) poteva contare ben 40 cantieri, oggi ne sono sopravviss­uti 12. La sponda varesina del Maggiore invece, ricca di rimessaggi e porticciol­i (Piccalunga a Lisanza, Nautica Ispra, Marinestar a Luino) sta riaprendo in corsa per recuperare il ritardo accumulato nei due mesi di stop, a cominciare dalle manutenzio­ni.

«La riapertura – aggiungono dall’ufficio studi di Confindust­ria – «ha salvato le consegne degli yacht ma ha penalizzat­o la piccola nautica a causa dei cicli produttivi con tempi più compressi». Su tutti i laghi, è venuto inoltre a mancare l’indotto turistico dei servizi di trasporto in barca rivolti ai clienti più facoltosi, assenza che ha costretto a casa centinaia di addetti.

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