Cantieri e rimessaggi «Con la crisi a rischio le realtà più fragili»
Cna e Confindustria: la ripresa 2019 vanificata
«I comaschi preparavano i motori per i contrabbandieri, i lecchesi le motovedette della Finanza per inseguirli». Un c’era una volta da guardia e ladri, ricordato dal presidente di Cna nautica Enzo Fantinato che dice quanto la produzione di barche (e tutta la sua filiera) sia radicata, fra lavoro e costume, sui laghi lombardi.
La crisi è piombata su un comparto storico, specializzato nella produzione di imbarcazioni da 10-12 metri, pochi mesi prima delle consegne e del via della stagione diportistica, a Pasqua. «Lo stop totale» — dice Fantinato — «ha prodotto un danno che ha ridotto i fatturati almeno del 30%, considerando tutte le realtà che ruotano intorno ai produttori. E pensare che fino a pochi mesi fa la cantieristica raccoglieva i frutti di una vera ripresa dopo la fortissima crisi del 2008».
L’Ufficio studi di Confindustria Nautica descrive una realtà lombarda fra industria e artigianato, con 107 aziende che danno lavoro a circa mille operatori direttamente impiegati, e con un fatturato complessivo di oltre 280 milioni di euro (dati 2018). Considerando tutta la filiera, gli occupati in regione diventano 34mila: la cassa integrazione (dai fondi di categoria) è arrivata per produzione e rimessaggio ma non per tutto l’indotto. Lunedì scorso, alla riapertura, si è avviata una Fase 2 che sarà meno clemente con la cantieristica artigianale, mentre i grandi marchi a dimensione industriale hanno le spalle più robuste per affrontarla: Molinari, Riva, Cranchi, costruttori di imbarcazioni di lusso. E per la competizione sportiva Abbate, che ha perso di recente Tullio, grande campione del motoscafo da corsa, di recente scomparso dopo aver contratto il Covid-19.
Molte aziende hanno già interrotto l’attività o si sono ridimensionate negli ultimi anni; i più fragili sul mercato, dicono gli esperti univoci, rischiano di chiudere definitivamente.
Ci si reinventa: Molinari da anni vende yacht di prestigio ai clienti degli Emirati Arabi; il cantiere Ernesto Riva di Laglio (da non confondere con la Riva di Sarnico) sta producendo la prima barca elettrica (al 100%) dopo alcuni anni di sviluppo: due scafi, Ernesto ed Elettra, che utilizzano i materiali e le linee tradizionali ma con un propulsore, non ibrido, a zero emissioni. Ancora nel 2007, Nautica Lariana (un consorzio di fatto) poteva contare ben 40 cantieri, oggi ne sono sopravvissuti 12. La sponda varesina del Maggiore invece, ricca di rimessaggi e porticcioli (Piccalunga a Lisanza, Nautica Ispra, Marinestar a Luino) sta riaprendo in corsa per recuperare il ritardo accumulato nei due mesi di stop, a cominciare dalle manutenzioni.
«La riapertura – aggiungono dall’ufficio studi di Confindustria – «ha salvato le consegne degli yacht ma ha penalizzato la piccola nautica a causa dei cicli produttivi con tempi più compressi». Su tutti i laghi, è venuto inoltre a mancare l’indotto turistico dei servizi di trasporto in barca rivolti ai clienti più facoltosi, assenza che ha costretto a casa centinaia di addetti.